Oscar 2023, Pinocchio di Guillermo del Toro e tutte le volte che la Disney NON ha vinto l'Oscar per il miglior film animato
Pinocchio di Guillermo del Toro ha vinto, senza sorprese, l'Oscar 2023 per il miglior film di animazione. La Disney/Pixar è stata detronizzata: ma quante volte è successo? E quale significato ha avuto?
- Gli Oscar mancati della Disney / Pixar per i migliori film di animazione
- Oscar per i migliori film di animazione non vinti dalla Disney / Pixar (e relative cerimonie)
- 2002-2012, la concorrenza esterna
- 2013-2023, la concorreanza interna e la sfida per il futuro
Gli Oscar mancati della Disney / Pixar per i migliori film di animazione
L'Oscar per il miglior film di animazione è uno dei premi più controversi proprio nell'ambiente: molti rappresentanti della categoria lo ritengono una ghettizzazione, perché - sottoscriviamo - l'animazione è una tecnica, non un genere. Il riconoscimento non esiste oltretutto da moltissimo tempo: fu assegnato per la prima volta nel 2002, è un premio giovane, nonostante celebri un mezzo quasi più antico del cinema dal vero.
Così come siamo abituati ad associare il nome Disney / Pixar alla massima espressione dell'animazione (esagerando, ma lo si fa per affetto), così in effetti l'Academy ha celebrato Walt e discendenza per decenni. L'Oscar per il corto animato per esempio nacque per la cerimonia del 1932 e fu vinto da Flowers & Trees, il primo cartoon in Technicolor della Disney. I corti sono poi diventati una categoria di nicchia, quando tra la fine degli anni Quaranta e i primi Cinquanta, con l'avvento della tv, il formato ha perso valore commerciale in sala e le major l'hanno abbandonato.
Da quando l'Oscar per il miglior film animato esiste, va notato però che diverse volte è stato mancato dalla Disney/Pixar, e ogni "salto" ha avuto la funzione di un segnale. La vittoria del Pinocchio di Guillermo del Toro non fa eccezione. Diamo una rapida occhiata alla lista delle concorrenze.
Oscar per i migliori film di animazione non vinti dalla Disney / Pixar (e relative cerimonie)
- Shrek (2002)
- La città incantata (2003)
- Wallace & Gromit - La maledizione del coniglio mannaro (2006)
- Happy Feet (2007)
- Rango (2012)
- Spider-Man: Un nuovo universo (2019)
- Pinocchio di Guillermo del Toro (2023)
2002-2012, la concorrenza esterna
Nel 2002 già la Pixar dettava legge al boxoffice, finanziata dalla Disney, ma proprio il primo Oscar mai dato a un lungo animato la tradisce: se in cuor vostro siete convinti che il pretendente diretto Monsters & Co. vinse, vi rinfreschiamo così la memoria, perché invece fu Shrek a trionfare! C'erano quindi altri studi pronti a entrare nell'immaginario collettivo, raccogliendo la sfida della CGI: messaggio chiaro. Fino ai primi anni Dieci, il dominio pixariano è infatti stato qui e lì incrinato dai colpi battuti dalla concorrenza, purtroppo solo in due casi incarnazione di sensibilità culturali e di tecniche davvero diverse: l'anime per La città incantata (che valse anche come premio alla carriera tardivo a Miyazaki) e la stop-motion inglese della Aardman con Wallace & Gromit (Nick Park aveva già vinto l'Oscar per i corti animati diverse volte).
I premi andati a Happy Feet e Rango erano invece consacrazioni di principio di studi normalmente impegnati sugli effetti visivi, che negli ultimi vent'anni sono diventati tecnicamente indistinguibili dall'animazione in CGI. Non a caso registi come George Miller e Gore Verbinski, abituati a lavorare con i tecnici degli effetti, consentirono rispettivamente all'australiana Animal Logic e alla leggendaria Industrial Light & Magic di alzare per un attimo la testa e dire: "È una vita che facciamo animazione, anche se lavoriamo perché non ve ne accorgiate".
2013-2023, la concorreanza interna e la sfida per il futuro
A partire dalla cerimonia del 2014, con la vittoria di Frozen - Il regno di ghiaccio, lo strapotere pixariano si trovò la concorrenza in casa. Dopo anni di inseguimento gregario della "maestra" Pixar, i Walt Disney Animation Studios avevano rialzato la testa... con un vero botto, e negli anni successivi la staffetta WDAS/Pixar ha reso ancora praticamente impossibile alla concorrenza esterna spuntarla nelle cinquine. Le due eccezioni però sono molto significative e possono essere un campanello di allarme per la Disney. Con Spider-Man: Un nuovo universo la Sony Pictures Animation ha avuto il coraggio di gettare nella mischia dei lungometraggi ad alto budget tecniche sperimentali di rendering e animazione che la Disney aveva solo timidamente proposto nei corti come Paperman. Pinocchio di Guillermo del Toro ribadisce la stessa importanza di un look diverso dallo standard fumettoso-fotorealistico degli ultimi lavori Pixar-Disney, e in più sancisce con un premio l'impegno che un colosso come Netflix sta da qualche anno infondendo nelle produzioni animate, lasciando enorme libertà alle sensibilità individuali. Simbolicamente, è stata proprio Netflix a salvare l'animazione a mano libera in stile Rinascimento Disney dei Novanta, con Klaus. Le formule comprovate nella CGI delle major stanno perdendo forza, è tempo di fare un passo avanti e pensare fuori dagli schemi: come dimostrano i cortometraggi su Disney+ di Corto Circuito (WDAS) e SparkShorts (Pixar) il fermento creativo c'è. È tempo di promuoverlo, dopo un anno difficilissimo al botteghino, sia per Lightyear sia per Strange World.