Hostage, film diretto da Florent Emilio Siri, segue la storia di Jeff Talley (Bruce Willis), un agente di polizia di Los Angeles, specializzato in negoziazione di ostaggi. È proprio durante una operazione di salvataggio che l’uomo non ordina ai cecchini di sparare al folle rapitore nonostante fosse facilmente sotto tiro. Il criminale preso da un raptus uccide moglie e figlio e poi si suicida. Il poliziotto è distrutto dai sensi di colpa, soprattutto per la morte del bambino innocente. Così decide di trasferirsi con la famiglia in California e qui diventa il capo della polizia locale. La sua tranquillità, però, dura poco: un giorno, infatti, si trova a fare i conti con tre delinquenti che tengono in ostaggio un padre e i suoi due figli, Tommy (Jimmy Bennett) e Jennifer (Michelle Horn) in una bellissima villa.
Quello che i malcapitati non sanno, però, è che la casa in cui si trovano appartiene a Walter Smith (Kevin Pollak), un uomo che lavora per un’organizzazione malavitosa che ricicla grandi somme di denaro. È allora che la famiglia di Talley viene sequestrata dagli stessi mafiosi, che vogliono entrare nella casa per recuperare un dvd con delle informazioni molto importanti al suo interno. L’uomo allora comincia a studiare la situazione, analizzando la planimetria della villa e cercando di mettersi in contatto con almeno uno degli ostaggi. Poi, una volta stabilito come agire, entra di nascosto nell’abitazione e riesce a trovare un compromesso con uno dei sequestratori, che gli consegna il signor Smith. Quando tutto sembra andare per il verso giusto, però, il più pazzo dei tre rapinatori, Mars (Ben Foster), decide di uccidere i suoi compagni e comincia a cercare i figli del padrone di casa che nel frattempo si sono nascosti… Riuscirà Talley a salvarli, mettendo così al sicuro anche la sua famiglia?
"Addio blue steel parte seconda. Bruce Willis abbandona di nuovo il suo inconfondibile sguardo sexy con boccuccia che Ben Stiller canzonava in 'Zoolander'. La prima volta fu per Terry Gilliam e il suo 'Esercito delle 12 scimmie'. Risultato: la migliore interpretazione di Willis. Il secondo film tutto senza blue steel è 'Hostage' scatenato e godibilissimo action-thriller barocco del francese Florent Emilio Siri dove lo sceriffo Bruce, poliziotto traumatizzato esperto in sequestri, fronteggia contemporaneamente una banda di giovani rapitori e una lobby di supercriminali che forse controlla l'FBI. Accidenti, incidenti, morti e pallottole vengono giù a catinelle come in 'Nido di vespe', precedente di Siri che era già uno spasso. Anche qui la storia nasce da strani incroci del caso. Poi ci pensa il casinaro Siri a fare esplodere tutto facendo volare la cinepresa tra fiamme, torture psicologiche, sangue, ossa rotte e inaspettati romanticismi. Menzione speciale per Ben Foster, straordinario criminale dark che cita nel look Robert Smith dei Cure, rockstar che ispirò già 'Il corvo'". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 18 marzo 2005)"L'unico interesse è distinguere il molto dejà vu dal raro jamais vu. Ma anche chi va al cinema solo per stordirsi ormai avvertirà il logorio del genere, oltre all'inconsistenza della polarizzazione del troppo buono opposto ai troppo cattivi." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 18 marzo 2005)"Ha un'estrazione cinefila, si è nutrito di noir americano anni '40 e di Nouvelle Vague e tra gli autori che lo hanno influenzato ci sono Hawks, Carpenter e Leone. Il giovane regista francese Florent Emilio Siri con il suo secondo lungometraggio 'Nido di vespe' ha conquistato pubblico e critica e ora ha realizzato quel sogno hollywoodiano coltivato da tanti colleghi. Bruce Willis, icona del cinema d'azione violento e fracassone, ma anche produttore intelligente e talent scout, gli ha proposto di portare sullo schermo la sceneggiatura tratta dal romanzo 'Hostage' del giallista Robert Crais (...) Willis sfoggia la consueta grinta in un buon thriller attento alle psicologie e pieno di depistaggi." (Alberto Castellano, 'Il Mattino', 19 marzo 2005) "Diretto da Florent Emilio Siri, allievo di Rohmer, il film è una lunga variazione sul tema di 'Ore disperate': la famiglia tenuta in ostaggio da patologici delinquenti. Non ci sono più i borghesi d'una volta, papà è un boss, però restano i piccini sequestrati. Bruce Willis fa di tutto e di più, ma è difficile riconoscere nel noir non malfatto ma piatto stilisticamente, tutto quell'amore per la famiglia a disposizione del marketing. (...) Trattasi di film bombarolo giocato sul doppio e sugli opposti come un videogame e con un errore cinefilo nel doppiaggio: quello di Lubitsch è il Cielo e non il Paradiso può attendere." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 26 marzo 2005)
La figlia di Bruce Willis nel film, Amanda, è stata interpretata dalla figlia reale Rumer Willis, che ha ottenuto la parte sostenendo il provino come tutti gli altri.
L'anno seguente all’uscita del film, Jimmy Bennett reciterà in un’altra pellicola, Firewall - Accesso negato (2006), interpretando ancora il ruolo dell’ostaggio. Ben Foster e Michelle Horn si sono frequentati durante le riprese.
Attore | Ruolo |
---|---|
Bruce Willis | Jeff Talley |
Kevin Pollak | Sig. Smith |
Jonathan Tucker | Dennis Kelly |
Ben Foster | Mars |
Jimmy Bennett | Tommy Smith |
Michelle Horn | Jennifer Smith |
Jimmy 'Jax' Pinchak | Sean Mack |
Marshall Allman | Kevin Kelly |
Serena Scott Thomas | Jane Talley |
Rumer Willis | Amanda Talley |
Hector Luis Bustamante | Agente Ruiz |
Ransford Doherty | Agente Mike Anders |
Jamie McShane | Joe Mack |
Marjean Holden | Agente Carol Flores |
Michael D. Roberts | Ridley |
Glenn Morshower | Tenente Leifitz |
Christina Cabot | Reporter |
Johnny Messner | Mr. Jones |