Widows - Eredità Criminale: ce ne parla in esclusiva Michelle Rodriguez
Il film diretto da Steve McQueen arriva nei nostri cinema il 15 novembre.

Nella stragrande maggioranza dei casi una buona intervista dipende dall'intervistato, dalla sua volontà di approfondire tematiche, dalla sincerità e del coraggio nell'esporre le proprie idee. Per Michelle Rodriguez girare Widows - Eredità criminale (al cinema dal 15 novembre) e lavorare con Steve McQueen deve essere stata un'esperienza umana e professionale di quelle in grado di cambiare un'interprete, o almeno la sua prospettiva sul proprio lavoro. Questa è il risultato del nostro incontro a New York con la star di Fast & Furious. Vi consigliamo di leggerla fino in fondo: secondo noi è una buona intervista.
Widows è un thriller diverso da quelli che ha girato in precedenza. Può essere paragonato a qualche suo film passato?
No, come esperienza emotiva posso avvicinarla a quella di aver lavorato a Girlfight, quasi vent'anni fa. Wow, come passa il tempo! Per la maggior parte della mia carriera sono stata un'attivista che ha recitato in ruoli mascolini, mentre il mio ruolo in questo film è quello archetipico di una madre.
Da bambina ho visto così tante di queste donne povere, che si appoggiavano a uomini che si approfittavano del loro amore, che se ne fregavano di sostenere la famiglia.
Lina cresce i suoi figli da sola, li ha avuti molto giovane quando credeva che avrebbe vissuto una vita diversa.
Per me è stato molto duro interpretare questa tipologia di donna, con cui sono cresciuta e che conosco bene. Eppure ho scoperto una specie di forza interna: per esempio non potevo amare mia madre senza anche rispettarla, e lo stesso era con mia nonna. E si sono prese tutte quelle botte, quel dolore e hanno sofferto in silenzio solo per crescermi al sicuro. Le ho amate per questo ma ho dovuto anche rispettarle.
E questa è una dualità presente sia nel personaggio di Linda che in Widows.
C'è stata una scena o un momenti particolare nel film che l'hanno messa a dura prova?
L'idea di mettere in scena la mia vulnerabilità mi ha messo in difficoltà. Quando come me porti la spada per così tanto tempo, e interpreti questi ruoli forti e pieni di rabbia per sopravvivere in questo mondo come ho fatto io, diventa poi molto difficile buttare giù tutti questi muri per un estraneo come ho fatto per Steve McQueen e per il film. Ma questa è la vita, questa è l'arte: andare in posti scomodi per scoprire te stessa.
La grandezza di Steve è stata quella di essere paziente, di aver colto con la macchia da presa quel 75% del lavoro di un attore che non è dialogo, ma è comunque comunicazione. E' stato un onore lavorare con lui, mi ha fatto conoscere questo oceano immenso in cui trovare parte di me. Ho soppresso il mio ego per fare questo film e ne sono fiera: ho avuto parti da protagonista in altri action ma non sono cresciuta con quelli quanto lo sono con Widows.
Le protagoniste del film hanno rapporti molto diversi con i loro rispettivi partner. Cosa le lega insieme al fine di portare a termine il loro lavoro?
La chiamerei disperazione femminile. Realizzano che per loro è l'apocalisse. Devono unirsi come estranee in grado di capirsi l'un l'altra o patire le conseguenze di un futuro incerto. E' interessante perché il film pone questa domanda: come sarebbe se le donne si percepissero come un'entità unica, unita?
Molti dei film prodotti oggi che parlano di empowerment delle donne sono come quelli che ho fatto io negli ultimi quindici anni: facciamo qualcosa di mascolino, così posso dimostrarti che posso sopravvivere in questo mondo. Ma devo diventare come un uomo per riuscirci. In Widows c'è invece un sottotesto che non ho mai visto prima, e che parla di cosa veramente sia essere una donna, e che si rivela in sottofondo in tutte le loro azioni, anche quelle che compiono al posto degli uomini.
In questo film si percepisce il senso di unità, di comunione che il gruppo sviluppa pian piano. Quando un personaggio maschile al cinema compie cattive azioni per buoni motivi quasi sempre è una questione di potere. Le protagoniste di Widows invece hanno una visione più ampia, oserei dire politica, rivolta comunque al bene comune.
Seguendo il suo ragionamento, come pensa che un film come Widows possa contribuire a una visione diversa della donna a Hollywood?
Questo film racconta di impegno, di attaccamento alla missione. In produzioni di questo genere vediamo sempre la donna dalla prospettiva dell'uomo, che osserva attraverso la sua lente di maschio: le donne che ama per esempio sono sempre filtrate dalla sua personalità. Widows evita proprio questo, rispetta il fatto che in realtà sono le donne a portare civiltà in un mondo dove gli uomini spesso portano odio, violenza e divisione.
I film precedenti di Steve McQueen avevano protagonisti maschili ed erano orientati dalla visione maschile. Pensa abbia cambiato la sua impostazione con un film al femminile come Widows? Ne ha magari parlato con voi attrici?
Una volta ha accennato a come abbia apprezzato lavorare con le attrici di 12 anni schiavo, e di come in qualche modo quell'esperienza lo abbia aperto alla possibilità di girare un film come Widows.
Con me personalmente non si è espresso su ciò che lo ha spinto a realizzare Widows, ma sul set ho percepito quanto ami lavorare con attrici, quanto sia capace di mostrarle con uno sguardo sensibile e sincero. E' davvero raro che un regista si interessi davvero a un'attrice, intendo in maniera realmente sensibile. Ma quando succede tu sei pronta a dargli a livello professionale qualsiasi cosa ti chiede.
Parliamo anche della sua carriera: partendo da Girlfight fino a Widows, può scorgere un filo rosso che connette i film e le serie TV che ha girato?
Essere un'attivista. Non un'attrice. Ho portato la bandiera di essere latina, ho visto un sacco di attrici come me trasformate in puttane sul grande schermo, donne rese oggetti sessuali dalla cultura machista da cui venivo, e ho detto: "No!".
E un'altra bandiera nell'essere donna e lottare per il rispetto, perché vogliono che tu vada a letto con qualcuno in ogni action-movie che giri, e ho dovuto dire no anche a quello.
Ho portato spade e messo paletti per tutta la mia carriera. Ero un guerriero! Non ero un'attrice, mi sarebbe piaciuto! Magari avrei scoperto qualcosa in più su me stessa, magari avere l'opportunità di sentirmi al sicuro. Ma non mi ci sentivo, per quindici anni ho dovuto sempre lottare con qualcuno per ottenere rispetto, era tutto ciò che volevo.
Mostrare altri aspetti dell'essere donna, e paradossalmente per farlo ho dovuto essere mascolina, il che è triste. Sarebbe stato bello essere femminile e al tempo stesso libera, al sicuro, ma percepivo che per me quella era l'unica via. E finalmente a un certo punto ho visto altre attrici fare quello che ho fatto io, e ho capito di poter tirare il fiato.
Era il momento di scoprire qualche altra cosa del mio mestiere, e quando Steve è venuto da me ero in un momento in cui Widows era la sola scelta logica. Come ho detto potevo girare un altro action da protagonista, continuare a sfamare il mio ego senza però crescere. Magari lo farò in futuro, perché amo far saltare in aria le cose e fare a botte con gli stuntman!
Continuando a parlare di bandiere, c’è un altro tipo personaggio o un genere che pensa potrebbe rappresentare per lei un altro passo avanti in futuro?
No perché non voglio combattere più, inizio a sentirmi in pace. Ho quarant’anni, mi sento bene nello spazio che ho creato per me stessa. Posso scoprire la mia femminilità senza essere attaccata. Non devo più impormi per qualcosa perché adesso ci sono altre donne accanto a me che lottano. Non sento più la pressione.
Cosa vorrebbe il pubblico comprendesse guardando Widows?
La cosa che originariamente mi ha attratto dello script era la metafora del potere e sotterfugi che ottieni in una città dura come Chicago. E’ un messaggio molto specifico per via dell’alto tassi di criminalità che c’è lì, l’alto tasso di corruzione di funzionari pubblici.
L’idea che ci sono donne alla base di tutto, a sostenere questa piramide è stato il boccone più amaro per me da ingoiare. Gli uomini combattono per il potere e il denaro, abbattono chi sta sopra di loro nella piramide e soffocano chi gli sta sotto. E in fondo ci sono le donne, ed è orribile. Ma non avviene solo a Chicago. Questa è l’America.