Mel Brooks celebra l'indimenticabile Gene Wilder: "Mi manca, quando è morto ero inconsolabile"
Mel Brooks e Gene Wilder: un sodalizio irresistibile. Nel documentario Remembering Gene Wilder (che omaggia la vita e la carriera del compianto attore e regista), il 'papà' di Frankenstein Junior ha condiviso un commovente ricordo dell'amico, stroncato dall'Alzheimer nel 2016.
Il fruttuoso sodalizio tra Mel Brooks e Gene Wilder, indiscusse icone della comicità internazionale, ha dato vita a capolavori indiscussi della risata. I due, inoltre, erano legati anche da un sincero rapporto di amicizia e stima reciproca. Quando Wilder è venuto a mancare, all'età di 83 anni, ha lasciato un gran vuoto nella vita del collega ed amico, oggi 97enne. Quest'ultimo ha preso parte al docu-film Remembering Gene Wilder, che celebra l'eccezionale carriera del compianto artista.
Il documentario diretto da Ron Frank e scritto da Glenn Kirschbaum, vede nel ruolo di produttori esecutivi David Knight e Julie Nimoy, della Health Point Productions. Il padre di Julie, il noto attore Leonard Nimoy, era a sua volta amico di lunga data di Wilder. In 92 minuti, il film ripercorre i momenti più importanti della vita privata e professionale dell'attore, aiutato da estratti dal suo libro di memorie Kiss Me Like a Stranger (2996).
Fondamentale, si diceva, il contributo di Brooks. Le due leggende s'incontrarono per la prima volta nella seconda metà degli Anni Sessanta e il loro primo successo fu l'esilarante Per favore non toccate le vecchiette (1968). Il ruolo del nevrotico contabile Leo Bloom valse a Gene Wilder la nomination al Premio Oscar come Miglior Attore non Protagonista. Impossibile non citare, inoltre, Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974) e Frankenstein Junior (1974).
Nel 2016, non a caso, Mel Brooks dichiarò che l'anno in cui realizzò l'esilarante parodia dell'horror di Mary Shelley fu probabilmente il più bello della sua vita. Sapevate che la scena cui Frederick e la Creatura (Peter Boyle) ballano il tip-tap fu proprio un'idea di Wilder? "Ho detto a Gene che avremmo dovuto abbandonare la scena di 'Puttin' On the Ritz' - ha svelato allora Brooks in un'intervista - il film era un tributo a James Whale e ho pensato che la scena fosse troppo folle. Gene mi convinse comunque a girarla e a decidere in seguito. Beh, a quanto pare è la cosa migliore del film. Mi ha salvato da un errore madornale”.
In Remembering Gene Wilder, il longevo regista ricorda quando, nel 2010, all'amico fu diagnosticato il morbo di Alzheimer. Brooks fece il possibile per aiutare Wilder, soprattutto ad esercitare la memoria, che gradualmente lo abbandonava.
Lo chiamavo spesso pensando che forse, se gli avessi dato abbastanza riferimenti, avrei potuto tirarlo fuori. Follia da parte mia. Era alle prese con quella terribile malattia. Non potevamo mai parlare troppo a lungo dopo che l'aveva contratta. Era così triste, mi ha fatto piangere molto.
Karen Boyer, la vedova di Gene Wilder, nel docu-film ammette di aver notato per la prima volta la perdita di memoria di suo marito quando fece fatica a ricordare il nome del film Frankenstein Junior.
"Dopo la sua morte - ha continuato l'autore di Balle Spaziali - Sono stato inconsolabile per un paio di settimane. Quando ha vissuto la sua vita, l' ha fatto in modo forte ed eloquente. Era un attore eccezionale e anche una persona eccezionale."
E ancora: "Mi manca il fatto che si diverta con il mio umorismo: a volte riuscivo a farlo ridere fino ad afferrarsi la pancia, cadere a terra e rotolarsi ridendo. Questa è la vera ricompensa per essere un comico, e ragazzi, ha pagato."