"Un copione è come un bicchiere d’acqua, va bevuto tutto in una volta": Fanny Ardant al Bif&st parla di Amusia
Al Bari International Film Festival per presentare due film, la splendida Fanny Ardant è fra gli interpreti di Amusia, opera prima di Marescotti Ruspoli con Carlotta Gamba e Giampiero di Concilio. Erano tutti al Bif&st e hanno incontrato la stampa.

Le opere prime hanno sempre un fascino particolare, una freschezza un po’ anticonformista e soprattutto una libertà che nella maggior parte dei casi si perde nei film successivi, a meno di non essere un autore che non scende a nessun compromesso. Ci sono poi le opere prime speciali, che fin dalle prime immagini stabiliscono un mood avvolgente e irresistibile, un'atmosfera che nasce da personaggi che possono anche parlare poco ma che sono comunque espressivi, sia per il gioco degli attori che per la maniera in cui vengono ripresi. A questo piccolo prezioso gruppo appartiene Amusia, che ha avuto la sua anteprima al Bari International Film & Tv Festival alla presenza della splendida Fanny Ardant, che interpreta il ruolo di una madre. La regia invece è di Marescotti Ruspoli, anche lui ospite del Bif&st 2023 insieme ai giovani protagonisti Carlotta Gamba e Giampiero De Concilio.
Amusia prende il titolo da un termine coniato nel 1890 dal neurologo tedesco August Knoblauch. La parola indica una malattia cerebrale che impedisce di comprendere, eseguire e apprezzare la musica. A soffrirne, nel film, è la giovane Livia, che fugge dalla casa dei genitori e incontra Lucio, che invece non può stare senza le note e le canzoni. Del tema del film ha parlato, all'inizio di un incontro con i giornalisti, Marescotti Ruspoli: "La parola amusia l'ho scoperta leggendo, poi ho approfondito l'argomento grazie a un libro di Oliver Sacks che si intitola "Musicologia" e nel quale c'è un capitolo dedicato all'amusia. Ho subito pensato che fosse una tematica molto interessante e che mi dava l'opportunità di fare un film attraverso una fruizione, perché io sono una persona estremamente musicale, e inevitabilmente mi sono posto la domanda: ma come sarebbe la mia vita se incontrassi qualcuno che non può ascoltare musica?".
Per un regista al suo primo lungometraggio avere Fanny Ardant nel cast è cosa davvero insolita. Marescotti Ruspoli lo sa benissimo, e infatti dichiara: "Non ho mai pensato, anzi non mi sono neanche permesso di pensarci. Mi è stata data l'opportunità di farle leggere il copione. Timidamente ho accettato e silenziosamente ho aspettato dicendomi: Per lo meno un giorno dirò di aver mandato una sceneggiatura a Fanny Ardant, e invece… Non lo dimenticherò mai: due settimane più tardi ho ricevuto da lei una email molto molto presto, forse erano le 6 del mattino, e nella email c'era scritto che le era piaciuta. Non mi sono mai svegliato così velocemente in vita mia".
Splendida, anzi regale, Fanny Ardant siede al centro della "squadra" di Amusia nella sala delle conferenze stampa del Teatro Margherita. Ha un paio di occhiali da sole dietro i quali sicuramente nasconde uno sguardo magnetico. Con la sua voce profonda e sensuale spende parole di lode per il film di Marescotti: "Stranamente so benissimo perché non amo qualcosa, ma non so perché amo qualcosa. Un copione è come un bicchiere d'acqua, se non si beve in una volta sola, vuol dire che c'è qualcosa che non va. Quando ho letto la sceneggiatura di Marescotti, l'ho subito amata. Mi piaceva lo stile, mi piaceva che fosse una storia d'amore, mi piaceva l'imprevedibilità dei personaggi. Per me aveva un grandissimo charme".
"Livia, 20 anni, potrebbe essere descritta con questi tre aggettivi: sorprendente, solitaria, arrabbiata" - si legge nelle note di produzione di Amusia a proposito della protagonista femminile della storia. Di lei racconta Carlotta Gamba, che ha fatto un bel lavoro sullo sguardo e sui silenzi: "Credo di aver lavorato più che altro su una mancanza, perché mi sono resa conto che la mancanza dell'ascolto in fondo mi appartiene, mi è vicina, perché Livia soffre di solitudine e la solitudine la conosciamo tutti, e quindi ho cercato di avvicinare a me questa ragazza, passando per qualcosa che sento vicino. Cerco sempre di mettermi il più possibile nei panni del personaggio e far passare le loro mancanze attraverso una mia mancanza. Sono stata anche molto aiutata dal suono".
