Una storia sbagliata: ce ne parlano il regista e gli interpreti
Gianluca Maria Tavarelli, Isabella Ragonese, Francesco Scianna e Medhi Dehbi presentano il film alla stampa.

Una storia sbagliata uscirà il 4 giugno in contemporanea su una cinquantina di schermi e in download digitale su TVoD attraverso MyMovies, in un interessante esperimento tentato dalla Palomar che lo distribuisce e che riconoscerà parte dei proventi del download agli stessi gestori delle sale. Si spera che molti vedano questo bel film che rappresenta il ritorno del torinese Gianluca Maria Tavarelli al cinema nove anni dopo Non prendere impegni stasera.
Negli ultimi anni il regista si è dedicato al commissario Montalbano televisivo in versione giovane, ma non ha perso il suo tocco sensibile e delicato che qui si esprime nella storia del viaggio di Stefania, una giovane donna siciliana, in Iraq, dove va come infermiera assieme ai componenti di una missione medica umanitaria. Lì cerca in realtà tracce della persona che le ha indirettamente distrutto la vita, uccidendo in un tragico attentato il marito militare. Un viaggio di crescita e di conoscenza e un percorso umano e civile, come bene hanno raccontato i bravissimi protagonisti: Isabella Ragonese e Francesco Scianna, col giovane attore belga Mehdi Dehbi presenti alla conferenza stampa romana.
Gianluca Tavarelli ha raccontato la genesi di questo film:
"Oggi anche la guerra è cambiata, è ovunque, è vicina a noi, e io volevo raccontare di una piccola storia d'amore come tante, che si può trovare di colpo proriettata nel mondo, su una ribalta internazionale. Mi sembrava interessante che la protagonista fosse una donna che prende in mano la sua vita e dalla provincia va in Iraq dove alla fine comprende le ragioni dell'altro e anche le sue e capisce cosa stava distruggendo la sua vita e la sua storia d'amore. Un tempo dopo la guerra cominciava la ricostruzione, oggi invece te la porti a casa. Le persone che restano qua mantengono la loro vita, mentre chi torna pensa che sia finita ma in realtà se la porta dentro attraverso fantasmi che non riesce a condividere con nessuno. E nemmeno i famigliari spesso sanno qualcosa, perché da un lato c'è il segreto militare che impedisce ai soldati di parlare delle missioni anche con le persone più vicine, e quello che leggiamo sui giornali sono resoconti parziali e discutibili. Nel 2009 sono andato un mese a Nassiryia con Emergenza Sorrisi, che opera i bambini col labbro leporino, il film ci ha messo un po' a partire e quando avevamo fatto tutta la preparazione per girarlo là, un mese prima c'è stato un attentato che ha cambiato la situazione e ho dovuto girarlo in Tunisia, nella parte più povera e più a Sud, che somiglia moltissimo a quelle zone".
Isabella Ragonese parla della sua esperienza: "Stefania mi è apparsa subito un personaggio di una grande verità. L'esperienza del personaggio si è sovrapposta alla mia in questo film. Come lei ho vissuto quei luoghi, con la differenza che io partivo credendo di avere meno pregiudizi e meno idee preconfezionate rispetto a lei, che parte con l'egoismo e la rabbia che nasce da un lutto e dal dolore che provi quando ti privano di qualcuno e quando succede veramente quello che quotidianamente temi che accada. Quando succede è un'esplosione ed è comunque qualcosa che si rimuove, così come si rimuovono le guerre quotidiane: nel film si parla anche della situazione di Gela e da siciliana posso dire che lo si fa perché si vuole continuare a vivere una vita normale o almeno una parvenza di questa. Stefania arriva in quei luoghi con uno spirito irrazionale, forse cerca vendetta, è qualcosa di poco chiaro, di animale che la porta ad andare lì per vedere con gli occhi di suo marito quello che lui non riusciva a spiegarle. Il suo è un percorso più di conoscenza che di persono. Il Sud del mondo si somiglia ovunque: stando lì la mia attenzione si posava più su quello che ci accomuna che altro. Da siciliana mi ha colpito tantissimo riconoscere odori, sapori, facce che mi sembravano famigliari. E' anche una riflessione sulle guerre moderne, lei via skype può vedere i luoghi dove suo marito vive ma ci sono due modi per comprendere davvero: o andare sul posto o farlo attraverso il cinema, la cultura e l'arte e questo per me è il grande valore del film".
Francesco Scianna interpreta il marito di Stefania: "Per me la cosa bella da raccontare, la vera sfida, era quella di restituire questo momento in cui lui si perde. Ho conosciuto ragazzi che hanno fatto queste missioni e oltre al fatto che non ne possono parlare la difficoltà che vivono è quella di perdersi totalmente. Lui non capisce più niente: parte con questo matrimonio con Stefania e con la missione, ma poi quell'esperienza diventa la sua vita e lui vuole tornare a casa ma al tempo stesso quando lo fa si sente perso, perché quello che ha vissuto là è troppo più forte del quotidiano e non vuole perdere una cosa ma nemmeno abbandonare una missione che forse riconosce essere assurda. Le guerre sono tutte folli e insensate. Io volevo portare lo smarrimento di chi si ritrova perduto".