Avatar 2: perché bisogna vederlo assolutamente al cinema
Avatar: La via dell'acqua è arrivato al cinema: se il film vi interessa ma pensate di poter rimandare a un'uscita in streaming o in Ultra HD 4K, vi spieghiamo perché non vi conviene. Almeno la prima volta, va visto assolutamente in sala.
- Avatar: La via dell'acqua, la questione della spettacolarità
- Avatar: La via dell'acqua, l'High Frame Rate solo in sala
- Avatar: La via dell'acqua e il ritorno del 3D
E alla fine Avatar: La via dell'acqua è arrivato nelle sale italiane: ora che Avatar 2 è al cinema, i suoi fan si precipiteranno a vederlo, ma è anche probabile che oggigiorno qualcuno mediti di aspettare l'arrivo del film nello streaming, o in versione Ultra HD 4K più avanti. Se tenete però all'essenza dell'esperienza alla quale puntava Cameron, vi consigliamo di pensarci bene: almeno una prima visione, nel caso vi interessi, deve passare per la sala. Per ragioni tecniche e non soltanto artistiche. Leggi anche Avatar: La via dell'acqua, la recensione dell'ambizioso sequel di James Cameron
Avatar: La via dell'acqua, la questione della spettacolarità
Sicuramente, la sontuosità delle scene d'azione e il grande respiro delle inquadrature di Avatar: La via dell'acqua si giovano di una visione al cinema, però non insisteremmo troppo su questo punto. A essere onesti, non ne condividiamo la filosofia. Perché sicuramente Avatar 2 è spettacolare, ma la proiezione su grande schermo è in grado di esaltare tutti i lungometraggi, non solo i blockbuster epici. Anche un film intimista o una commedia possono avvantaggiarsi di una visione amplificata, con un sonoro avvolgente, consentendo a chi guarda di apprezzare dettagli che a casa potrebbero più facilmente andare persi. Certo, Avatar 2 sarà "più spettacolare al cinema", ma sarebbe bello se tutti dessimo questo per scontato. Proviamo ad andare oltre questo discorso.
Avatar: La via dell'acqua, l'High Frame Rate solo in sala
Una buona parte di Avatar: La via dell'acqua è girata in High Frame Rate, a 48fps: il film alterna i 48 fotogrammi al secondo ai classici 24, a seconda delle esigenze artistiche di una determinata sequenza. La conversione dei 48 in 24 per i formati casalinghi è semplice, più difficile è proporre i 48 visualizzati proprio come in sala: è un frame rate non standard per lo streaming e i Blu-ray / Ultra HD 4K, che paradossalmente avrebbero meno difficoltà con i 60. In teoria andrebbe proposto un video a 48fps per i monitor a refresh adattivo dei PC, in un contesto però da appassionati e su schermi piccoli: nella pratica, come accadde per Lo Hobbit di Peter Jackson, l'uscita digitale sarà probabilmente in 24fps omogenei. I 48fps in Avatar 2 servono ad amplificare la sensazione di presenza e realismo di alcune situazioni, non necessariamente coincidenti con le sequenze d'azione.
Avatar: La via dell'acqua e il ritorno del 3D
Sappiamo che questo punto sarà controverso, perché non tutti amano la proiezione 3D, a causa di una riduzione della luminosità o perché portano occhiali. Negli ultimi anni il 3D è andato scomparendo dalle proposte cinematografiche, però James Cameron ha deciso di continuare su quella strada con Avatar 2: in sé non è una tecnica rivoluzionaria, però in questo caso è la combinazione con l'High Frame Rate a fare la differenza e a garantire in un certo senso la quadratura del cerchio. Se l'obiettivo è simulare un' "iperrealtà" attraverso il cinema, la ricetta si muove bene in quella direzione. Sappiamo bene che il 3D è stato reso a portata dei nostri impianti home theater (con decrescente popolarità casalinga), però è anche vero che ottenere le stesse condizioni di luce e di immersione in salotto, a meno che non si abbia un televisore di grandissime dimensioni e un buio totale, non è facilissimo. Senza contare che, se si vuole guardare il film in 3D in famiglia, un numero cospicuo di occhiali inizia ad avere un costo che rende concorrenziale anche un biglietto appena più costoso per la sala.
Con questo non vogliamo dire che Avatar: La via dell'acqua perderà completamente di senso nella visione casalinga, ma non viverlo la prima volta com'è stato specificamente pensato sarebbe un peccato.