John Belushi 30. Ricordo di un mito
Sembra incredibile, a chi all'epoca c'era, che siano passati già 30 anni da quel maledetto 5 marzo 1982, quando all'improvviso ci dissero che uno speedball di eroina e cocaina aveva spento per sempre la stella più brillante del cinema americano, quella di John Belushi
Sembra incredibile, a chi all'epoca c'era, che siano passati già 30 anni da quel maledetto 5 marzo 1982, quando all'improvviso ci dissero che uno speedball di eroina e cocaina aveva spento per sempre la stella più brillante del cinema americano, quella di John Belushi, l'uomo che eravamo arrivati a considerare un'indistruttibile forza della natura, la bomba comica arrivata finalmente al cinema e quindi in tutto il mondo, dopo gli exploit al Saturday Night Live. Aveva solo 33 anni, e sembrava destinato a una luminosissima carriera.
Come la morte di John Lennon, quella di John Belushi ha segnato un'intera generazione. Nonostante l'attore, nato da una famiglia albanese trapiantata a Chicago, fosse fino ad allora apparso soltanto in 7 film, e solo in 3 come protagonista, il suo impatto sul cinema comico americano è stato infatti potentissimo. Lo studente ribelle e dalle abitudini disgustose di Animal House, Bluto Blutarsky, irruppe nell'immaginario collettivo come un'atomica della comicità. La sua irriverenza, la sua sporcizia, la sua intolleranza per i perfettini, i fascisti, l'autorità, era quella di una generazione che negli anni Settanta ne aveva abbastanza delle balle dei politici e delle guerre di espansione mascherate per guerre di liberazione, e che rispondeva con uno sberleffo alle forme in cui non si riconosceva più, sabotando i riti paludati dell'autorità. Belushi, in privato, prima che la cocaina lo rendesse schiavo, era un uomo dolcissimo e irresistibile, incontenibile e sorprendente. Quando 5 anni fa incontrammo la vedova di John, Judy Jacklyn Pisano, felicemente risposata e co-autrice del libro più bello, sincero ed equilibrato mai pubblicato sulla figura del suo fidanzatino del liceo (“Belushi. Una biografia”), fu emozionante sentirgliene parlare come se fosse ancora vivo, con un amore che nemmeno la rabbia per una morte da cui lei e gli amici avevano cercato in tutti i modi di tenerlo lontano, era riuscita a cancellare. Ormai di quel giorno maledetto si sa tutto, ed è inutile farsi del male rievocandolo.
L'importante è che tutti, ancora oggi, anche chi all'epoca non era nato, conoscono The Blues Brothers, tutti hanno nel cuore il bluesman cicciottello che si esibiva in giravolte e salti degni di un acrobata del Cirque du Soleil e la sua voce roca che rivisitava i grandi classici della musica nera, e tutti hanno riso a crepapelle per le sue espressioni, per come sapeva muovere le sopracciglia, per il suo irresistibile sguardo languido. Belushi era un attore espressivo anche con gli occhiali da sole. Ma era fantastico anche nel ruolo del giornalista rancoroso prima, e innamorato poi, in Chiamami aquila, era straordinario nei panni del quarantenne frustrato de I vicini di casa, due film che lasciavano presagire il grande attore, non solo comico, che sarebbe diventato se fosse sopravvissuto a quella notte brava. Oggi i fan lo ricorderanno in tutto il mondo con maratone dei suoi film e altre iniziative.
Coming Soon lo farà trasmettendo questa sera alle 21 Il compagno di scuola (un film molto poco visto, sceneggiato da Paul Schrader assieme al fratello Leonard) in cui John Belushi ha il ruolo di Eric Katz, l'ex fidanzato bugiardo del personaggio Talia Shire al liceo, e per una volta non fa ridere, ma si propone in veste di attore serio. L'anno è il 1979 e la regia è di Joan Tewkesbury. Buona visione, e lunga vita al mito di John Belushi, un uomo che ci ha lasciato, per nostra fortuna, un'inesauribile eredità di gioia, allegria, ribellione ed energia.