Grazie Ragazzi: il grido di libertà di Antonio Albanese, che porta l'arte nel luogo della lunga attesa
Arriva oggi al cinema con Vision Distribution Grazie Ragazzi, la nuova commedia di Riccardo Milani con protagonista Antonio Albanese, che si improvvisa maestro di recitazione di un gruppo di detenuti. Inno al potere salvifico dell'arte, il film è un invito a cercare la scintilla del cambiamento.

- La trama di Grazie Ragazzi
- Il premiato trailer di Grazie Ragazzi
- Con la cultura non si mangia ma si è più felici
- Il carcere
- Antonio Albanese e solo Antonio Albanese
Squadra che vince non si cambia per Riccardo Milani e Antonio Albanese, che insieme a Paola Cortellesi hanno comicamente messo a confronto centro e periferia in Come un gatto in tangenziale e Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto, dopo aver dato voce a un coppia prossima al divorzio in Mamma o Papà?.
In Grazie Ragazzi ci sono soltanto il regista e l'attore, visto che la storia che il film racconta è al maschile, essendo ambientata in un carcere. Dietro le sbarre troviamo, fra gli altri, Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini e Andrea Lattanzi, ognuno alle prese con un romanesco autentico e dialoghi comici al punto giusto, perché il film ha anche un coté, se non malinconico, certamente poetico, in accordo con il "gioco" di Antonio Albanese. Infine ci sono Nicola Rignanese, Sonia Bergamasco - anche lei della squadra del Gatto in tangenziale 1 e 2 - e Fabrizio Bentivoglio, che ne La lingua del Santo univa le forze proprio con Albanese per rubare una preziosa reliquia dalla basilica del Santo a Padova.
La trama di Grazie Ragazzi
Grazie Ragazzi è tratto dalla commedia francese Un anno con Godot, scritta da Emmanuel Courcol e Thierry de Carbonnières, diretta da Emmanuel Courcol e liberamente ispirata alla vera storia di Jan Jonson. Costui era un attore di scarso successo che, nella Svezia di metà anni Ottanta, fu chiamato a tenere un corso di teatro in una prigione. Il suo alter ego italiano di finzione è lo squattrinato e disoccupato Antonio, che accetta da un vecchio amico un'offerta di lavoro piuttosto insolita: gestire un laboratorio teatrale all'interno di un penitenziario. Inizialmente scettico, l'uomo troverà una squadra talentuosa e riscoprirà l'amore per la recitazione. Il film è una produzione Palomar, Wildside e Vision Distribution, ed esce al cinema il 12 gennaio con Vision Distribution.
Il premiato trailer di Grazie Ragazzi
Qualcuno dice che se è un film è bello, lo si capisce già dal trailer, ma la verità è che ogni tanto le aspettative vengono deluse. Non è il caso di Grazie Ragazzi, che comunque ha vinto il Premio Box Office per il miglior trailer alle Giornate Professionali di Sorrento 2022. Il riconoscimento è meritato, non fosse altro che per la breve scena d'apertura, nella quale Antonio doppia, al fianco di una donna, un film a luci rosse, recitando senza il minimo trasporto. Nelle immagini promozionali, Antonio Albanese si muove fra divertimento e stupore, e alla sua cultura di teatrante fa da contraltare la genuinità dei carcerati.
Con la cultura non si mangia ma si è più felici
Grazie Ragazzi prosegue il discorso sull'arte e sulla cultura cominciato da Riccardo Milani in Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto, nel quale il personaggio di Giovanni (Albanese) cercava di portare la cultura in periferia e si scontrava con lo scetticismo di Monica, convinta del contrario. Monica, però, si rendeva pian piano conto di quanto una chiesa, una fontana, un monumento o un film proiettato su un grande schermo e davanti a un pubblico potessero addolcire la vita e insegnare qualcosa. Qui il rapporto fra arte e vita si fa più stretto, e la prima mostra il suo potere liberatorio diventando una questione di sopravvivenza, l'antidoto a quell'attesa interminabile che è l'essenza stessa e la maledizione della cattività. I detenuti aspettano e aspettano, sognando un "fuori" che probabilmente non li accoglierà a braccia aperte, perché il mondo è cambiato mentre loro contavano gli anni, i mesi, le settimane e i giorni. Fortunatamente Antonio decide di riempire il tempo sospeso di Damiano, Ettore, Aziz, Diego e così via e, non a caso, sceglie di mettere in scena "Aspettando Godot", pièce simbolo del Teatro dell'Assurdo interamente costruita intorno a un'attesa. Ma se nell'opera di Samuel Beckett c'era una grande disperazione, nel film di Milani la convinzione che tutto sia perduto si stempera, e allora la routine acquista un significato e l'indolenza arretra dinanzi a un obiettivo comune da raggiungere. L'arte, insomma, è libertà, e la libertà, come diceva Giorgio Gaber, è partecipazione. I personaggi del film si interrogano sul senso della vita proprio come Vladimiro ed Estragone, e partecipano alla comune ricerca della scintilla capace di innescare il cambiamento.
