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Festival di Cannes 2008 - La sesta giornata

Oltre a Indiana Jones a Gomorra, nella giornata di ieri a disposizione di pubblico ed addetti ai lavori di tutto il mondo presenti a Cannes c’erano anche il giapponese Tokyo Sonata di Kurosawa Kiyoshi e la versione definitiva di uno dei film più stranianti di Wong Kar-Wai, Ashes of Time. In concorso oggi invece è stato il turno dei fra...


Festival di Cannes 2008: La sesta giornata

Finora è stata di sicuro Un certain regard la sezione della selezione ufficiale del 61esimo Festival di Cannes che ha offerto il livello qualitativo più elevato - o meno basso, a seconda dei punti di vista.
Conferma ne è stata anche la presentazione del nuovo film di uno dei registi più noti ed importanti del J-Horror nipponico, Kurosawa Kiyoshi. Ma Tokyo Sonata, ultima fatica del regista, non è un film dell’orrore. Si tratta invece di un melodramma familiare che racconta la storia di un dirigente ammistrativo di una grande azienda che viene improvvisamente licenziato: per orgoglio, l’uomo non avrà il coraggio di confessare alla moglie e ai due figli di aver perso il lavoro, ma farà finta che nulla sia accaduto, cercando allo stesso tempo con disperazione un modo per sbarcare il lunario. La sua condizione avrà però delle ripercussioni non indifferenti nei suoi rapporti con la famiglia, proprio mentre il maggiore dei figli vuole arruolarsi nell’esercito statunitense ed il piccolo – dopo l’iniziale rifiuto del padre – inizierà a prendere di nascosto lezioni di piano scoprendo di essere un piccolo prodigio della musica.

Elegante per la sua semplicità e le sue geometrie nella confezione, Tokyo Sonata è un film di grande efficacia, che riesce a raccontare le vicende di quattro individui e del nucleo familiare che compongono senza mortificare o semplificare le soggettività in nome dei rapporti interpersonali, e che contemporaneamente è un violentissimo atto d’accusa su moltissimi aspetti della cultura e della società giapponese.
Colpisce in particolare il rigore e la dignità che Kurosawa regala ad ognuno dei suoi protagonisti (tutti ugualmente importanti), senza cadere nella trappola del giudizio sui loro gesti e sulle loro azioni: ne risultano personaggi di grande spessore (con l’eccezione forse del meno riuscito fratello maggiore), che si fanno forti di interpretazioni di impressionante livello, su tutte quella di Kagawa Teruyuki, che interpreta il padre.
Pur non perfetto, con qualche scivolata inefficace qui e lì, Tokyo Sonata è comunque innegabilmente un film di alto livello, minimalista ma potente, che riesce persino a commuovere in un finale trattenuto e lontanissimo dalla retorica, nel quale il piccolo prodigio del piano esegue la splendida Sonata al chiaro di luna di Claude Debussy.

A Cannes poi nella giornata di ieri ha fatto la sua apparizione anche Wong Kar-Wai, accompagnato dal fido Christopher Doyle e da buona parte del cast di Ashes of Time Redux, presentato Fuori Concorso.
Girato nel 1992, Ashes of Time è considerato pressoché universalmente il primo capolavoro di Wong, che ha deciso di realizzarne un “reworking” che comprende un nuovo montaggio da lui supervisionato e la restaurazione del master in pessimo stato finora disponibile. Ma revisioni di montaggio a parte, difficili da individuare a tanti anni dalla prima visione, va detto che anche a dispetto del tempo trascorso e dell’evoluzione del linguaggio cinematografico, Ashes of Time non ha perso un briciolo della sua dirompenza.

Rivoluzionando il wuxiapian ed il cinema di Hong Kong in generale attraverso una complessa operazione di astrazione e sperimentalismo applicata a trama e forma, Wong ha realizzato un film che lascia attoniti ed ipnotizzati.
La trama, volutamente intricatissima e quasi intangibile, è solo un pretesto per Wong per raccontare quello che gli sta a cuore, ovvero le dinamiche dell’Amore e del Sentimento, attraverso le vicende incrociate e sovrapposte di personaggi maschili e femminili che si potrebbe arrivare a dire rappresentino semplicemente l’Uomo e la Donna in tutte le loro complesse varianti.
Ma ancor più dell’ermetica poesia narrativa di Wong, Ashes of Time Redux lascia letteralmente sbalorditi per una struttura formale e visiva che raggiunge vette di complessità e bellezza davvero straordinarie, e che ancora oggi può essere definita positivamente e riuscitamente sperimentale.
Ostico e volutamente spiazzante, Ashes of Time è uno di quei film per i quali la visione può tranquillamente essere definita un’esperienza, una di quelle da fare.

La visione de Le silence de Lorna è invece un’ “esperienza” di quelle alle quali si vorrebbe poter rinunciare. Amatissimi da Cannes, i fratelli Dardenne tornano in Concorso con la storia di una ragazza albanese (la Lorna del titolo) che ha sposato un giovane tossicodipendente per ottenere la cittadinanza belga. Il piano, suo di un tassista che “organizza” matrimoni del genere, è quello di eliminarlo poi con un’overdose, ma Lorna cercherà – inutilmente – di far cambiare idea ai suoi complici, essendosi affezionata (forse innamorata) del ragazzo che nel frattempo si era anche disintossicato.
Va ammesso che Le silence de Lorna è un film assai meno irritante del precedente L’enfant, ma è altrettanto vero che ci voleva assai poco.
I Dardenne rimangono (purtroppo) coerentemente fedeli al loro stile, ripetendo per l’ennesima volta strutture e dinaniche stranote e ripetute, abusando del naturalismo e tratteggiando come loro costume personaggi che dovrebbero trasudare umanità e fragilità e che invece suscitano solo fastidio per la loro inutilità e la loro sostanziale ignavia.

Restando all’interno del programma odierno, nota di demerito per l’opera prima De Ofrifillinga, firmata dal giovane svedese Ruben Östlund, arrogantella e noiosissima. Se le storie incrociate del film (protagonisti n’attrice in viaggio su un bus, due 14 anni che giocano a fare le provocatrici, una famiglia riunita per festeggiare il padre, un 30enne in gita con gli amici e una maestra elementare) volevano avere un tono leggero ma “morale” il bersaglio è stato mancato del tutto, visto che risultano al contrario pesanti e financo moraliste.

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