Il Migliore dei Mondi su Prime Video: Maccio Capatonda, Pietro Sermonti e Martina Gatti ci raccontano i temi del film
Abbiamo incontrato i protagonisti di Il migliore dei mondi, su Prime Video dal 17 novembre: Maccio Capatonda, Pietro Sermonti e Martina Gatti, assieme ai coregisti ci raccontano come la pensano sui temi toccati dal film.
E’ un Maccio Capatonda diverso e più ambizioso, quello de Il migliore dei mondi, il film in esclusiva su Prime Video dal 17 novembre. Anzi, è più Marcello Macchia che Maccio, che siamo abituati ad identificare con l’umorismo nonsense e grottesco delle sue parodie e dei suoi tanti personaggi. A 45 anni, il comico abruzzese ha deciso di essere un po’ più se stesso e di raccontarsi in gran parte nel personaggio di Ennio Storto, un uomo trattenuto e controllato, la cui vita - dalle funzioni corporali alle interazioni sociali - è regolata in tutto e per tutto dalla tecnologia, tanto che gestisce un negozio specializzato, ha un videoblog e utilizza internet e i social per mantenere le distanze dagli altri, sfruttando ad esempio quello che apprende sulle donne che rimorchia sulle app per sedurle e passare oltre. In questa vita così prevedibile e ordinata, nonostante la presenza di un fratello che è agli antipodi del suo modo di vivere e che rimpiange i bei tempi in cui erano ancora possibili le rivoluzioni, irrompe casualmente Viola, una ragazza bella e folle che vive sull’impulso e non è regolamentata come Ennio. Sarà proprio lei, portandogli a riparare un vecchio modem 56k che lo spedirà in un realtà parallela dove la tecnologia si è fermata al 1999, prima del fatidico Millennium Bug, che ha causato non pochi disastri, almeno in quel mondo. Sarà l’amore per Viola a spingerlo a fare di tutto per tornare a casa, con non poche sorprese e un incontro inaspettato in quel di Camerino (in provincia di Macerata).
Abbiamo incontrato Marcello Macchia/Maccio, co-regista, autore e interprete, assieme a Pietro Sermonti e alla sorprendente new entry Martina Gatti che, assieme a un gruppo di volti noti del mondo "capatondiamo", affiancano l’attore in questa nuova prova. Questa è la nostra video intervista coi tre, in cui siamo arrivati a parlare non sappiamo come di libri, social e giochi da tavolo, ma ci suggeriamo di continuare a leggere più sotto se volete capire esattamente di cosa parla Il migliore dei mondi e della molla che l’ha fatto nascere, anche nelle parole dei collaboratori di Maccio che hanno firmato con lui la regia, Danilo Carlani e Alessio Dogana.
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Ma cos’è (qual è) Il migliore dei mondi?
Innanzitutto Il migliore dei mondi è una commedia, e dunque si ride, ma come è consuetudine dei film firmati da Maccio Capatonda, si riflette molto sui temi e le suggestioni sprigionate dalla storia che Macchia e i suoi co-autori Carlani e Dogana (insieme formano il collettivo Senegal) hanno voluto raccontare. Rispetto ai precedenti lavori del comico, se non mancano le iperboli e i paradossi, sono assenti però i personaggi grotteschi a cui ci ha abituato. Se ridiamo è perché in fondo Ennio Storto è uno che ci somiglia, o è simile a molti di noi: dipendente dalla tecnologia che (forse) ha reso il nostro mondo migliore, ma totalmente incapace all’inizio di empatizzare con gli altri, vive in una bolla isolata, a prudente distanza di sicurezza dai sentimenti e dalle cose che fanno male. Quando si ritrova catapultato in un 2023 alternativo in cui esistono ancora le cabine telefoniche, Blockbuster e nessuno di quegli aggeggi infernali, da Alexa ai sensori di parcheggio a cui siamo assuefatti, va in crisi. Si accorge che non sa parlare con le donne e non c’è Wikipedia a venirgli in aiuto, che tutto è più faticoso. Grazie alla conoscenza di Martina, si abitua a pensare che forse questo mondo rimasto indietro nello sviluppo tecnologico non sia poi tanto male, ma ogni realtà ha il suo cupo rovescio della medaglia.
Ci sono molti toni e generi in Il migliore dei mondi, a cui hanno contribuito in fase di scrittura anche i complici storici Danilo Carlani e Alessio Dogana, che ci hanno raccontato l’origine del film che, come dice Carlani, corrisponde all’evoluzione artistica di Marcello Macchia, che ultimamente si è è allontanato dai personaggi più grotteschi per adottare un approccio più naturale e ha messo molto di suo in questo progetto. “Sono dieci anni che lavoriamo insieme, soprattutto in scrittura e regia e questa amicizia ci ha dato la possibilità di esplorare la sua vita personale e riportarla nella storia. Come ha detto lui stesso "Ennio sono io cinque anni fa’”. Rispetto al personaggio di Ennio Storto, che vive programmaticamente la sua vita al 40%, “gli abbiamo messo accanto un fratello, Alfredo, che vive al 180% in entrambi i mondi. E’ un film che parla di estremi e della ricerca del migliore dei mondi. Noi ovviamente non diamo una risposta o almeno lo speriamo. E’ stato bello anche lavorare con Pietro, che è stato una scoperta per noi perché ha avuto pocchissimo tempo per entrare nel progetto, dove ha sostituito al volo Giorgio Montanini che si è ammalato di polmonite a quattro giorni dalle riprese e siamo andati subito su di lui perché era un profilo che avevamo immaginato molto spesso”. Continua Dogana: “Il lavoro che in genere si fa in molto più tempo è stato compresso e lui è stato eccezionale, penso che lui si sentisse molto vicino il personaggio perché nella vita ha quest’anima rivoluzionaria, anarchica nel suo modo di essere. Ha fatto subito suo il personaggio, così com’è successo con Martina Gatti. Siamo stati fortunati a trovare degli attori che caratterialmente hanno sposato i loro ruoli e abbiamo lavorato in modo entusiasmante con loro, quasi una magia”.
Sulle svolte narrative del film, Carlani dice: “Volevamo costruire un viaggio fantastico, con una prima parte con un personaggio bloccato, incapace di esprimere le proprie emozioni e una storia che poi precipita anche come ritmo sempre di più”, “modificando" – gli fa eco Dogana – "anche il linguaggio registico e l’utilizzo della macchina da presa. Siamo sempre più mossi e andiamo sempre più in un mondo meno statico”: Anche se il film non condanna assolutamente la tecnologia, nelle intenzioni degli autori c’era anche quella di descriverne oggettivamente in rischi e gli abusi, soprattutto per qualche persona (“probabilmente Ennio negli anni Settanta sarebbe stato dipendente dall’eroina così come lo è oggi dal mondo digitale”) . "Noi abbiamo avuto la fortuna di vivere questo passaggio e abbiamo raccontato con onestà il mondo di Ennio, avendo vissuto entrambi, il prima e il dopo. Per questo abbiamo potuto raccontarlo senza aggiungere elementi fantastici, magici o iperboli”.
Da oggi 17 novembre su Prime Video potete vedere Il migliore dei mondi e decidere quale sia per voi la situazione ideale, mentre seguite l'avventura di Ennio Storto.