David di Donatello, i 15 documentari in gara, tra sguardi sull'estero, ritratti storici e realtà sociali
Sono quindici le opere che si contendono il Premio David di Donatello – Cecilia Mangini 2025, scelte tra le 153 iscritte al concorso. Si va dai ritratti storici come quelli per Eleonora Duse ed Enrico Berlinguer. all'attualità internazionale, in Ucraina o Libano. Quali saranno le cinque nomination?

Sono stati comunicati i titoli dei quindici documentari in gara per il premio David di Donatello - Cecilia Mangini 2025: tra di essi saranno selezionati i cinque finalisti. L'annuncio arriva da Piera Detassis, Presidente e Direttrice Artistica dell'Accademia del Cinema Italiano - Premi David di Donatello, in accordo con il Consiglio Direttivo, mentre la selezione è stata portata avanti da Marco Bertozzi, Maria Bonsanti, Carlotta Cristiani, Irene Dionisio, Alberto Fasulo, Ilaria Fraioli, Pinangelo Marino e Alessandro Zanon. I 15 film sono il risultato di una preselezione tra le ben 153 opere iscritte, in un fermento creativo che per l'Accademia mostra "un'Italia lontana dagli stereotipi". Su quindici lavori, nove sono firmati da registe.
15 i documentari in gara per il David di Donatello - Cecilia Mangini 2025
Qual è stato il criterio scelto per il difficile compito di ridurre a circa 1/10 le oltre 150 opere presentate? La commissione selezionatrice scrive: "Ci ha guidato un’idea molteplice di rappresentanza: da un lato l’importanza di valutare la qualità dei singoli film, dall’altro la necessità di offrire piena luce alla vasta articolazione del documentario italiano".
Lo sguardo sulla situazione internazionale è garantito da: A Man Fell di Giovanni C. Lorusso (storia di un ospedale abbandonato libanese), Lirica Ucraina di Francesca Manocchi (la giornalista racconta il conflitto), The Flats di Alessandra Celesia (il conflitto nordirlandese degli anni Ottanta raccontato da un testimone, a Belfast), The Strong Man of Bureng di Mauro Bucci (storia di un ex-soldato del Gambia, emigrato in Europa, costretto di nuovo in patria dal Coronavirus).
Eminenti figure della storia e della vita civile sono al centro di altre opere: Duse, The Greatest di Sonia Bergamasco (sulla celebre attrice-icona Eleonora Duse), Liliana di Ruggero Gabbai (sulla senatrice a vita Liliana Segre, testimone della Shoah), Prima della fine: gli ultimi giorni di Berlinguer di Samuele Rossi (sul segretario del Partito Comunista Italiano, deceduto nel 1984).
Aspetti precisi delle realtà locali italiane vengono approfonditi da: Il cassetto segreto di Costanza Quatriglio (la storia della Sicilia attraverso gli occhi del giornalista padre della regista); Tempo d'attesa di Claudia Brignone (donne in gravidanza si confrontano nel parco del Bosco di Capodimonte); Tineret di Nicolò Ballante (storia di un ragazzo moldavo alla periferia di Roma); Valentina e i Muostri di Francesca Scalisi (un villaggio rurale siciliano è sfigurato dalle antenne militari americane, i MUOS appunto).
Tematiche sociali sono invece esplorate da Quir di Nicola Bellucci (su una bottega palermitana, riferimento per la comunità LGBTQI) e da Real di Adele Tulli, che si propone di approfondire la "trasformazione dell'esperienza umana nell'era digitale".
Opere più personali sono Amor di Virgina Eleuteri Serpieri (confronto con la memoria della propria madre, morta suicida a Roma) e L'occhio della gallina, dove la regista Antonietta De Lillo racconta la sua carriera, segnata da un contenzioso giudiziario che l'ha messa a repentaglio.