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Il peccato - Il furore di Michelangelo: l'artista rinascimentale è un genio avido e ossessionato nel film italo-russo

La co-produzione tra Russia e Italia Il peccato - Il furore di Michelangelo è un film diretto dal grande regista Andrey Konchalovskiy che smonta l'idea di rinascimento falsata da tanti film e serie TV.

Il peccato - Il furore di Michelangelo: l'artista rinascimentale è un genio avido e ossessionato nel film italo-russo

Non è immaginabile pensare che Michelangelo Buonarroti non fosse un uomo passionale, considerate le opere che è stato capace di creare, l'arte irraggiungibile che sembrava essere una grazia divina. Passione e talento senza dubbio, ma pur sempre nel corpo e nella mente di un essere umano con tutti i suoi difetti. Il film Il peccato - Il furore di Michelangelo del 2019 tenta di catturare proprio quella passione che diventa ossessione, la violenza della creatività dell'artista, rimasto sempre sul confine tra un inspiegabile dono ricevuto e la scaltra ambizione, quel desiderio di primeggiare che non ascoltava neanche i propri sentimenti. Il peccato è diretto dall'85enne grande filmmaker russo Andrei Konchalovskiy, pluripremiato per le sue opere nei tanti anni di carriera (scrive e dirige dal 1961) dai Festival internazionali come Cannes e Venezia, nonché regista di memorabili film come A 30 secondi dalla fine, Il proiezionista e il "guilty pleasure" Tango & Cash (che lasciò prima della fine delle riprese).

Il regista russo con questo film sulla vita di Michelangelo offre è un punto di vista originale che frantuma il finto universo rinascimentale inventato dai media. Nel racconto le mani sono tornate sporche e le unghie rotte dal lavoro, e i capelli impregnati di sudore, della polvere di marmo, delle foglie d’oro e dell’azzurro dei lapislazzuli con cui gli artisti del Rinascimento cambiarono il volto del mondo. Il Peccato descrive la vita del genio Michelangelo Buonarroti, interpretato da Alberto Testone, come non l'abbiamo mai vista prima.

Il peccato - Il furore di Michelangelo: la trama del film

Siamo nella Firenze agli inizi del XVI secolo e, nonostante il grande talento e la sua creatività definita un dono divino, l'artista è ridotto in miseria e impoverito dalla sua sfida di portare a termine il soffitto della Cappella Sistina.
Alla morte di papa Giulio II (Massimo De Francovich), esponente dei Della Rovere, l'ambizioso Michelangelo vuole completare la sua tomba con il marmo più fine che riesce a trovare. Ma questo compito gli attira lo sguardo indagatore di Leone X (Simone Toffanin), successore sul torno pontificio e membro della rivale famiglia dei Medici, che per testare la sua fiducia gli affida la realizzazione della facciata della basilica di San Lorenzo.
Con le mani sporche, le unghie rotte, la chioma madida di sudore, il Buonarroti non si ferma davanti a nulla, spinto da quel desiderio umano di primeggiare. Proprio questa sua brama di prevalere e imporsi lo porta d accettare gli incarichi delle due famiglie nemiche. Lavorando clandestinamente per l'una e per l'altra casata, Michelangelo è costretto a mentire, ma la situazione di disagio e le menzogne gli provocano un tormento interiore, che lo spingno a riesaminare i suoi fallimenti nella vita e nella carriera...fino ad avere terribili sospetti e insopportabili allucinazioni.

Il peccato - Il furore di Michelangelo: le location e la ricostruzione della Cappella Sistina

Le riprese del film sono iniziate sul Monte Altissimo, sulle Alpi Apuane, il 28 agosto 2017 e si sono concluse il 1° dicembre a Roma, dopo due settimane nei teatri di posa degli Studios di Via Tiburtina. La sfida più grande era rappresentata dalla ricerca delle cave che dovevano infatti soddisfare una serie di requisiti. Gli spazi dovevano comprendere un ampio piano di lavoro con una prospettiva verso l’infinito, in prossimità un terreno scosceso, su cui Michelangelo in scena doveva arrampicarsi, e poi una via di lizza, la strada su cui il marmo vien trasportato fino al piano di carico: un luogo lunare, affascinante e impervio che restituisse la fatica dei cavatori.

In più la difficoltà era legata al fatto che le cave hanno oggi un aspetto moderno, appaiono quasi tagliate “a fette”, mentre nel film le montagne di marmo dovevano apparire un po' grezze, più simili alla fisionomia del tempo. Dopo una lunga ricerca è stato infine individuato il Monte Altissimo con le sue cave che Michelangelo aveva esplorato, e scelto per la qualità del suo marmo, 500 anni fa, nel 1517. La stessa ricerca del perfetto blocco di marmo ritratto nel poster del film ha richiesto del tempo perché doveva essere "omogeneo, di grana cristallina e capace di evocare lo zucchero", secondo il regista.
Dopo le cave, per tre mesi la troupe si è spostata fra Toscana e alto Lazio toccando Arezzo, Carrara, Firenze, Massa, Fosdinovo, Pienza, Monte San Savino. E ancora Montepulciano, Bagno a Ripoli, Caprarola, Tarquinia. Con massicci interventi scenografici, curati dallo scenografo Maurizio Sabatini, sono state ricreate strade, piazze, logge, cortili, osterie, mercati, case private, dimore nobiliari e stanze papali con i relativi arredi. A Santa Severa poi è stato riprodotto, sulla base di documenti d’epoca, il porto di Carrara, luogo di raccolta dei marmi. E poi c’erano gli interni, fra cui le tre dimore di Michelangelo: la casa dei Buonarroti a Firenze ambientata nella splendida struttura cinquecentesca del Bigallo, il laboratorio di Carrara e la casa-bottega di Macel de’ Corvi, in cui troneggiava il blocco del Mosé, che è stato riprodotto e lavorato in tre stadi successivi. Queste ultime due sarebbero poi state ricostruite in teatro, come d’altra parte la Cappella Sistina, fedelmente riprodotta a dimensioni naturali dopo un lavoro di tre mesi grazie al lavoro di una trentina fra scultori, falegnami, pittori, stuccatori, operai.

