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Il mio posto è qui, Ludovica Martino sul patriarcato: "Mia mamma mi ha insegnato a mettere me stessa prima di un uomo"

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Migliore attrice secondo il Bif&st 2024 per Il mio posto è qui Ludovica Martino ci parla della famiglia patriarcale del film e della sua, dove non comandano gli uomini e si è liberi di vivere la vita nella sua pienezza.

Il mio posto è qui, Ludovica Martino sul patriarcato: "Mia mamma mi ha insegnato a mettere me stessa prima di un uomo"

Ha appena vinto, al Bif&st 2024, il Premio Mariangela Melato per la migliore attrice protagonista per la sua interpretazione ne Il mio posto è qui, portando a quota 2 i riconoscimenti attribuiti al film di Cristiano Bortone e Daniela Porto, che si è aggiudicato il Premio Giuliano Montaldo alla regia. Parliamo di Ludovica Martino, che non è un’attrice alle prime armi né un volto semisconosciuto. Alternando il cinema alla tv, e passando per lo streaming, l'attrice ha recitato in Che Dio ci aiuti, Don Matteo e soprattutto in Skam Italia, per cui ha vinto un Nastro d'Argento e un Ciak d'Oro. Sul grande schermo l’abbiamo vista per la prima volta ne Il Campione, e la ricordiamo in Sotto il sole di Riccione e ne I migliori giorni, e se anche qualcosa ci è sfuggito, possiamo dire con certezza che il film che l’ha portata al Bari International Film Festival è una delle sue migliori performance. Innanzitutto Ludovica è la protagonista femminile del film, e quindi porta avanti la storia (insieme a Marco Leonardi). E poi ha imparato a padroneggiare il dialetto calabrese del secondo dopoguerra. Il suo personaggio si chiama Marta e ha disonorato la famiglia restando incinta sebbene non fosse sposata. Così, l’unica maniera che ha per riabilitarsi agli occhi della gente del piccolo paese in cui abita è unirsi in matrimonio con un uomo più grande di età e occuparsi delle figlie e della casa di quest'ultimo. In lei, però, scorre il sangue della ribellione e di un sacrosanto femminismo che la porta a cercare l'emancipazione attraverso la realizzazione professionale.

Incontriamo Ludovica Martino nell’Hotel delle Nazioni di Bari. Fuori il cielo è terso e la giornata è magnifica, mentre all’interno le luci sono soffuse e il celeste delle pareti fa pensare a un vecchio film di fantascienza. La Martino ha i capelli legati ed è vestita in maniera informale. Il colore della sua chioma e l'incarnato la rendono quasi tizianesca e, siccome nel film diventa amica di un uomo di nome Lorenzo, disprezzato per la sua omosessualità, ci facciamo spiegare che impatto abbia sul personaggio di Marta l'amicizia con Lorenzo.

"Lorenzo rappresenta la novità" - dice - "così come l’iniziativa e una possibilità di cambiare le carte in tavola, perché Marta inizialmente è molto arrendevole. Ha un arco emotivo molto ampio il mio personaggio, che inizialmente è imprigionato in una realtà da cui vorrebbe scappare, ma forse non ha il coraggio di farlo e nemmeno gli strumenti. Forse è Lorenzo il suo strumento, la sua ancora di salvezza, la sua possibilità di intravedere una luce e un nuovo futuro dopo una terribile perdita. Lorenzo, soprattutto, è l’arma con cui combattere la sua condizione di sottomissione e di vergogna".

Il mio posto è qui è sicuramente qualcosa di nuovo per te e immagino che Marco Leonardi, che è una persona sensibile oltre che un attore di talento, sia stato un buon compagno di lavoro.

