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Oscar 2017: i magnifici 5 in corsa per la migliore regia

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Vediamo insieme chi sono i cinque candidati agli Oscar 2017 come miglior regista e che chances hanno di conquistarsi la statuetta.

Oscar 2017: i magnifici 5 in corsa per la migliore regia

Come ogni anno, all'avvicinarsi della Cerimonia degli Oscar, vediamo chi saranno stavolta i registi candidati in lizza per la preziosa statuetta e cosa questa potrebbe rappresentare per il vincitore. Quest'anno non si parla solo americano in questa categoria, visto che in gara ci sono anche un australiano e un franco-canadese.



Partiamo dal favorito, DAMIEN CHAZELLE, musicista jazz mancato che ha fatto centro al suo secondo film, Whiplash, ottenendo tre candidature - incluso sceneggiatura non originale - nel 2015 e venendo ingiustamente (a nostro avviso) venne escluso da quella per la regia. Come spesso accade a Hollywood potrebbe vincere la statuetta quest'anno per La La Land, che non è forse il suo film migliore ma ha incantato tutti col suo misto di sogno e malinconia, molto distante dai classici musical hollywoodiani che cita. Se vincesse sarebbe il più giovane regista ad aver mai ricevuto il premio. Ha infatti compiuto 32 anni il 19 gennaio e batterebbe di circa 8 mesi Norman Taurog.



C’è poi il figliol prodigo, MEL GIBSON, con la sua barbona da profeta e un rientro trionfale dietro la macchina da presa con La battaglia di Hacksaw Ridge. Sono passati esattamente 21 anni da quando vinse l'Oscar per l'epico Braveheart e nel frattempo si è scavato la fossa da solo: tante donne, una tribù di figli (uno avuto da pochissimo), l'alcolismo, gli incidenti, gli epiteti razzisti e sessisti. Sembrava che non ne sarebbe venuto più fuori, ma a Hollywood piacciono i lieto fine e le storie di redenzione ed è spesso disposta a perdonare. Per lui è già una vittoria la nomination.



Il terzo tra i più accreditati è il franco-canadese DENIS VILLENEUVE, candidato per Arrival, che ci riporta - alla lontana e a modo suo - alle atmosfere di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Noi l'abbiamo conosciuto al suo quarto film, La donna che canta, Oscar 2011 per il miglior film straniero, e dopo quello ha iniziato una carriera americana che conta già 4 titoli. Passato da documentarista, con un interesse per i paesi in via di sviluppo e la passione per la fantascienza, coltivato appunto con Arrival, il sequel di Blade Runner e - annunciato - il remake di Dune, è certo un grandissimo regista - l'ha dimostrato - se non si perde per strada.



E cominciamo con gli outsider, con cui Hollywood ogni anno apre uno spiraglio al cinema indipendente e di contenuti e si mette in pace la coscienza. KENNETH LONERGAN, chi era costui? Tanto per cominciare uno sceneggiatore, che ha scritto film come Terapia e pallottole e Gangs of New York (e scusate se è poco). Il suo debutto, Conta su di me, è stato candidato all'Oscar per la sceneggiatura e il suo terzo film, Manchester by the Sea, gli ha portato anche la nomination alla regia. Chances non ne ha molte, ma è già un gran bel risultato.



Fino a due giorni fa (per dire…) del quinto candidato, ovvero BARRY JENKINS, unico regista di colore in gara, si sapeva poco o niente. 38 anni, nato a Miami, è alla sua seconda regia e il suo drammatico Moonlight ha conquistato ben 8 nomination, secondo solo a La La Land e a pari merito con Manchester by the Sea. Sicuramente il film, specie in un momento che vede tutta Hollywood schierata contro le politiche di esclusione del presidente Trump, si porterà a casa qualcosa, ma dubitiamo che Jenkins possa spuntarla in questo campo. Steve McQueen non ci riuscì con 12 anni schiavo, ma se Jenkins ce la facesse sarebbe un risultato storico e farebbe di lui il primo regista afro-americano a vincere l'Oscar.

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