Il peccato - Il furore di Michelangelo: il libro che ha ispirato il film

Il film si basa sul libro Michelangelo - Una vita inquieta pubblicato nel 2007 e scritto da Antonio Forcellino. Oltre che scrittore, Forcellino è anche un architetto esperto di arte rinascimentale che ha lavorato al restauro della scultura del Mosè di Michelangelo, dell'Arco di Trainano di Benevento e della facciate del Duomo di Orvieto e del Duomo di Siena. Ha pubblicato inoltre saggi su Raffaello e Leonardo e scritto romanzi ambientanti nel 1500. Con Michelangelo - Una vita inquieta l'autore descrive l'ossessione del quale era prigioniero l'artista, avido e selvatico proprio come Andrei Konchalovskiy ha tentato di tradurre per lo schermo. Il regista si è dedicato alla figura di Michelangelo per otto anni dopo aver letto il libro, facendo ricerche per comprendere l'atmosfera del tempo e con una cura maniacale per le ricostruzioni scenografie e dei costumi. Quella che segue è la dichiarazione di Antonio Forcellino sul film:

“C’è un Cinquecento cancellato dall’immaginario contemporaneo delle serie televisive e dei film hollywoodiani, che ci offrono un secolo fatto di mani troppo morbide, unghie laccate, capelli vaporosi, dove gli artisti, anche i grandissimi artisti come Raffaello, Michelangelo, Leonardo, sembrano delle cocottes accucciate ai piedi dei potenti. Nelle sue migliori espressioni questa messa in scena del Rinascimento somiglia più al mondo della moda con tutto il suo falso scintillio, che all’arte impregnata di sangue e di passione del Rinascimento italiano.
Andrei Konchalovsky, con il suo film Il Peccato, ha frantumato questo finto universo rinascimentale inventato dal cinema e dalle serie TV. E non solo perché, da inarrivabile maestro del cinema qual è, ha saputo confezionare tecnicamente e visivamente un racconto inappuntabile fin nei dettagli, dove finalmente le mani sono tornate sporche e le unghie rotte dal lavoro, i capelli impregnati di sudore, della polvere del marmo, delle foglie d’oro e dell’azzurro di lapislazzuli con cui questi artisti cambiavano il volto del mondo.
Guardando questo film sembra di sentire perfino l’odore, o la puzza, degli ambienti spesso inospitali in cui si muove Michelangelo: della sua casa di Firenze e delle cave di Carrara dove cercava di estrarre le anime bianche che poi avrebbe consegnato al mondo e a noi, che ancora 500 anni dopo ci sbalordiamo di fronte a quelle anime di marmo.
Forse la perfezione estetica e la cura filologica erano quasi scontate nelle mani di un maestro come Konchalovskiy, ma quello che lui ha fatto, la vera forza del pugno con cui ha frantumato questo finto universo mediatico, ha radici nella sua creatività di artista. Solo un artista profondamente creativo poteva intuire e restituirci una figura come Michelangelo Buonarroti, la passione violenta della sua creatività sempre in bilico tra la grazia divina, un dono inspiegabile e l’ambizione scaltra, l’avidità, spesso la voglia di primeggiare che non si ferma davanti a niente, neanche davanti ai propri sentimenti.
Ecco, questo è il film di Konchalovsky, un capolavoro in cui si piange e si esce un po’ frastornati, tanto è diverso da tutto ciò a cui siamo stati abituati negli ultimi trent’anni, tanto è diverso da tutto ciò che quella finta narrazione vuole consegnare al nostro immaginario. Con Il Peccato si entra nelle case vere e nei sentimenti veri del Rinascimento, se ne sentono gli odori raffinati e i fetori insopportabili. Si esce dalla visione del film con l’impressione di aver capito finalmente qualcosa di importante, di aver capito che la chiave del Rinascimento italiano e del lavoro di Michelangelo fu il coraggio, forse troppo cinico, ma il coraggio di andare oltre tutti i limiti che avevano tenuto prigionieri gli uomini per mille anni, e oltre quei limiti aprire le strade che hanno portato alla nostra modernità. Nel bene e nel male il film sarà sicuramente ricordato come una delle poche chiavi di lettura offerte dal cinema moderno per l’arte del passato”.

Qui sotto il trailer de Il peccato - Il furore di michelangelo.

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