Cime tempestose, Margot Robbie dice di no a Netflix in nome del cinema, rinunciando a un sacco di soldi
L'interprete/producer Margot Robbie, in accordo con la regista Emerald Fennell, ha rifiutato un'offerta da capogiro di Netflix per il loro Cime tempestose, preferendo un'uscita cinematografica con la Warner, che però ha offerto molto meno del colosso streaming.
Fino a qualche anno fa, specialmente a cavallo del Covid, sembrava che le piattaforme streaming fossero il futuro, e che il cinema dovesse cedere il passo anche ai grandi nomi: pararasando Mark Twain, "la notizia della morte del cinema è stata grandemente esagerata", se Margot Robbie ed Emerald Fennell, rispettivamente interprete / coproducer e regista del prossimo Cime Tempestose, hanno detto di no a Netflix. Ma non tanto a Netflix, quanto ai soldi che il colosso dello streaming aveva offerto per assicurarsi il nuovo veicolo per la star di Barbie. Hanno scelto la Warner Bros. per arrivare al cinema, con una distribuzione regolare... e per molti meno soldi. Leggi anche Margot Robbie: "Vendere gin è più facile che vendere film", inaugura la sua etichetta
Margot Robbie ed Emerald Fennell rinunciano a 150 milioni di Netflix per portare Cime tempestose regolarmente al cinema
Variety racconta una storia interessante. Il progetto del nuovo adattamento di Cime tempestose, sul set da inizio 2025, faceva molto gola a diverse major: interpretato e coprodotto da Margot Robbie (già dietro al trionfo di Barbie, con lo stesso doppio ruolo) e diretto da Emerald Fennell, l'attrice ora regista rivelazione con Una donna promettente e Saltburn. Netflix si sentiva sicura, partecipando alla gara con un'offerta da 150 milioni di dollari per aggiudicarsi il film. Come ha confermato una fonte che ha scelto l'anonimato, i dirigenti del colosso dello streaming sono rimasti stupefatti quando Robbie e Fennell hanno scelto invece la Warner Bros., che ha messo sul piatto "solo" 80 milioni. Un gesto apparentemente autolesionista da parte di una star come Robbie, che è anche un'imprenditrice, ma motivato da un desiderio: la Warner offriva una regolare uscita cinematografica con relativo marketing. Netflix come si sa usa le uscite in sala solo come volano per la piattaforma, un "contentino" di finestre limitate utili solo a farsi pubblicità, perché il cinema - come è stato ribadito di recente anche dai piani alti - non rappresenterà mai il focus dell'azienda.
Si discute adesso di quale effetto domino possa avere questo colpo di scena, che scambia la sicurezza dei soldi subito con una scommessa e una questione di principio: Greta Gerwig, guardacaso complice proprio di Margot per Barbie, è da settimane impegnata in un braccio di ferro con Netflix, affinché il suo Narnia passi addirittura per l'IMAX. A loro volta i dirigenti IMAX sarebbero molto interessati, però non accettano commercialmente di essere considerati mera "vetrina" di Netflix, vorrebbero uno sfruttamento regolare del film nelle loro sale.
Con Barbie e Oppenheimer che l'anno scorso hanno portato a casa rispettivamente 1.447.000.000 e 975.600.000 dollari (fonte Boxofficemojo), il cinema è men che mai secondo allo strapotere dello streaming. E il tempo delle piattaforme come rifugio sembra terminato. Margot si unisce alla crociata avviata ancora prima da Tom Cruise, che si oppose con tutte le sue forze allo spostamento in streaming di Top Gun: Maverick, preferendo il rinvio dell'uscita in sala: decisione a dir poco saggia.