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Venezia 2008 - Vegas: Based on a True Story, la recensione

Iraniano di nascita ma statunitense d’adozione, Amir Naderi era stato tra i protagonisti del festival di Venezia del 1993, quando aveva presentato Manhattan by Numbers, primo film di una trilogia dedicata alla città di New York. Abbandonata momentaneamente la Grande Mela, Naderi si concentra su un altro luogo simbolo degli Stati Uniti,...


Iraniano di nascita ma statunitense d’adozione, Amir Naderi era stato tra i protagonisti del festival di Venezia del 1993, quando aveva presentato Manhattan by Numbers, primo film di una trilogia dedicata alla città di New York. Abbandonata momentaneamente la Grande Mela, Naderi si concentra su un altro luogo simbolo degli Stati Uniti, Las Vegas, e torna al Lido in concorso.
Alla capitale del gioco d’azzardo il regista aveva già dedicato una mostra fotografica, utilizzata come base visiva per un film, Vegas: Based on a True Story la cui sceneggiatura è figlia di alcune storie realmente accadute.
Tracy e Eddie vivono da due anni con il figlio 12enne Mitchell in una casa che – specialmente per Tracy – è diventata il simbolo di un tentativi di riscatto sociale ed economico. Per anni infatti Tracy e Eddie avevano vissuto in una roulotte in un trailer park ed erano stati vittime di eccessi legati al gioco d’azzardo: ora, sotto la guida determinata di lei, lavorano sodo, evitano il gioco e si curano della casa. Specie del piccolo giardino di cui Tracy è molto orgogliosa. I problemi nascono quando uno sconosciuto bussa alla loro porta offrendo loro un’alta somma di denaro per acquistare quella che per loro è oramai più di una casa. Eddie, dall’equilibrio sempre precario e non sempre capace di abbandonare il gioco, spinge per vendere, Tracy non ne vuole sentire parlare. Le cose peggiorano quando i due scoprono che lo sconosciuto che vuole casa loro è convinto che proprio nel loro giardino sia sepolto il milionario di una leggendaria rapina avvenuta a Las Vegas molti anni prima: lentamente, ma inesorabilmente, Eddie, Mitchell e persino Tracy si lasceranno contagiare dall’illusione di una ricchezza a portata di mano, finendo col distruggere letteralmente la casa e la fragile stabilità (individuale e familiare) ottenute con tanta fatica.

Quello di Naderi è un film dall’arco narrativo essenzialissimo, ma proprio per questo convincente e coinvolgente. Minimalista anche dal punto di vista visivo, utilizzando un digitale ed uno stile che ricorda quello di un altro cineasta ultra indipendente americano come Lodge Kerrigan, Vegas: Based on a True Story racconta una storia semplice eppure ricca di significati e simbolismi, mai utilizzati in maniera pedante o intellettualistica.
La Las Vegas desolata e desolante fotografata nel film è lontanissima dallo stereotipo propagandato dall’industria culturale, ne rappresenta non tanto il “lato oscuro” quando la natura destrutturata al grado zero, assumendo una valenza altrettanto simbolica ed importante di quella qui negata.
E la parabola autodistruttiva del nucleo familiare raccontato nel film riesce ad essere interpretabile sia a un livello intimo e personale che a uno collettivo e sociologico. Merito della regia e della sceneggiatura di Naderi, della sua capacità di costruire con pochissimi tratti personaggi che sanno di vero e che colpiscono per i loro pregi e i loro difetti: forse il più riuscito di loro - perché il più difficile da tratteggiare – è il giovane Mitchell, spettatore attivo delle vicende dei genitori all’inizio, unico elemento equilibrato e per quanto può equilibrante poi. Ma merito anche dei tre bravissimi interpreti, Mark Greenfield, Nancy La Scala e Zach Thomas.

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