36 - Quai des Orfèvres, film diretto da Olivier Marchal, segue le vicende tra il poliziotto Leo Vrinks (Daniel Auteuil), capo dell’unità investigativa, e il collega Denis Klein (Gérard Depardieu), responsabile della squadra anticrimine. Un tempo grandi amici, adesso i due agenti sono nemici giurati e avversari per ottenere il posto come capo della polizia, ora vacante. L’ambita promozione sarà però concessa soltanto a chi riuscirà ad acciuffare la violenta gang che da tempo terrorizza la capitale francese con efferate rapine.
La competizione tra Vrinks e Klein raggiunge livelli inimmaginabili, superando i limiti della moralità e della legalità, finché non sembra esserci più alcuna differenza tra loro e i criminali di cui sono alla caccia. I fatti precipitano irrimediabilmente quando Vrinks e il suo informatore Hugo Silien (Roschdy Zem) restano coinvolti in un omicidio. Klein coglie la palla al balzo e fa arrestare il collega, ma poi commette un errore, coinvolgendo nel caso Camille (Valeria Golino), la moglie di Vrinks. Dopo sette anni di carcere, Vrinks è finalmente libero e pronto a ottenere la sua vendetta...
"Il titolo è l'indirizzo della questura di Parigi e la storia di questo polar (il noir alla francese) è purtroppo tutta vera. (...) Può sembrare un giallo come tanti. Invece '36, Quai des Orfèvres' è un polar di brutale iperrealismo girato da un ex-poliziotto che conosce il milieu come le sue tasche e dà a ogni immagine potenza e precisione impressionanti. Immaginate un Michael Mann francese (modello dichiarato è 'Heat') che però racconti da dentro miti e riti, intrighi e miserie della polizia. Di qui le scene migliori: l'addio al collega che va in pensione con i flic sbronzi che fanno il tiroasegno su un topo, le esequie del flic ucciso per una carognata di Depardieu, i gesti folli dei banditi. Peccato che pur rielaborando storie vere e dettagli di prima mano, 36 sterzi poi verso una truculenta vendetta stile 'Conte di Montecristo'. Anche perché Marchal, così dotato per azione e ambientazione, sul fronte dei sentimenti ha la mano assai meno felice." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 gennaio 2005)
"Regista è l'ex poliziotto Olivier Marchal che racconta in diretta sulla sua pelle. Storie di feroci rapine e di sbirri senza pietà, di infiltrati, di corruzioni e di carognate. (...) Ottimo il ritmo, straordinari i personaggi: basta invitare un flic a bere una birra per avere mille storie, dice l'autore. Poliziesco con un lato di melodramma virile: Bene e Male hanno ruoli divisi & complementari. Il film corre veloce anche per la presenza di una coppia di sbirri capaci di produrre plus valore di emozione, Depardieu e Auteuil." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 gennaio 2005)
"Scritto e diretto da un ex poliziotto, Olivier Marchal, un noir crepuscolare e straziante per il quale, in Francia, qualcuno ha speso il nome di Jean-.Pierre Melville. Esagerando, francamente. Eppure, basta pensare alle serie sulla polizia diffuse dal piccolo schermo per vederlo come un antidoto alle banalità con cui i modelli correnti distribuiscono bene e male. Diversamente dalla tv, qui il confine è dolorosamente vago, incerto: guardie e ladri, amicizia e odio, lavoro e vita privata si mescolano, spingendo gli individui alla deriva. Quel che delude, in parte, è che da tali premesse Marchal imbocchi poi la via di un melodramma alla 'Conte di Montecristo', commentato da una musica tonitruante fino a rimbambirti e montato con tale scrupolo dimostrativo da ripetere, tre o quattro volte, le stesse cose." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 21 gennaio 2005)
Il titolo del film è l’indirizzo della sede parigina della polizia.
La pellicola, ambientata e girata a Parigi, si basa su fatti realmente accaduti a metà degli anni Ottanta, quando alcuni poliziotti rimasero implicati in un processo penale, accusati di associazione a delinquere.
Nel 2004 il film ha ricevuto il premio del pubblico in occasione del Courmayeur Noir in festival.
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