Uncle Frank: intervista a Paul Bettany e Sophia Lillis, protagonisti del film di Alan Ball
Il nuovo lungometraggio del creatore di Six Feet Under e True Blood arriva in streaming su Amazon Prime Video il 25 novembre.

Dopo essere diventato un’icona della televisione grazie a serie di culto quali Six Feet Under e True Blood, Alan Ball torna a confrontarsi con il cinema grazie a Uncle Frank di cui è regista, sceneggiatore e produttore. Ambientato all’inizio degli anni ‘70, il film racconta del rapporto tra la giovane Beth e suo zio Frank, che la ispira a rompere le regole e abbracciare il proprio futuro. Il problema sta nel fatto che lo stesso uomo, professore che vive a New York lontano dalla famiglia, nel corso degli anni non è riuscito a confessare ai propri cari la sua omosessualità. Protagonisti di Uncle Frank sono Paul Bettany e Sophia Lillis, che ci hanno raccontato il film con una sincerità e passione.
Cosa potete raccontare della collaborazione con un autore di talento come Alan Ball?
Paul Bettany - Non lo conoscevo di persona, ero entusiasta all’idea di lavorare con lui perché considero Six Feet Under la serie con il miglior finale della storia della televisione. E ovviamente ha scritto American Beauty, sceneggiatura che ho amato. Dopo aver letto lo script di Uncle Frank abbiamo passato molto tempo al telefono per capire il personaggio: sono state chiacchierate magnifiche, piene di idee su come realizzare il film.
Sophia Lillis - Alan è un artista pieno di empatia, lo ha dimostrato con il suo lavoro ma lo è anche nella vita. Ho amato lavorare con lui perché lascia agli attori la libertà di costruire i propri ruoli: magari ti offre delle indicazioni su una scena specifica o lima qualche dettaglio in fase di riprese, ma non interviene mai a cambiare il tuo metodo. Sul set si è dimostrato molto paziente soprattutto con me: anche se non avevamo un grosso budget per girare Uncle Frank mi ha sempre concesso almeno tre ciak per ogni scena, così ho potuto tirar fuori il meglio dal personaggio di Beth. Io sono piuttosto perfezionista, grazie a lui ho imparato che qualche volta devi fare un respiro profondo e lasciar andare la mente, fidarti di quello che un regista ti dice.
Ci sono dei punti di contatto tra i personaggi che interpretate e il vostro modo di essere?
S.L. - Mi piacerebbe molto vivere come Beth: è coraggiosa, intelligente e riesce a metabolizzare tutto quello che le capita. Ho provato a essere così spontanea e accettare la natura degli altri nella mia vita, non è sempre facilissimo.
P.B. - Volevo in che Frank fosse una bottiglia di champagne che sta per esplodere, col tappo rappresentato dalla vita che si è costruito a New York, un ambiente intellettuale e adatto alle sue esigenze di vita e psicologiche. Tutto comincia a cadere a pezzi quando deve tornare a casa, un ambiente ostile a causa di un padre bigotto.
Che tipo di lavoro ha fatto sul linguaggio del corpo del personaggio, molto specifico nel film?
P.B. - È interessante che l’abbia notato, sto ricevendo molte domande sulla fisicità del personaggio ma onestamente non ricordo di aver speso tempo a pensarci, tranne nelle scene in cui Frank è ubriaco. Odio recitare momenti in cui sono ubriaco, mi sento sempre un attore terribile. Quando però ho visto il film mi sono reso conto di assomigliare a mio padre: il modo in cui ad esempio Frank fuma, la posizione in cui curva la testa.
Le migliori scene del film sono quelle in cui recitate insieme. Come avete sviluppato questa alchimia?
S.L. - Paul è un attore pieno di talento ma allo stesso tempo si prepara in maniera molto precisa. Porta con sé un taccuino sul set dove prende sempre appunti su come migliorare una scena o il personaggio, ho iniziato a farlo anch’io. Ho imparato molto da lui girando questo film, è un uomo onesto riguardo il suo lavoro e la sua vita. Penso traspaia quando recita.
P.B. - Sophia possiede una naturalezza incredibile e si trova sempre a suo agio di fronte a una macchina da presa, dentro cui proietta la sua dolcezza. Mi ha ricordato l’entusiasmo e la curiosità che avevo da ragazzo, quando volevo scoprire il mondo. Ho amato recitare con lei, specialmente la sequenza iniziale nella cucina di famiglia in cui Frank ispira Beth a scoprire cosa vuole essere nella vita.
Volendo introdurre Uncle Frank ai lettori, come lo vorreste presentare?
S.L. - Nel profondo è il film su una famiglia e quanto sia importante questo nucleo nonostante le differenze di vedute. Racconta che dovresti essere tutto quello che vuoi nonostante ciò che gli altri pensano, e in ciò dovresti essere sempre supportato da coloro che ti sono maggiormente vicini.
P.B. - È un film che parla di autenticità. Voler vivere una vita vera può metterti sotto pressione, a causa di fattori come l’ambiente in cui vivi, i preconcetti della società o anche semplicemente la tua famiglia. Io ho provato sulla mia pelle tale problema, mio padre era un omosessuale non dichiarato che ha vissuto questo segreto per anni. Ha adoperato dieci, venti storie per creare un passato da raccontare, ma non abbiamo mai avuto la possibilità di conoscerlo per chi era veramente, e questo mi ha reso molto triste. E sono sicuro ha reso triste anche lui.
Quale è stata la scena del film più difficile da recitare?
S.L. - Quella in cui Frank e Valid si scontrano nella stanza del motel. L’abbiamo girata piuttosto presto durante le riprese, sforando coi tempi. Non c’è stato quindi modo di fare le coreografie per la scazzottata. Ero molto nervosa, pensavo sarebbe stato un disastro e invece grazie all’esperienza di Paul e Alan è andata benissimo.
Come riesce a passare con disinvoltura da grandi budget come The Avengers a film più piccoli e personali quale Uncle FranK?
P.B. - In realtà ogni volta diventa un’esperienza diversa. Ogni film a suo modo richiede una forma di disciplina differente, e spesso scopri di avere più in comune con un personaggio di quanto avresti pensato, anche se si tratta di un blockbuster. Ed ecco che pian piano l’alchimia tra chi sei e il ruolo che interpreti inizia a mostrarsi.
Nel cast di Uncle Frank troviamo anche caratteristi di livello come Judy Greer, Margo Martindale, Stephen Root e Steve Zahn. Il film di Alan Ball è disponibile su Amazon Prime Video a partire dal 25 novembre.