Interviste Cinema

Un fantasma a Venezia, Stefano Accorsi e Valeria Golino su Lasciami andare, film di chiusura di Venezia 77

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L’elaborazione del lutto della perdita di un bambino, la vita che continua e all’improvviso una casa in cui il fantasma del figlio morto si palesa e in Lasciami andare di Stefano Mordini sconvolge le vite di Stefano Accorsi e di chi gli sta intorno. Parlano i protagonisti del film di chiusura del Festival di Venezia 2020.

Un fantasma a Venezia, Stefano Accorsi e Valeria Golino su Lasciami andare, film di chiusura di Venezia 77

Sono passati molti anni, Marco (Stefano Accorsi) è ancora segnato duramente dalla morte del suo primogenito, non è più sposato con la prima moglie Clara (Maya Sansa), probabilmente più per il lutto che li ha allontanati, che per la fine del loro amore. Marco e Anita (Serena Rossi), la sua nuova compagna, cantante nei locali veneziani, scoprono di aspettare un bambino. A scompaginare la loro vita, però, appare Perla (Valeria Golino), una donna misteriosa e dal passato non chiaro, nuova proprietaria della casa in cui il bambino morì che dice di sentire la sua presenza, un fantasma che tormenta lei e il figlio.

Lasciami andare è un raro caso per il cinema italiano di thriller con venature soprannaturali, tratto da un romanzo di Christopher Coake e diretto da Stefano Mordini, reduce da un altro film di genere interessante come Il testimone invisibile. Il film chiude in serata la 77° edizione del Festival di Venezia, la più inconsueta, senza ombra di dubbio. Le riprese del film hanno coinciso con il fenomeno storico dell’acqua alta dello scorso inverno, con alcune giornate in cui il fenomeno ha assunto proporzioni davvero mai viste.

“Abbiamo cominciato a novembre, era previsto girassimo fino a dicembre, e Venezia per questo film era un set prezioso”, ricorda Stefano Accorsi, parlando di alcune polemiche da parte dei veneziani e del sindaco, che parlò di ‘sciacallaggio’, riferendosi alla presenza del set in città in quelle difficili ore. “Eravamo tutti entusiasti all’idea, perché è ovviamente un contesto unico a livello mondiale, complicato logisticamente anche in condizioni normali. Ti devi adeguare alla natura, alle maree, non a caso sono pochissimi i film girati negli ultimi anni a Venezia. Avevamo previsto di continuare anche con l’alta marea normalmente prevista, ma nessuno poteva immaginare che sarebbe successo un tale disastro per la città. Al di là di polemiche strumentali abbiamo continuato a girare cambiando programma, non si interrompe da un giorno all’altro una macchina che costa tanto come un film, che coinvolge tante famiglie. L’abbiamo fatto, come chiunque ha potuto continuare a lavorare in quei momenti. Quel giorno a Piazza San Marco abbiamo girato con i permessi della polizia municipale, certo non come sciacalli. Nei giorni liberi molti di noi hanno dato una mano, come chiunque si trovasse lì in quei giorni. La troupe, tra l’altro, era costituita da molti veneziani.”

“Ero molto interessata al mio personaggio, ambiguo suo modo”, ha poi dichiarato Valeria Golino. “A tratti sgradevole, elusiva, ma anche molto gentile, un doppio binario che fa sì che fino alla fine non capisci chi sia veramente. È ambasciatrice di notizie gravisssime, crea scompiglio nella famiglia di Stefano Accorsi. Mi sembrava una proposta nuova per me, un ruolo che raramente mi viene data la possibilità di interpretare, che non è declinato solo in un modo, mi piacerebbe e spero che nel film esca fuori come sgradevole. Ho seguito molto Stefano, che non mi ha mai dato una certezza, palleggiandomi di qui e di là, in ogni scena cambiavamo il suo scopo. Mi ha molto diretta, sono sempre molto grata ai registi che dirigono gli attori.”

E a proposito di Mordini, elogiato da tutti gli interpreti, ecco come definisce Lasciami andare, “il film lavora su un’idea non tanto dell’invisibile, ma di ciò che cerchiamo per superare un dolore, una speranza aperta, che lavori soprattutto sull’idea di continuità, per non fermarsi. Un invisibile legato alla distanza fra realtà e irrealtà, visibile e invisibile, tratto da un libro che raccontava già questo tema. Di questi tempi siamo invasi dall’invisibile, potrebbe essere che il tema fosse nell’aria.”

Un argomento molto presente, in quest’edizione di Venezia, quello dell’elaborazione del lutto, un percorso che coinvolge in prima persona il protagonista Stefano Accorsi. “È un uomo che si aggrappa alla razionalità , con forza di volontà cerca di andare avanti e uscire da un momento orribile come la perdita di un figlio. Le persone non sono giudicabili. È in contatto con la sua emotività, cerca di lottare contro qualcosa di molto più grande di lui. L’uomo è piccolo rispetto a un dolore grandissimo e anche la (presunta) presenza del fantasma del bambino lo sconvolge. Non credo ai fantasmi, ma ho vissuto un’esperienza che mi ha scioccato. Eravamo due persone in una stanza, facevamo cose diverse, quando tutti e due abbiamo avuto una sensazione fortissima di qualcosa che ha agito a livello emotivo, entrambi senza dircelo. Qualcosa di molto profondo per me. L’eco di questa esperienza mi riassale quando sento che qualcuno prova qualcosa del genere, sono emozioni talmente arcaiche da essere enormi ed è impossibile farne i conti.”

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