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Il bizzarro - e inquietante - mondo di Shia LaBeouf tra plagi e stupri subiti

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Le ultime mirabolanti rivelazioni dell'attore che ha fatto dell'umiliazione di sé una surreale opera d'arte.


Già sappiamo che non ne potete più di sentir parlare di Shia LaBeouf per le sue performance non artistiche (e forse anche per quelle) ma noi restiamo ogni volta sinceramente affascinati e divertiti dal fatto che stia provando a trasformare un suo evidente disagio psicologico in un'opera d'arte.

Non staremo qua a riassumere tutta la storia del plagio del suo cortometraggio HowardCantour.com dalla graphic novel di Daniel Clowes da cui tutto è partito. Fatto sta che da allora Shia non ha smesso un attimo di umiliarsi e scusarsi pubblicamente, tanto che l'hashtag #Iamsorry comprende ormai numerose attività.

Neanche un mese dopo aver discusso con Jimmy Kimmel delle sue intemperanze da ubriaco in un teatro di Broadway durante una rappresentazione di Cabaret, LaBeouf torna a fa parlare di sé nel modo più eclatante. Ha infatti rivelato che durante una performance artistica chiamata proprio I Am Sorry, svoltasi nel febbraio scorso, sarebbe stato stuprato da una spettatrice.

I fatti si sarebbero svolti in questo modo: l'attore doveva restare assolutamente immobile su un tavolo con un sacchetto in testa (quello con la scritta “non sono più famoso”) mentre gli spettatori potevano interagire con lui in vari modi, a parole o usando anche oggetti messi a disposizione dagli organizzatori. Tra questi, si dice, c'era una frusta. E a questo punto lasciamo la parola a Shia:

“Una donna è venuta col suo ragazzo, che era fuori dalla porta quando questo è successo, mi ha frustato le gambe per 10 minuti e poi mi ha spogliato e ha iniziato a stuprarmi. Poi è andata via col rossetto tutto sbaffato dal suo ragazzo che l'aspettava e che immagino sia rimasto ferito dalla cosa. Non è stato bello. Non solo per me ma anche per il suo uomo. C'erano centinaia di persone in coda quando è uscita coi capelli scompigliati e il rossetto sbaffato. A peggiorare la cosa, c'era in coda la mia ragazza (Mia Goth, ndr) che era venuta a trovarmi, perché era San Valentino e io sono rimasto  nella galleria e ci ho dormito in un sacco a pelo per tutta la durata dell'evento e non ci vedevamo da cinque giorni. Non avevamo più parlato. Quindi questo ha ferito anche lei, visto che immagino che la notizia si è diffusa tra la gente in coda. Mancavano solo 25 persone alla fine quando lei è entrata e mi ha chiesto spiegazioni ma io non potevo parlare, quindi siamo rimasti lì seduti in silenzio con questo trauma inspiegato. Questo ha mandato a puttane il nostro San Valentino”.

Tutto questo Shia l'ha raccontato ad Aimee Cliff, una giornalista di Dazed, in una lunghissima conversazione via email, al termine della quale i due, con una telecamera in testa, si sono guardati in silenzio per un'ora. Testo e riprese sono poi stati condivisi su Vimeo.

Sulla questione del presunto stupro subito in silenzio da LaBeouf (cosa non si fa per l'arte!) il giornalista inglese ed ex direttore di tabloid Piers Morgan ha attaccato l'attore con una serie di tweet: “l'affermazione di Shia LaBeouf di essere stato “stuprato” è davvero patetica ed è un insulto per le vere vittime di stupro. Cresci un po', sciocco ometto. Un attore di Hollywood che sta seduto con un sacchetto di carta in testa e che non ha fatto niente mentre, dice, una donna lo violentava, non è stato violentato. La gente difende Shia LaBeouf. Il mondo è impazzito. Si è inventato un presunto stupro per farsi pubblicità a buon mercato”.

A difesa dell'attore sono allora intervenuti gli organizzatori della performance, l'artista inglese Luke Turner e la finlandese Nastja Säde Rönkkö, che sostengono di aver allontanato la donna non appena si sono resi conto di cosa stava succedendo.

Comunque, mentre gli echi di questa storia andranno avanti per un pezzo, c'è da dire che non ci sono state solo violenze durante la performance, come ha raccontato l'attore. “Alcune persone mi toglievano il sacchetto dalla testa, mi guardavano negli occhi, si facevano un selfie e se ne andavano. Quello era terribile. Qualcuno mi ha preso per mano e ha pianto con me. Alcuni mi dicevano di farla finita e comportarmi da uomo. Alla fine mi sono sentito amato. Comunque fosse è stato bellissimo. Mi ha travolto. Non ho mai fatto esperienza di tanto amore, empatia, umanità e comprensione”.

E pazienza se qualcuno ne ha approfittato, verrebbe da aggiungere.

Tutte queste emozioni non impediscono comunque all'attore di continuare a lavorare. Dopo Fury, è infatti impegnato al momento sul set del nuovo film di Dito Montiel, Man Down.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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