Bridget Jones's Baby: il film in cui Renée Zellweger non sembrava più lei
Storia delle polemiche sterili che hanno accompagnato i ritocchi estetici a cui l'attrice, come ogni essere libero che si rispetti, ha voluto far ricorso dopo i primi anta.
- Renée sente un conversazione che la riguarda in metropolitana
- La perfidia dei giornali
- La risposta di Renée
Diciamolo subito, Bridget Jones's Baby è la degna e felice conclusione di una trilogia cinematografica che ha lasciato il segno nella storia delle commedie britanniche con protagoniste femminili un po’ sfortunate in amore. Il film non è assolutamente inferiore al secondo capitolo Che pasticcio, Bridget Jones!, che anzi supera per arguzia e caratterizzazione dei personaggi, e non a caso dietro la macchina da presa c'è nuovamente Sharon Maguire. La sceneggiatura è comunque di Helen Fielding, autrice di romanzi della fortunata saga, e anche se manca il personaggio di Daniel Cleaver (l'avversario di Mark Darcy con il volto di Hugh Grant), Patrick Dempsey lo sostituisce degnamente come secondo nuovo pretendente di Bridget, dimostrando di non essere solo una faccia da serie tv (lo strafamoso Dottor Stranamore di Grey's Anatomy) e di possedere una maggiore scioltezza rispetto al rigidino seppur affascinantissimo Colin Firth, che con la mezza età ha guadagnato in beltade.
A chi ha visto e rivisto i primi due film della serie, non sarà sfuggito che Bridget è dimagrita, il che va benissimo, del resto un personaggio può tranquillamente scegliere un'alimentazione più sana a un certo punto della propria vita, evitando l'abuso di alcool e di schifezze. La signorina Jones, inoltre, essendo una donna in carriera, ha dovuto perdere un paio di taglie, e pure qui nulla da discutere, e comunque per un attore ingrassare e dimagrire in continuazione non è proprio sano (pensate al povero Tom Hanks che dopo Cast Away si è ammalato di diabete), e quindi ben venga il desiderio di Renée Zellweger di non ricominciare a divorare dolciumi e cibo spazzatura. Tuttavia, c’è qualcos'altro di diverso nell’attrice in Bridget Jones's Baby: il suo volto, cosa che ha scatenato moltissime polemiche. Le proteste sono cominciate ben prima dell'anno di uscita del film (il 2016) e francamente le troviamo stupide. Ognuno ha diritto di fare ciò che vuole del proprio viso e del proprio corpo, e la qualità del film, oltre all'incasso stellare, ci sembrano già di per sé una bella lezione per le malelingue.
Renée sente un conversazione che la riguarda in metropolitana
La querelle sulla chirurgia plastica sul viso di Renée Zellweger è iniziata nel 2014 quando l'attrice fu fotografata su un red carpet. Era diversa dal solito e, soprattutto in Inghilterra, scoppiò l'inferno. In molti cominciarono a spettegolare e i commenti cattivi arrivarono all'orecchio della stessa Renée. Accadde a bordo del vagone di una metropolitana di Londra, dove alcune persone stavano discutendo della malsana abitudine delle star di Hollywood di rendersi irriconoscibili ricorrendo al bisturi. Un uomo seduto accanto all'attrice si mise a parlare proprio di lei con due donne, dicendo: "Le signore di Hollywood sono stupide, specialmente Renée Zellweger. Ma come può essersi rifatta fino a questo punto? Come si fa a sottoporsi alla chirurgia estetica pensando che noi non ce ne accorgiamo? Non sembra più lei, e non può pensare certo di andare da qualche parte e sembrare quella che è sempre stata". Povera Zellweger! Colpita e affondata, direbbe qualcuno. Arrivata alla sua fermata, la nostra Bridget Jones si avvicinò alle porte e il maligno individuo la riconobbe. "Mio Dio!" - esclamò. Ma lei non è…? Sì che è lei. Mio Dio, ma lei somiglia a come è sempre stata". "Buffo, no, come vanno le cose?" - rispose l’attrice, che tuttavia non uscì dalla metropolitana di ottimo umore.