In Marco ho trovato una persona che era pronta ad accogliere gli altri. Non mi ha mai detto: "Io sono Marco Leonardi, mentre tu sei una ragazza giovane. Adesso dedichiamoci a questa scena, dopodiché mi faccio i fatti miei e torno a casa". Nonostante le molte esperienze di lavoro, gli anni di carriera e i film importanti che ha fatto, Marco arrivava sul set con la curiosità di una persona della mia età e con l'esperienza di un attore adulto, e con un'umanità incredibile e un sincero rispetto nei miei confronti. Non me l'aspettavo né lo pretendevo, e a un certo punto siamo diventati veramente amici. Sentivo di aver trovato una spalla, cosa che non era certo sottintesa. Se lui non fosse stato così educato e umile, forse non sarei arrivata a un tale livello di comprensione di Marta. È come se mi avesse aperto dei canali che altrimenti sarebbero rimasti un po’ più chiusi. Avere di fronte una brava persona e un attore così dotato aiuta molto. Nel nostro mestiere la gentilezza sembra scontata ma non lo è affatto. Nel mondo in generale proprio ciao, invece nel nostro ambiente capita spesso di imbattersi in attori un po’ arroganti che amano mettere a disagio le altre persone.

Marta vive in una società patriarcale e il suo inferno è la famiglia. Non pensi che crescere in un ambiente simile sia deleterio per una persona?

A prescindere dal carattere che ognuno di noi ha, quello che succede durante l'infanzia ci segna per sempre, e infatti ne paghiamo il prezzo. Ci sono delle cose che poi diventano le nostre paure, le nostre insicurezze, la nostra scarsa autostima. Inoltre tutto ciò che la famiglia d'origine crea, impone e inculca molto spesso viene automaticamente replicato. Non mi piace il patriarcato, e probabilmente dipende anche dal fatto che la mia famiglia non ha mai avuto questa impostazione. Mia madre è veramente la persona più aperta del mondo: con lei ho parlato fin da piccola di sesso, mi ha sempre spiegato tutto. Mio papà è un po’ più rigido, non perché abbia dei pregiudizi o ritenga che una figlia femmina vada chiusa in casa, ma nel senso che è più timido, si vergogna e prova imbarazzo a fare certi discorsi, così manda avanti mia madre. I miei genitori mi hanno sempre permesso di andare in viaggio con le amiche, e quando ho detto: "Voglio andare da sola", non si sono opposti. Insomma non sono mai stata una di quelle figlie rinchiuse in una gabbia dorata. Mi è sempre stato detto: "Vai, sporcati, vivi, vai a vivere, vai a capire quello che vuoi".

Quindi non sai come potrebbe essere una famiglia patriarcale…

Diciamo che un po’ lo so perché le mie nonne me lo hanno raccontato. Per fortuna i miei genitori hanno avuto un'educazione più aperta, e quando sento parlare di violenza contro le donne o di femminicidio, mi domando come sia possibile che a un uomo venga consentito di comportarsi in un determinato modo nei confronti di una donna. Mia mamma non si farebbe mai trattare male da un uomo: è una persona con una grande dignità e un forte rispetto verso sé stessa, e infatti mi ha insegnato a mettere me stessa sempre prima di un amore o di un fidanzato. Quindi vedo cose inaccettabili che nel mio universo non esistono. Esistono soltanto nei racconti delle mie nonne o in ciò che purtroppo vedo quando mi muovo in contesti diversi da quello in cui ho vissuto. Il vaso che noi donne abbiamo da poco scoperchiato è come quello di Pandora, e purtroppo il patriarcato esiste ancora, perfino nel nostro stesso ambiente o in contesti a noi molto vicini.

Credo che tu faccia parte di una generazione che davvero rifiuta i pregiudizi, il maschilismo, le ingiustizie. Se ci pensi, ci hanno insegnato che uomini e donne sono diversi già da prima che nascessimo. Pensa alla cameretta rosa per una bambina e alla cameretta azzurra per il maschietto…

Le mie amiche che hanno figli mi dicono che già dall'asilo non c'è più questa divisione dei colori. Le maestre stesse la rifiutano, e le famiglie che si riescono ad emancipare non comprano per i figli cose da maschi o cose da femmine ma stanno molto attente. Inoltre tengono molto all’alimentazione dei propri figli, che è decisamente salutare rispetto alle schifezze degli anni '90 e '80. Infine, sempre riguardo al genere, non proibiscono al maschio di giocare con le Barbie e alla femmina di divertirsi con le macchinine. In questo senso la nostra generazione ha tutta un’altra consapevolezza.

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