Una vignetta contro la malattia: Gus Vant e Joaquin Phoenix alla Berlinale 2018 con Don't Worry
La storia di un alcolista rimasto paralizzato e diventato un gran disegnatore.
Ammirare Joaquin Phoenix alle prese con la stampa è uno spettacolo straziante; la sua sofferenza è palpabile, così come il suo sorriso sbilenco sempre stampato sul viso per non offendere chi pone le domande, perché è un bravo figliolo, e non vuole offendere nessuno. Una nuova tappa del suo consueto fallito percorso di condivisione di cose che non vuole e non riesce a condividere si è verificato oggi, in occasione della conferenza stampa a Berlino del suo ultimo film, diretto da Gus Van Sant, dal titolo Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot.
Eppure sul set, almeno lì, si è molto divertito, come ha confidato guardando Gus Van Sant, perché si tratta di una storia drammatica, ma anche piena di speranza. La storia è quella di John Callahan, un cartoonist di Portland diventato noto per le sue vignette controverse e politicamente scorrette. Per lui l’arte ha avuto una funziona terapeutica, visto che a 21 anni rimase quadriplegico in seguito a un incidente stradale, in cui guidava un suo amico (Jack Black); entrambi erano alcolisti. Van Sant torna nel suo amato nord ovest per raccontare gli anni in cui questo personaggio superò due dipendenze: quella dalla bottiglia e quella dall’infermità. Se è Phoenix a interpretare Callahan, il suo sponsor degli alcolisti anonimi, che lo aiuta nel percorso di recupero in 12 passi, è un Jonah Hill nuova versione, molto dimagrito. La terapista, quindi fidanzata, è Rooney Mara.
Presentato in concorso alla Berlinale 2018, Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot è il quarto film di Van Sant a partecipare al festival, e nasce come indiretto omaggio a Robin Williams, a cui nei titoli di coda è dedicato un saluto speciale. “Callahan era un personaggio che conoscevo della Portland degli anni ’90”, ha dichiarato in conferenza stampa Gus Van Sant. “Robin Williams, che lo leggeva sul giornale locale, opzionò il libro e la sua società di produzione mi incaricò di scrivere un adattamento. Inizammo a lavorare un po’ insieme. Per lui era un progetto del cuore, amava le sue vignette ed era molto amico di Christopher Reeve, diventato in quegli anni tetraplegico. Avrebbe voluto interpretare Callahan come omaggio al suo amico.”
Sono quindi molti anni che questa storia è in lavorazione, da quando Callahan e il Van Sant di Drugstore Cowboy erano due artisti che cercavano di farsi largo nel mondo. “Abbiamo cercato di essere fedeli alla sua autobiografia, centrando però l’attenzione su una parte specifica della sua vita, quella dell’incidente e del successivo recupero, piuttosto che sulla successiva carriera come vignettista professionista. È una storia che mi ha molto toccato, anche io come John ho qualcosa che devo farmi perdonare, ci sto lavorando. John era un artista anche prima dell’incidente, da bambino disegnava con ironia, amava l’aspetto comico e la reazione che suscitava: la risata ma anche la critica. Abbiamo scelto le vignette che amavamo di più, le più offensive talvolta andavano contro le convenzioni, altre ne creavano di nuove. La sua riabilitazione fisica è stata una parte del lavoro, è stata poi quella dall’alcol a riportarlo a concentrarsi sulla sua arte e rimettere in piedi la sua vita”.
Lo dicevamo prima: seduto accanto al regista in conferenza c’era anche Joaquin Phoenix, seppure sornione e distratto da un improvviso interesse per un apribottiglie. “È stato molto bello tornare a lavorare con lui dopo Da morire, più di vent'anni fa. Ogni film è diverso, anche se lavori con qualcuno che conosci bene, ma le qualità di Gus sono sempre le stesse. Ti mette subito a tuo agio, i suoi set non sono per niente stressanti e ci siamo molto divertiti, è stato molto piacevole lavorare con Jonah Hill.” Per prepararsi al ruolo si è affidato alla solita coscenziosa fase di ricerca. “Ho letto il suo libro varie volte e Gus aveva del girato con 5, 6 ore di sue interviste che è stato molto di aiuto. Ogni persona reagisce differentemente all’incidente, i movimenti fisici cambiano da persona a persona, anche hai avuto lo stesso problema”.
Il regista ricorda - e lo rappresenta nel film - come John Callahan sfrecciava per le vie di Portland. “Aveva una sedia molto veloce, andava a 30 all’ora sui marciapiedi e spesso aveva degli incidenti. Era il suo modo di divertirsi; non poteva andare sullo skateboard o sciare, allora andava molto veloce sulla sua sedia a rotelle”. Un provocatore dal grande senso dell’umorismo, John Callahan, a cui non si poteva chiedere una fedeltà assoluta nelle storie che raccontava. “Era uno storyteller e amava mettere del pepe sulla verità, per questo siamo sempre stati molto sospettosi domandandoci se veramente aveva vissuto le cose che raccontava. Ma abbiamo approfittato delle spezie che aggiungeva, per fare cinema erano perfette”.
Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot uscirà nelle sale italiane il prossimo 18 maggio, distribuito da Adler.