La perfidia dei giornali
A prendere di mira Renée Zellweger non è stata solamente la gente comune. Perfino i giornalisti l'hanno stigmatizzata per quelli che ai nostri occhi appaiono come dei legittimi ritocchi in un mondo nel quale, crudelmente, giovinezza fa rima con bellezza. Stupisce però apprendere che fiumi d'inchiostro siano stati versati non solo sui soliti tabloid, ma anche su autorevoli testate di informazione cinematografica. Nel 2016, a scrivere sull'argomento è stato Owen Gleiberman di Variety. In un lungo articolo, il giornalista raccontava di aver visto il trailer di Bridget Jones's Baby e di essere rimasto di sasso.
"Le celebrity" - scriveva - come ogni altra persona, hanno il diritto di avere l'aspetto che desiderano, ma i personaggi che interpretano diventano parte di noi. Ho immediatamente avuto la sensazione che mi avessero rubato qualcosa". Fin qui nulla di male, ma poi l’articolo diventava un pamphlet intriso di moralismo e un po’ cattivello. Gleiberman riteneva che, se davvero Renée Zellweger aveva fatto ricorso alla chirurgia plastica, il suo gesto era da considerarsi estremamente triste, proprio perché la sua bellezza era sempre stata non da ragazza da copertina, ma più normale, spontanea, fresca. “Quando vedi una persona che ha smesso di somigliare e ciò che era prima” - continuava il giornalista - "non è necessariamente il risultato di un intervento di chirurgia plastica mal riuscito. E’ il risultato di una decisione, di un'ideologia, di un rifiuto di sé".
La conclusione dell’articolo di Owen Gleiberman era al vetriolo. Parlando di Bridget Jones's Baby, il nostro scriveva: "Spero che si riveli un film con Renée Zellweger invece che con un'attrice che sembra appena uscita da L'invasione degli ultracorpi".
La risposta di Renée
Profondamente offesa dalle accuse e dalle velenose parole dei suoi detrattori, Renée Zellweger si è sentita in dovere di rispondere. Si è difesa in vari modi, per esempio attraverso un articolo scritto di suo pugno sull'Huffington Post. Dicendo: "Non ho deciso di alterare il mio viso e di ricorrere alla chirurgia estetica sui miei occhi", l'attrice non ha esattamente negato di aver fatto ricorso a qualche aggiustatina, ma ha sottolineato il suo desiderio di non stravolgere il proprio aspetto. Criticando i tabloid, che si assicurano lettori parlando male delle persone famose, ha scritto: "Credo che ogni individuo abbia il diritto di prendere decisioni in merito al proprio corpo senza per questo dover essere giudicato". Dopodiché, intelligentemente, l'artista ha manifestato il proprio disappunto contro le moderne società, che ora più di prima giudicano le donne in base al loro aspetto esteriore: "Non è un mistero che nella storia del nostro mondo il valore di una donna sia stato giudicato dalle apparenze. Troppo magra, troppo grassa, si vede l'età che ha, è meglio bruna, cosce piene di cellulite, lifting da scandalo, calvizie incipiente, pancia e sederone, scarpe orribili, piedi orribili, sorriso orribile, mani orribili, vestito orribile, risata orribile: materiale da prima pagina che determina il valore di una persona e serve da parametro di giudizio in una società in cui possiamo esistere solo se veniamo accettati socialmente e professionalmente. Solo così evitiamo il ridicolo. Il messaggio che deriva da tutto ciò risulta problematico per le generazioni più giovani e scatena una serie di reazioni e atteggiamenti come il conformismo, il pregiudizio, il desiderio di accettarsi ed essere accettati, il bullismo e perfino la salute mentale".
Renée Zellweger parlava con lingua dritta - direbbe il personaggio di un western, e ricordiamoci che prima di Bridget Jones's Baby è stata ferma per 6 anni perché nessuno le offriva ruoli di spessore, come spesso accade alle attrici che hanno più di 40 anni. Meno male che poi per lei è arrivato Judy, che l’ha portata dritta all'Oscar per la migliore attrice protagonista, alla faccia dei pettegoli della metropolitana che non avranno mai nemmeno il democratico quarto d'ora di celebrità!