Qualcuno volò sul nido del cuculo ha 50 anni: Michael Douglas riflette sul suo Oscar da produttore
Deadline ha intervistato Michael Douglas a 50 anni dalla sua scommessa da produttore, Qualcuno volò sul nido del cuculo con Jack Nicholson. Strinse in mano un Oscar con una produzione all'epoca del tutto indipendente. Con la benedizione di papà Kirk, che però avrebbe voluto interpretare il protagonista...

50 anni dopo, non è immediato associare Qualcuno volò sul nido del cuculo a Michael Douglas, perché l'interpretazione di Jack Nicholson è entrata nella storia: è bene ricordare però che l'Academy non premiò solo lui, perché piovvero Oscar anche su attrice protagonista (Louise Fletcher), regia (Milos Forman), sceneggiatura non originale (Hauben-Goldman) e soprattutto... miglior film, statuetta stretta in mano dai producer, cioè Saul Zaentz e proprio Michael. Quest'ultimo, che avrebbe poi vinto l'Oscar come attore solo con Wall Street oltre dieci anni dopo, in un'intervista con Deadline ha pescato nei suoi ricordi, per festeggiare un lungometraggio disturbante e coraggioso, ancora oggi. Leggi anche Qualcuno volò sul nido del cuculo: la recensione del capolavoro di Milos Forman
Michael Douglas offre qualche ricordo di Qualcuno volò sul nido del cuculo
Uscito nel 1975, Qualcuno volò sul nido del cuculo era l'adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Ken Kesey, nonché della sua versione teatrale firmata da Dale Wasserman. Proprio quest'ultimo fattore avvicinò Michael Douglas al progetto: suo padre Kirk Douglas aveva già interpretato a teatro R.P. McMurphy (il ruolo di Jack Nicholson), ma non era riuscito ad avviare l'agognato film. Contemporaneamente Michael aveva scoperto il romanzo, così promise al babbo che si sarebbe occupato di dargli vita sul grande schermo. Michael promise anche a Kirk che quest'ultimo ne sarebbe stato il protagonista, ma purtroppo nel frattempo Douglas Sr. era ormai troppo vecchio per la parte, senza contare che il regista Milos Forman si era focalizzato su Burt Reynolds, dopo aver ricevuto il niet di Gene Hackman e Marlon Brando. Fu il regista Hal Ashby a suggerire Nicholson a Forman e Douglas.
Michael ricorda come l'iniziale budget preventivato di 1.400.000 dollari lievitò a 4 milioni, raccolti con modalità indipendenti, senza coinvolgere studios: Saul Zaentz cercò i soldi presso i soci della Fantasy Records, un'etichetta preziosa anche per la registrazione delle musiche di Jack Nitzsche, con il particolare disturbante suono ottenuto muovendo le dita sui bordi di bicchieri di cristallo ("Cercavamo qualcosa di inquietante, ma non troppo spaventoso"). I costi salirono perché decisero di girare in una vera casa di cura mentale in Oregon, una scelta coraggiosa per puntare al realismo, nonostante il film si svolgesse quasi tutto in interni: avrebbero potuto tranquillamente realizzarlo nei teatri di posa a Los Angeles.
Fu un azzardo anche coinvolgere un regista estero come Forman, che a sopresa si rivelò più collaborativo del previsto ("Nonostante il suo trascorso europeo, dove il regista autoriale è in cima alla piramide"): ebbe divergenze creative solo col direttore della fotografia Haskell Wexler.
Girare fianco a fianco con comparse che erano veri pazienti aumentò il coinvolgimento del cast: amici come Danny DeVito, scoperte come Will Sampson (che riconobbero subito come "Capo", andandolo a trovare mentre lavorava da imponente guardia forestale), professionisti come Bill Redfield (che si scoprì una leucemia durante le riprese e morì poco dopo, recitando pur malato). Solo Nicholson ebbe qualche screzio con Forman, anche perché per un impegno precedente arrivò sul set quando gli altri si erano già calati nella parte, vivendo nel sanatorio. Louise Fletcher ottenne la parte dell'infermiera dopo che Angela Lansbury e Anne Bancroft la rifiutarono: Douglas ha addirittura sentito dire che Bancroft, dopo l'uscita del film, avrebbe litigato col marito Mel Brooks, che l'avrebbe spinta a rinunciare. Brevemente lo stesso Michael accarezzò l'idea di interpretare Billy, ma quando Brad Dourif fece il suo eccellente provino capì che era meglio lasciar perdere: produrre il film era già abbastanza faticoso e delicato, tanto che rinunciò all'intenso impegno attoriale sulla quinta stagione di Le strade di San Francisco, proprio perché il lungometraggio richiedeva tutta la sua attenzione.
Unico dolore? Il deterioramento dei rapporti con Ken Kesey (1935-2001), l'autore del romanzo: aveva scritto la prima versione del copione che non fu poi usata, cosa che lo fece infuriare. "Non funzionava proprio perché aveva mantenuto le qualità letterarie del suo romanzo". Per la generazione hippie di Michael un nome come Kesey era un mito, per cui il successivo braccio di ferro per le percentuali sugli incassi fu un po' deprimente. "Non so nemmeno se poi alla fine il film l'abbia visto."
Si potrebbe realizzare oggi un'opera come Qualcuno volò sul nido del cuculo? Per Douglas di certo nei contenuti è più attuale che mai: "Combattiamo per la democrazia. C'è un parallelismo tra l'infermiera Ratched, il sistema in cui funziona, e ciò che accade oggi in America. Siamo sotto attacco nel nostro stesso paese, proprio adesso." Un lavoro così però oggi verrebbe dirottato sullo streaming: all'epoca, nonostante la buona campagna di marketing del distributore United Artists, il film decollò negli incassi solo grazie al passaparola, perché un dramma sociale come quello poteva rimanere al cinema abbastanza da farlo scattare. Nell'era attuale sarebbe impossibile, verrebbe smontato in capo a una settimana, a prescindere dall'accoglienza critica.