Venezia diventa (quasi) hot, con il Mondo Sexy di Mario Sesti
Alle Giornate degli Autori, il documentario del critico sui (finti) documentari erotici del cinema italiano degli anni Sessanta.
Dopo aver presentato a Cannes un documentario su Bernardo Bertolucci, il critico Mario Sesti è arrivato al Festival di Venezia, sponda Giornate degli autori, con un nuovo lavoro dal titolo piuttosto auto-esplicativo: Mondo Sexy.
Anche in questo caso si tratta di un documentario, che racconta di quella breve e circostanziata stagione del cinema italiano durante la quale, negli anni Sessanta pre-contestazione, proliferavano finti documentari che raccontavano quello che per molti, nell'Italia della Democrazia Cristiana, era un sogno proibito: il nudo e lo strip tease.
Lavorando sulla un montaggio di dodici di questi film, molti dei quali diretti o prodotti da un personaggio di nome Mino Loy, alternati a interviste a storici del cinema da un lato, e giornaliste e terapeute esperte di questioni femminili e femministe dall'altro, Sesti passa da un'analisti storica ed estetica del fenomeno a una sociale e filosofica.
Parte citando Roland Barthes e le cose scritte dal francese sullo strip-tease, e arriva fino al burlesque, sorta di riappropriazione in chiave femminista dello spogliarello.
Lascia molto spazio alle immagini, affinché parlino da sole in tutta quella che oggi si rivela essere la loro ingenuità, ma non manca di esporre le sue riflessioni, che non sono solo quelle di un critico, ma di qualcuno in grado di ragionare criticamente su cosa significhi lo sguardo maschile sul corpo femminile, arrivando a un link implicito con tutto quello che oggi riguarda la parità di genere e il movimento MeToo.