Interviste Cinema

Zombieland - le nostre interviste esclusive dal Festival di Sitges

Si è svolta in Spagna, nella cornice del glorioso festival di Sitges, da oltre 40 anni vetrina del cinema fantastico, l'anteprima europea di Zombieland, film a basso budget e altissimo tasso di immaginazione e divertimento, che ha conquistato a sorpresa la vetta dei botteghini americani. Noi eravamo presenti, ed abbiamo incontrato i tr...

Zombieland - le nostre interviste esclusive dal Festival di Sitges

Zombieland - le nostre interviste esclusive dal Festival di Sitges

Si è svolta in Spagna, per la precisione nella cornice del glorioso festival di Sitges, da oltre 40 anni vetrina del cinema fantastico, l'anteprima europea di Zombieland, film a basso budget e altissimo tasso di immaginazione e divertimento, che ha conquistato a sorpresa la vetta dei botteghini americani. Da noi il film uscirà a febbraio col titolo Benvenuti a Zombieland, mentre la Spagna ha optato per una singolare uscita natalizia. Grazie alla Sony, che lo distribuisce, siamo stati trasportati a Sitges, splendida cittadina balneare a 40 chilometri da Barcellona, per incontrare i tre giovani protagonisti (Jesse Eisenberg, Abigail Breslin ed Emma Stone) e il regista esordiente Ruben Fleischer, un passato di autore di video e cortometraggi per MTV.

Sabato 11 ottobre, alla vigilia della chiusura del festival, l'anteprima del film ha aperto lo Zombie Day, concluso dalla tradizionale e seguitissima Zombie Walk, in cui centinaia di zombi truccati con bravura da artisti del makeup hanno percorso il bellissimo lungomare di Sitges prima di irrompere sul red Carpet dell'Auditorium dell'Hotel Gran Melià, sede principale della manifestazione. Ghiotta cornice dell’evento, l’attività quotidiana del festival, che ci ha dato la possibilità di imbatterci in vecchie star del cinema dell'orrore come l'attore Paul Naschy, popolari interpreti come Viggo Mortensen e registi come Ivan Reitman, e ovviamente fan appassionati, nerd, geek, e rispettabili signore come la sottoscritta, che cedono al fascino della maschera e si trasformano in morti viventi per una notte molto liberatoria. E pazienza se per togliersi il trucco da zombi c’è voluta un'ora!

Ma passiamo alle interviste.

Ruben Fleischer appartiene a quella generazione di dinamici talenti ebraici che erano bambini negli anni Ottanta. Zombieland è un film di difficile definizione: horror, commedia e racconto di formazione, in cui gli zombi diventano puro pretesto per permettere l'avvicinamento di quattro sopravvissuti: un ragazzo fifone con un ferreo – e spassoso - set di regole per la sopravvivenza, due sorelle abituate a cavarsela da sole a spese degli altri e un texano un po' folle che nasconde un tragico segreto, interpretato con straordinario divertimento ed energia da un fantastico Woody Harrelson. “Quando ho letto la sceneggiatura, - ci dice Fleischer - la parte a cui ho reagito è stata la commedia, ho trovato che fosse una storia molto originale e che le relazioni tra i personaggi fossero davvero divertenti. Non sono mai stato un grande fan del cinema horror, o dei film di zombi. Ho solo cercato di concentrarmi sui personaggi e sulla storia e di rendere questi elementi il più coinvolgenti possibile per il pubblico”. L’unico assente della comitiva era proprio Harrelson, ma è impossibile non parlare di quanto abbia dato al suo personaggio: “Tantissimo. Perfino il suo aspetto e il modo in cui si veste: è stata una sua idea renderlo simile a un cowboy, nella sceneggiatura era un tipo più normale. Woody lo ha reso larger than life, col cappello da cowboy, gli stivali e la giacca in pelle di serpente. Ma ha anche improvvisato tantissime gag, inventandole sul momento. Tutte le volte che dà fuori di testa, quando nel film incontra la Star (siamo sotto giuramento e non possiamo svelarvi di chi si tratta ma è uno dei momenti più esilaranti, ndr) e impazzisce, è praticamente tutta roba sua, che ha improvvisato. Ha un talento immenso ed è divertentissimo lavorarci”. E le scene più difficili da realizzare? “Sicuramente la parte nel parco dei divertimenti, perché è enorme, c’è tantissima azione e non avevamo molto tempo. Era notte e faceva freddo. Quella è stata la parte più difficile perché quando hai a che fare con le montagne russe è difficile controllarne i movimenti, e sincronizzarli a quelli degli zombi che cadono di sotto e si spiaccicano al suolo. Perciò è stata la parte più difficoltosa, ma probabilmente anche la più divertente”.

