Nel 1954, nella cittadina neozelandese di Christchurch, Pauline Parker, di famiglia popolana, vive un'adolescenza aspra ed inquieta, in scontroso attrito con la madre Honora e priva di rapporti affettivi con i familiari. Ricevuto in dono per Natale un diario, vi si rifugia come ad unica alternativa all'ambiente monotono e deprimente, riservandosi le sue bizzarre fantasie di quindicenne. Iscritta ad una scuola superiore di Christchurch, in cui vige una disciplina di tipo militare e nella quale spadroneggia un corpo insegnante di donne arcigne ed acide, vi conosce Juliet Hulme, un'inglesina benestante, in ritardo con gli studi per motivi di salute, che la colpisce per la sua arroganza provocatoria e con la quale stringe ben presto un'amicizia esclusiva, trovando negli atteggiamenti e nel linguaggio insolente di costei una piena consonanza con il proprio temperamento ribelle ed il completamento della propria indole negata alla comunicazione, chiusa e torva. Il mondo fantasioso di Pauline diventa il mondo di Juliet, un irreale castello medioevale, popolato di guerrieri, principi e principesse, che le due materializzano plasmando statuine di plastilina e facendole protagoniste di storie complicate, che isolano sempre più le due ragazze dalla realtà. L'amicizia assume frattanto toni sempre più devianti ed equivoci...
Quella di Pauline e Juliet è una tragica storia d'amore adolescienziale, forsennata e iperbolica. Così almeno l'ha descritta il regista-sceneggiatore conquistandosi il plauso della giuria di Venezia che ha premiato il film con il Leone d'argento. A pieno merito. (La Nazione, Cristina Jandelli, 28/3/95) Ben servito dalle due attrici e da una sceneggiatura che scava fra lettere e diari, Jackson è bravissimo a ricostruire la vita in famiglia e i deliri delle ragazze, il clima sovraeccitato e geloso del sodalizio, l'euforia fisica dei loro incontri. Ed è notevole per originalità, esecuzione, cattivo gusto (o vogliamo chiamarlo camp?), l'idea di figurare affetti e pulsioni con pupazzi di creta. Da Venezia prevedevamo che il giurato David Lynch sarebbe stato colpito da tanta faccia tosta. E difatti Jackson ha vinto un Leone d'argento. (Il Messaggero, Fabio Ferzetti, 27/4/95) Come un mercante che sciorina tutta la sua mercanzia e mostra di avere di tutto, dopo tanta agitazione Jackson cambia repentinamente registro, e racconta con finezza le sfumature dei rapporti familiari, la complessità del rapporto tra genitori e figli, la tensione erotica, la mappa delle differenze di classe, il distorto tragitto di un Bildungsroman al femminile: un talento originale per uno dei film più originali, inquietanti e sorprendenti dell'anno. (La Repubblica, Irene Bignardi, 4/4/95) Allora la rievocazione perde gli specifici connotati realistici per assumere quelli psicologici ed affidarsi ad arcani flussi di energia, a vegabonde infiltrazioni horror. Che con l'aiuto di due attrici eccellenti come Melanie Lynskey e Kate Winslet nelle rispettive parti di Pauline e Juliet, si misurano in notevoli termini di consistenza. Come, del resto, gli effetti speciali di Richard Taylor, importanti negli sviluppi del racconto ma mai esibiti: anche nel loro sotterraneo ed imprevedibile strisciare sulla storia è il segreto di questo bellissimo, brividosissimo film. (L'Informazione, Claudio Trionfera, 22/4/95)
PRESENTATO ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 1994 - LEONE D'ARGENTO NOMINATION OSCAR 1995 - MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALEREVISIONE MINISTERO APRILE 1995
Attore | Ruolo |
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Diana Kent | Hilda Hulme |
Melanie Lynskey | Pauline Parker |
Clive Merrison | Henry Hulme |
Simon O'Connor | Herbert Rieper |
Sarah Peirse | Honora Parker |
Kate Winslet | Huliet Hulme |
Ecco tutti i premi e nomination Oscar 1995
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