Fiume o Morte!, la recensione: documentario sì, ma divertente, originale, irriverente
Che bellissima sorpresa il film di Igor Bezinović che racconta i sedici mesi dell'Impresa di Fiume, ovvero del tentativo di Gabriele D'Annunzio di far sua (e italiana, e fascista) la città che oggi si chiama Rijeka. La recensione di Fiume o Morte! di Federico Gironi.
Mentre vedevo Fiume o morte!, oltre a sorridere e a interessarmi, mi è capitato di pensare spesso ai documentari di Mariano Llinás. Che, sia detto senza offesa per nessuno, è di un’altra categoria, certo, ma che non so se consciamente o per caso il quarantenne Igor Bezinović - nativo proprio di Rijeka, ovvero il nome croato, e quindi attuale, di Fiume - sembra aver voluto emulare nel tentativo di proporre un approccio creativo, personale, e carico di leggerezza e ironia, alla materia del documentario.
Come suggerisce il titolo, infatti, Fiume o Morte! racconta di quella che da noi è nota come l’Impresa fiumana, ovvero l’occupazione della città, per sedici mesi che sono andati dal settembre del 1919 al dicembre nel 1920, da parte di un manipolo di soldati, granatieri, legionari guidati dal poeta Gabriele D’Annunzio.
Dopo un inizio in cui, per le strade di Rijeka, chiede ai passanti cosa sappiano di D’Annunzio (e le risposte si dividono sommariamente in “niente” da un lato e in un “un fascista” dall’altro), Bezinović seleziona un po’ di questi suoi concittadini e domanda solo se abbiano voglia di interpretare proprio D’Annunzio, o i suoi soldati, in un film: il suo. Questo documentario.
Da questo momento in avanti, infatti, Fiume o Morte! diventa un’attenta ricostruzione di quella storia di un secolo che viene raccontata dai fiumani che leggono il testo preparato da Bezinović in voce narrante (e in dialetto fiumano, ovvero praticamente in italiano), e alternando sullo schermo le tante fotografie e i le riprese video che il Vate volle per documentare la sua impresa alla ricostruzione fedele (si fa per dire) di quelle immagini e degli eventi che vengono raccontati a voce e che ha come protagonisti questi attori improvvisati.
L’atmosfera è giocosa e irriverente. Fiume o Morte! deve essere stato divertente (ma non facile) da girare ed è divertente (e facile da vedere) per lo spettatore; Bezinović ha delle trovate davvero spiritose, ma anche un notevole occhio per il cinema, per il racconto dei dettagli, dei luoghi, delle architetture e delle sfumature. Nella mescolanza tra la precisione e la cura filologica della ricostruzione storica (che oltre ai materiali fotografici comprende lettere, discorsi e testi di D’Annunzio risalenti a quell’epoca), e nella chiave spensierata che è stata scelta per raccontarla, c’è tutta la voglia di dimostrare come trattare con leggerezza questioni serie non le sminuisce affatto, ma anzi può contribuire a renderle più universali.
La giostra delle situazioni, i tanti volti che assume D’Annunzio nel film, la voglia di scivolare in un comico che si fa silenziosamente e implicitamente satira, fanno sì che Fiume o Morte! diventi una messa alla berlina dell’ideologia fascista (di ieri e di oggi), ma anche un’orgogliosa rivendicazione identitaria: quella di una città e di una popolazione dalla storia complessa e travagliata, che sono passate da tante dominazioni diverse in un periodo di tempo assai breve (come lo stesso Bezinović ricorda), e che forse sono rimaste, dentro di loro, quella città-stato aperta al mondo intero che, per un periodo pur breve, hanno sognato di essere.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival