Interviste Cinema

Uno per tutti: la parola a Panariello poliziotto che non spara, Calopresti, Ferrari, Ferracane e Trabacchi

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E’ stato presentato a Roma il film dal libro di Gaetano Savatteri.

Uno per tutti: la parola a Panariello poliziotto che non spara, Calopresti, Ferrari, Ferracane e Trabacchi

Si inscrive nella tradizione del noir il nuovo film di Mimmo Calopresti, che adattando un romanzo dello scrittore e giornalista siciliano Gaetano Savetteri parla di amici ritrovati e di un passato che pesa ancora e dolorosamente sul presente.

Ambientato a Trieste invece che nella provincia lombarda, Uno per tutti è stato girato in digitale per conservare un’impressione di realtà all’interno di un’opera di finzione ed è interpretato da un grandissimo terzetto di attori: Thomas Trabacchi, Fabrizio Ferracane e Giorgio Panariello, quest’ultimo alle prese con un ruolo piuttosto inedito, quello di un poliziotto irrisolto e malinconico. Proprio di questo personaggio l’attore, imitatore e presentatore ha parla a lungo durante la conferenza stampa di presentazione del film, a cui hanno partecipano anche il regista e resto del cast.

"Per me Uno per tutti è stato un film difficile" – ha spiegato Panariello – "perché, anche se si sa che un attore comico è capace di fare il dramma dal momento che in fondo la comicità è basata sul dramma, il cambio di registro non è una cosa che viene naturale. La sfida per me era essere credibile. Mimmo mi ha aiutato, togliendomi pian piano di dosso tutte la sovrastrutture che solitamente un comico si porta dietro. Mi ha detto: 'Tu devi guadare senza guardare, camminare senza camminare, alzare la mano senza alzarla’. Ho scoperto una cosa miracolosa: invece che con un gesto si può comunicare soltanto con uno sguardo. E’ un esercizio che non è semplicissimo fare, ma ci sono riuscito grazie a Mimmo e ai miei compagni di set, più abituati di me a i film impegnati".

Prima di leggere la sceneggiatura, Giorgio Panariello era convinto che il suo poliziotto sarebbe stato un eroe impavido abilissimo a maneggiare la pistola: "Quando Mimmo mi ha proposto il ruolo, mi sono detto: 'E vai, finalmente si spara', pensavo alle gazzelle, ai distintivi, alle sparatorie, a True Detective e a Gomorra. In realtà ho fatto il poliziotto vero, reale, un uomo con un salario da fame, una moglie di cui si sta separando, un rapporto complicato con il figlio. Il mio Vinz è il quotidiano, è una persona normale, è più un poliziotto da rivendicazioni sindacali che da mandati di perquisizione".

Seduto in mezzo ai suoi attori, Mimmo Calopresti sembra contento del risultato raggiunto, così come di aver temporaneamente abbandonato il documentario a favore di una storia inventata: "Che bello essere tornati a casa, alla finzione. Il documentario mi viene facile, la realtà mi si dispiega davanti e io mi limito a osservarla, a restituirla, filmarla. Qui la realtà andava invece interpretata. Del romanzo di Gaetano mi ha molto colpito rapporto fra presente e passato, mi interessava il legame fra queste due dimensioni temporali. Viviamo in un’epoca in cui tutti sono concentrati sul futuro, ignorano la memoria, la nostra storia, le nostre origini, è una cosa assurda, insensata. Il passato è fondamentale, è una realtà ricca con cui dobbiamo assolutamente fare i conti, per capire per esempio che fine abbiano fatto i nostri amici. Gaetano raccontava con grande forza il passato. Il futuro, invece, era nelle mani di un ragazzo, un personaggio che abbiamo ampliato molto perché volevo insistere sulla necessità di dare importanza ai nostri ragazzi. Noi genitori non sappiamo nulla dei nostri figli, di chi frequentino o di cosa scrivano sui telefonini. Sappiamo solo dire: 'Vai a studiare' e, siccome non ci assumiamo la responsabilità delle nostre azioni, non chiediamo nemmeno a loro di farlo".

Uno per tutti racconta la storia di tre amici legati da un incidente avvenuto durante l’infanzia che si ritrovano perché il figlio di uno di loro viene arrestato con l’accusa di omicidio. Anche se hanno diviso un piccolo pezzo di vita, sembrano avere ormai poco in comune. Il più lontano è Saro, un chirurgo del Sud tornato a lavorare al Sud e interpretato da Thomas Trabacchi. Del film l’attore ha amato lo sguardo indulgente sul comportamento di Gil & Co: "C’è un aspetto dell’amicizia così come dell’amore e del rapporto con i figli che mette profondamente in discussione l’etica del comportamento. In questo quadro, se si avessero sempre le idee chiare su cosa significhino la guarigione e la salvezza in determinati contesti, sarebbe semplice prendere una decisione. In amore, credo, travalicare l’etica può diventare addirittura un gesto eroico. Qui tutti i personaggi sono a un punto critico. Non riescono a comunicare. Mi piace che Saro alla fine faccia quello che Gil gli chiede".

Dei tre amici, Gil è forse il meno simpatico e soprattutto il meno cristallino, visto che non segue sempre la via della legalità. E’ anche il più complesso e il più segnato dalle conseguenze del passato. A impersonare questo personaggio è Fabrizio Ferracane, che abbiamo apprezzato lo scorso anno in Anime Nere. "Penso sia tutto un po’ in subbuglio dentro Gil e nel film" – ha detto l’attore – "come l’acqua sul fuoco che a poco a poco inizia a scaldarsi e a muoversi. I rapporti, le amicizie, i rapporti del mio personaggio con la moglie e il figlio… è tutto silenziosamente vivo. Gil non accetta che il figlio vada in prigione e cerca di comprare l’amico poliziotto, è impotente, le sue sono emozioni fortissime, che mi hanno coinvolto. Io tendo sempre a partecipare al dramma che vivono i miei personaggi, li abito, in questo film ci sono tante cose, tante linee vive, questo è un film vivo, c’è molta partecipazione nelle facce, nei muscoli, nelle espressioni".

L’unica donna adulta del film, nonché amica d’infanzia di Vinz, Saro e Gil, è la remissiva Eloisa, moglie di Gil e mamma di un ragazzo che rischia la prigione. A dar corpo a questa creatura fiaccata dalla vita è Isabella Ferrari, che ne ha sposato le ragioni: "La prima cosa che ho scritto ne mio diario di appunti sul personaggio è stata: 'Eloisa è una donna che guarda dalla finestra, che non riesce né ad andarsene né a restare e che ha fallito sia come moglie che come madre’. E’ buddista fa Tai Chi per cercare una pace che però non riesce a trovare. Va contro la legge per proteggere suo figlio, ma quando dice: 'La prigione non lo renderà una persona migliore', io la capisco e come madre le sono in qualche modo vicina".

Prodotto da Minerva Pictures in collaborazione con Rai Cinema, Uno per tutti uscirà in 50 sale italiane il 26 novembre.

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