Il carcere
Era da diverso tempo che Riccardo Milani desiderava ambientare un film in carcere. Il regista aveva presentato alcuni dei suoi lavori in uno o più penitenziari, rimanendo piacevolmente colpito dalle attività inclusive in cui erano coinvolti i detenuti. Milani, come ogni buon narratore di storie, ha fatto un meticoloso lavoro di ricerca e ha parlato con le persone che lavorano in una prigione. Per questo in Grazie Ragazzi ci sono anche le criticità del carcere, ma il film è tutt'altro che cupo, perché la realtà viene osservata e restituita attraverso la lente deformante della commedia, che più di altri generi riesce a rendere il particolare universale ed è in continuo mutamento.
La grande esigenza di verità ha inoltre spinto Riccardo Milani a girare non in un teatro di posa ma all'interno del carcere di Rebibbia e di quello di Velletri, dove il regista ha incontrato detenuti disponibili e collaborativi e dove ha osservato da vicino i laboratori teatrali.
Antonio Albanese e solo Antonio Albanese
Grazie Ragazzi è un film sul mestiere dell'attore, in cui c'è tanto cuore, e sul teatro, che quel cuore lo riscalda e lo fa palpitare. Per questo il ruolo di Antonio non poteva che andare ad Antonio Albanese, che ha cominciato proprio dal palcoscenico, dove ha reso intramontabili personaggi come Epifanio Gilardi, Ivo Perego, Alex Drastico e altri ancora. Milani lo ha voluto nel film fin dal primo momento, come ci ha tenuto più volte a spiegare:
Con Antonio abbiamo sempre avuto un'attenzione comune a un tipo di commedia civile e sociale e con temi importanti da affrontare, che abbiamo sempre cercato di trattare con misura. Ho pensato subito ad Albanese. Antonio ha sempre avuto nel suo lavoro un particolare e significativo uso del corpo, un'anima in grado di accostarsi ai personaggi che incontra. Lavorare con Albanese è sempre bello, mi piacciono la sua assoluta onestà intellettuale, la sua grande passione e il suo rispetto per gli attori: quando deve costruire determinate azioni ed emozioni, un attore può anche fare da solo, ma, se si trova in sintonia con il suo regista e con quello che li circonda, tutto diventa più facile…
Quanto ad Antonio Albanese, anche per lui era importantissimo trascorrere del tempo in un carcere per osservarne regole e dinamiche. L’impatto è stato intenso ed emozionante:
Quando si interpreta un personaggio di spessore come Antonio, si cerca di sentire come lui e di diventare lui, e il crescendo che c'è stato con gli attori nei ruoli di detenuti è diventato sempre più interessante da un punto di vista umano. A un certo punto mi sono dimenticato che Vinicio, Giacomo, eccetera fossero dei professionisti scritturati come me, mi rapportavo a loro come se fossero dei veri reclusi e questo è potuto accadere perché erano tutti molto talentuosi e credibili, e perfettamente in sintonia con la storia che stavamo portando in scena. Sono stati tutti molto bravi a "tatuarsi" addosso la disperazione del contesto carcerario.
C'è un'altra ragione per cui Albanese e soltanto Albanese poteva interpretare Antonio. Quando, dopo aver fatto l'operaio, ha scoperto il teatro, la sua vita ha subito una rivoluzione. Diventando uno, due o dieci personaggi anche lontanissimi da lui, l'attore si è trasformato in un uomo migliore.