Entusiasti del copione anche i giovani attori del film, a cominciare da Jesse Eisenberg, che parlando di film come Rodger Dodger e Il calamaro e la balena paragonati a questo ci ha detto: “Come attore preferisco film più piccoli come quelli che hai citato, perché sono più facili da girare, per farli ci vogliono circa 15/20 giorni, mentre per un film come questo ce ne vogliono 50 o 60. Preferisco i film più brevi, ma come spettatore preferisco guardare questo tipo di film perché sono divertentissimi. Questo in particolare l'ho visto sei volte, ha un ritmo molto veloce, è eccitante, e vederlo è davvero uno spasso”. Zombieland rovescia anche alcuni classici stereotipi: nel film le ragazze sono toste e i ragazzi molto meno. “Sì. Questa è uno degli elementi forti della storia. Il mio personaggio nel film è decisamente un codardo, e le due donne del film sono queste due ragazze che sono artiste della truffa, forti e avvedute. Hai ragione, è un cambiamento molto intelligente. La mia ragazza, che è una femminista convinta, ha visto il film e ha detto che i personaggi femminili sono fantastici, ha trovato che le donne vengano ritratte davvero bene”. E cosa ha imparato un attore giovane come lui lavorando con un esperto veterano come Woody Harrelson? “Ogni giorno, lavorando con lui, sono rimasto sorpreso da quanto fosse divertente e rapido. E' un tipo molto tranquillo, silenzioso, eppure quando si gira in un attimo (schiocca le dita, ndr) prende vita. E' spassoso, veloce e molto intelligente”.

Lasciamo il simpaticissimo Jesse Eisenberg, protagonista anche di Adventureland e impegnato sul set di The Social Network, dove rivestirà i panni di Mark Zuckerberg, il creatore di Facebook, per incontrare la piccolissima Abigail Breslin, che molti ricorderanno figlia di Mel Gibson in Signs e aspirante reginetta di Little Miss Sunshine, per il quale è stata candidata all'Oscar. Oggi Abigail ha 13 anni ma sembra ancora una bambina, anche se gira film quasi da quando è nata. Non ha, però, la fastidiosa abitudine di tante di parlare come un’adulta, comune a tante piccole star: è davvero una ragazzina che, come molte coetanee, risponde alla lettera a tutte le domande evidenziando ogni volta quanto si sia divertita sul set e si ritenga fortunata nel fare questo lavoro. Questa è stata la sua reazione nel leggere la sceneggiatura: “Non avevo mai fatto un film di zombi e non avrei mai pensato di farne uno, quindi quando ho sentito il titolo Zombieland ho storto un po' il naso, ma poi ho letto il copione e ho adorato la storia e i personaggi. Il mio personaggio, Little Rock, è davvero cool. E' una ragazza tosta, intelligente, molto coraggiosa, ed è anche una truffatrice, insomma è piuttosto elettrizzante”. Abigail resta fedele alla sua età anche quando le si chiede quali siano i momenti che ha preferito di quest'esperienza: “Alcune parti sono divertenti, paurose e pazze, e questa è una componente importante del film, ma un altro aspetto è quello di farsi degli amici e una famiglia e imparare ad andare d'accordo con persone che sono diverse da te, e penso che questo sia fantastico. Ma la parte che ho preferito è quella nel parco dei divertimenti perché, insomma, sono stata in un parco a tema per tre settimane. All'inizio sulla giostra Blast Off avevo molta paura perché soffro di vertigini, ed ero spaventata nell'essere bloccata lassù, ma penso che questo sia tornato utile perché dovevo comunque aver paura degli zombi. Ma poi mi ci sono abituata e quella giostra mi è piaciuta molto”. Anche per Abby, come la chiamano gli amici, c'è un nuovo film all'orizzonte: Janie Jones, con Alessandro Nivola ed Elizabeth Shue.

Incontriamo adesso Emma Stone: voce roca, gestualità vivace, e un po' di glamour hollywoodiano per questa allegra brunetta che molti ricorderanno in Superbad. Emma è una delle star della nuova commedia americana, che le piace perché “è una commedia nuova, realistica, in cui le persone e i ragazzi recitano la propria vita, è divertente perché è facile rapportarcisi e non segue più la classica formula: ragazza, ragazzo, ballo di fine anno. Non è più così, è divertente e genuina proprio per quello di cui parlano, che è il modo in cui tutti parlano. E’ molto più libera e improvvisata. Sono fortunata ad aver iniziato a fare film nel periodo in cui c'è questo tipo di commedia, perché è quello che mi fa ridere e che voglio fare”. Del film, lei che si confessa, “una bambina quando si parla di cinema dell'orrore”, l'ha attratta “la storia di perdere tutto e trovare una famiglia anche quando meno te lo aspetti, di queste quattro persone che si incontrano e imparano a volersi bene e a prendersi cura le une delle altre. E’ questo che ho trovato fantastico. E ho assolutamente adorato il fatto che le ragazze siano in grado di badare a se stesse e non abbiano bisogno che gli uomini le salvino. Anzi, preferiscono che gli uomini non ci provino neanche a salvarle, perché sanno di essere più intelligenti di loro. Questo elemento ha inciso sicuramente molto sulla mia voglia di fare il film”. Anche Emma, che conferma l'improvvisazione e il gran divertimento collettivo in fase di riprese, ha un film in uscita l'anno prossimo: si tratta di Easy A, manco a dirlo una commedia giovanile.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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