Zootropolis: il cartoon Disney presentato dai registi e dai doppiatori a Roma
Frank Matano, Diego Abatantuono, Teresa Mannino, Paolo Ruffini e Massimo Lopez accompagnano Rich Moore e Byron Howard.
Zootropolis, in uscita in Italia il 18 febbraio, è il 55° film d'animazione del canone Disney. Lo hanno presentato a Roma i registi Byron Howard e Rich Moore, insieme al producer Clark Spencer e ad alcuni dei doppiatori italiani (in ruoli secondari): Diego Abatantuono, Teresa Mannino, Frank Matano, Paolo Ruffini e Massimo Lopez.
L'idea del film, la storia della coniglietta Judy che decide di lavorare come poliziotta nella città di Zootropolis, abitata e gestita da animali antropomorfi, è partita da Byron. Ricorda classici Disney come Robin Hood e non è un caso: "Lo scopo è raccontare storie senza tempo all'altezza di quei vecchi design, aggiornandoci alla computer grafica, arricchendo però l'appeal del Classico Disney con una storia moderna", ci spiegano gli autori, "con un piede nella tradizione e l'altro nella modernità". Una situazione resa possibile dalla direzione ormai decennale di John Lasseter e Ed Catmull, ad interim boss anche della Pixar. Il producer Clark Spencer li loda: "Hanno levato la creatività dalle mani degli executive, abbiamo creato uno story trust, ci riuniamo e valutiamo le idee, riflettiamo su cosa ci piace e cosa non ci piace. Ora siamo tutti un grande team." I registi sono più netti: "Prima ancora siamo una famiglia". E' una tradizione di qualità, sulla quale Abatantuono, voce di un volpino un po' psicotico ("Mi avevano proposto un elefante"), ironizza: "Se hai figli, vedi gli stessi cartoni animati novanta volte, con quelli Disney non ti stanchi. Se fossero brutti, ti ammazzeresti."
Gli animali quindi come riflesso del contemporaneo, tra smartphone e nevrosi moderne che riescano a raccontare come siamo noi esseri umani. Senza fare troppi sconti: la città ideale di Zootropolis, dove dovrebbero convivere pacificamente tutti gli animali, prede e predatori, non si rivela poi così ideale come Judy pensava. Una presa d'atto figlia del realismo che c'è dietro la patina di divertimento: "Judy comincia ingenua, poi acquista maturità. Non cambia, diventa una versione migliore di se stessa, e capisce che un modo per cambiare davvero il mondo è essere la migliore persona possibile", ci dicono i registi. Anche per questo motivo "il finale è un finale vero, non è un happy end" (accontentatevi di questa frase, non vogliamo spoilerare!). Ha colto la serietà dell'assunto anche Teresa Mannino, voce di una buffa topo-ratto ("Mi somiglia, la tragedia è quella"), figlia di un mafioso piuttosto collaborativo: "Il messaggio è non farci accecare dalla paura".
Howard, Moore, il coregista Jared Bush e il capo della storia Jim Reardon hanno fatto i compiti, per costruire questo "buddy movie" con la coniglietta poliziotta e il poco di buono, la volpe Nick, alle prese con un difficile caso di sparizioni. Si citano polizieschi e noir: 48 ore, Arma Letale, Beverly Hills Cop, Chinatown, L.A. Confidential, e persino Il terzo uomo e La fiamma del peccato. Moore scherza: "Ci siamo resi conto che con ogni probabilità questo sarebbe stato il primo poliziesco che i bambini avrebbero visto in vita loro: era una bella responsabilità!" Zootropolis è anche il primo poliziesco nel canone Disney ("Se si esclude Basil l'investigatopo, che però era d'epoca", ammette con precisione Howard).
A proposito di responsabilità, sono pesate molto sui doppiatori presenti, che hanno svelato qualche sogno nel cassetto: a Frank Matano, voce di una donnola ladruncolo, sarebbe piaciuto doppiare Rafiki nel Re Leone ("Non mi chiedete perché, non lo so, è così e basta"); a Paolo Ruffini, doppiatore dello yak naturista Yax ("un bovino sopra le righe"), sarebbe piaciuto partecipare alla versione italiana di Le follie dell'imperatore ("Ma Luca e Paolo sono andati alla grande"). La responsabilità provata da Teresa Mannino è stata di diverso tipo, non solo legata alla sua performance: "Il cinema d'animazione è un momento per proporre ai bambini i tempi lunghi, non sono abituati, i loro cartoni ora durano cinque minuti. Ai nostri tempi t'interessava solo una cosa: sapere se prima o poi Clara avrebbe camminato...[citazione di Heidi, ndr]!".
Le ricerche sono state fondamentali per il production design della città, divisa in pittoreschi distretti. Howard e Moore spiegano: "Non volevamo che sembrasse solo americana. Dopotutto allo studio siamo 800 persone, di tutte le nazionalità. C'è un po' di Shanghai, Tokyo, New York, Roma, Parigi..." Zootropolis ha convinto Massimo Lopez, voce nel film del sindaco Leone: "Mi piacerebbe proprio vivere lì, in realtà. Si respira un'aria di convivenza". E chissà quanto ne abbiamo bisogno, oggi.