Il cinema francese convince al Torino Film Festival 2016
Ancora buone notizie, siano fratelli coltelli a Pigalle o padri scoperti solo dopo trent'anni.
Mentre la pioggia e il cattivo tempo continuano a imperversare, provocando in provincia inondazioni, il Torino Film Festival ha messo in campo tutto il suo torrenziale programma fatto di undici sale che incessantemente, dalla mattina alla sera, proiettano film. Il trionfo dell’appassionato, ma anche fonte di qualche frustrazione per l’impossibilità di seguire tutto. Proseguiamo la nostra perlustrazione con altri titoli, come l’ennesima pellicola francese di ottimo livello: Le Fils de Jean di Philippe Lioret, di cui alcuni anni fa abbiamo visto anche dalle nostre parti Welcome, con Vincent Lindon.
È la storia di un trentenne dalla vita professionale piuttosto noiosa, separato e con un figlio, che riceve una telefonata da un uomo che gli annuncia la morte del padre, di cui non ha mai saputo niente. Decide di partire, da Parigi a Montreal, in Canada, per conoscere due fratelli mai conosciuti e partecipare al funerale. La semplicità la fa da padrone, nel senso più nobile del termine, in un film delicato e profondo, che scava nella capacità del tempo di levigare, ma anche accentuare, i rancori famigliari. Una bella storia di un padre e un figlio, impreziosita dalle performance sontuose dei due protagonisti: il canadese Gabriel Arcand e Pierre Deladonchamps, anche questa volta finito in riva a uno lago immerso nella campagna come nel film che l’ha lanciato, Lo sconosciuto del lago.
Come molte altre volte in questo festival, la commozione irrompe sincera.
Restando in Francia, notevole è l’esordio della coppia Ekoué e Hamé, parte del gruppo hip hop La Rumeur. Si intitola Les Derniers Parisiens ed è scritto dai due, francesi di seconda generazione, così come i due protagonisti del film, due fratelli algerini che si contendono un bar del quartiere parigino di Pigalle. Sono i due ultimi parigini, come dice il titolo, riferito a un quartiere che ha difficoltà a resistere all’invasione di un’omologazione vetrina per turisti. Sono diversi, il più grande vuole trasferirsi in campagna nel sud, farla finita con la sua vita in città, con la gente che crea risse nel locale, con gli stravizi di chi ha fatto di tutto per “diventare parigino”, come gli rinfaccia il fratello minore, in libertà vigilata, cresciuto con la zia nelle banlieu fuori della metropoli, pieno di voglia di fare il tragitto opposto, di vivere la notte, aprire un locale in cui si balli, “vedere la gente respirare, ballare, divertirsi”.
Un film di strada su due persone che vogliono dare una svolta alla loro vita, muovendosi fra piccola criminalità e sogni infranti, cercando di fare le cose per bene una buona volta. Vengono rimbalzati sempre e comunque, ma non si perdono d’animo, si perdono e ritrovano, anche se da lontano. Un legame famigliare ha la forza di un rifugio, mentre intorno gli amici tradiscono o si disinteressano. Con una colonna sonora elettronica molto azzeccata, i nostri ultimi parigini popolano un film sincero e appassionante, in cui ancora una volta Reda Kateb si muove con maestria, dimostrando di essere uno dei volti più interessanti del nuovo cinema francese. Ekoué e Hamé raccontano strade, volti e storie che conoscono bene, e stupiscono in positivo. Piccolo ruolo per Mélanie Laurent.
Miles Teller ha messo su i muscoli d’ordinanza per interpretare un pugile nel film di Ben Younger Bleed for this, basato sulla vita del campione del mondo dei pesi leggeri e superwelter Vincenzo Edward Pazienza, meglio noto come Vinny Paz. Dopo le botte sublimate di Whiplash, Teller affronta uno dei riti di passaggio dell’attore di successo, al fianco di Aaron Eckhart. Piuttosto tradizionale nello svolgimento, dipendente dall’interpretazione appassionata del suo protagonista, Bleed for this si fa notare per la storia davvero incredibile vissuta da Pazienza, una delle risalite più inattese della storia dello sport. Infatti il pugile di Providence, due volte campione del mondo, subì un incidente di macchina quasi mortale, provocandosi la rottura del collo. “Non potrai più tornare a camminare”, fu la tremenda diagnosi del medico, smentita dalla caparbietà di Pazienza che, con l’aiuto dell’allenatore interpretato da Eckhart, tornò sul ring a soli 12 mesi di distanza dall’incidente che avrebbe dovuto segnare la fine della sua carriera.