Carlotta non ha diviso molte scene con Fanny Ardant, ma le è bastato poco per avvertire la fortissima presenza scenica dell'attrice francese: "Anche oggi la guardo e vedo un mondo e un fascino di cui sono vittima, e quindi è stato molto emozionante recitare insieme lei, e anche oggi, ascoltandola, mi accorgo che mi sorprende ogni volta. Per questo il lavoro con Fanny è stato anche pauroso da un certo punto di vista, però sono molto onorata di aver lavorato al suo fianco".
La Ardant è contenta dei complimenti della collega, ma sa bene che anche un bravo attore può commettere errori: "Penso sia sbagliato dare le cose per scontate, perché con ogni nuovo film si rimette tutto in gioco. Insomma non c'è mai un attore o un'attrice che arriva sul set e, pur avendo recitato in 100 film, si sente sicuro o sicura di sé. Ogni volta bisogna ricominciare da capo perché i parametri sono sempre diversi e la personalità e lo sguardo di un attore o di un'attrice possono cambiare completamente, e quindi c'è sempre almeno un po’ di incertezza".
Durante il suo viaggio, Livia approda in un albergo a ore chiamato Hotel Amour. Il receptionist è Lucio, un ragazzo all'apparenza normale che invece di vivere si limita a esistere. Gianpiero De Concilio che lo interpreta spiega il lavoro che ha fatto sul personaggio: "L'unica cosa che, grazie alle indicazioni di Marescotti, sono riuscito a fare, o mi sono costretto a fare, era stare in ascolto, nel senso che Lucio è uno di quei personaggi che non hanno una caratterizzazione, un vestito, e per questo ho tentato di ascoltare, di soccombere alla mia solitudine per ascoltare la sua. In fondo è questo che facciamo: quando ci manca qualcosa, l'andiamo a cercare nell'altro, poi scopriamo che nell'altro non c'è, e quindi siamo più felici, per cui siamo tutti felicemente tristi insieme, che bello!".
Il mood di cui parlavamo in apertura e che rende un film uguale a nessun altro è suggerito qui da spazi vuoti e da architetture che rimandano al Surrealismo. Marescotti Ruspoli parla volentieri dei suoi riferimenti visivi: “Sono stato ispirato da Luigi Ghirri, Aldo Rossi, Giorgio De Chirico, Dan Flavin per quanto riguarda i neon. Direi che molto nasce dalla famosa foto di Sabina Mirri al Cimitero di San Cataldo, con il manto innevato e il cimitero rosso. Vedendo quella foto, che conoscevo da anni, ho pensato che il mio film dovesse somigliarle. Quel manto bianco e quel cubo rosso - mi sono detto - esistono anche se sembrano irreali, e allora andiamo a ricercare quel genere di ambientazione, perché in fondo il film è la storia di un viaggio non tanto fatto ma sognato, e quel luogo accresce questa sensazione".
Proprio in virtù di questa peculiare messa in scena, la vicenda che il film narra è atemporale. Lo stereo con le musicassette fa pensare agli anni '80, così come un'automobile particolarmente in voga all'epoca e il classico telefono grigio con la rotella dei numeri, ma non è detto che Livia e Lucio appartengano a quell'epoca là: "Il distacco da una determinata cornice temporale è voluto. Nel film, a un certo punto, un personaggio dice: 'Philiph Glass e Taylor Swift sono la stessa cosa per lei'. Il gioco è un po’ questo: ho cercato di ricreare un mondo che esiste solamente nel film, dove i personaggi sono reali, ma il contesto nel quale si muovono è totalmente finto. Questa atemporalità è ovviamente pre-tecnologica e pre-Internet, però non mi interessava contestualizzare l'azione. Volevo dare l'impressione di aver girato in un teatro di posa e che, quindi, tutto fosse costruito, e sempre per l’'dea del sogno. Ho corso un rischio, ho creato una piccola confusione, spinto dal desiderio che qualcuno se ne accorgesse e mi chiedesse un chiarimento in proposito".
Amusia, che è nella sezione del Bif&st 2023 Panorama Internazionale, arriva in sala il 27 aprile con 102 Distribution. Nel cast c'è anche Maurizio Lombardi, che interpreta il padre di Livia. Per uno scherzo del destino adora la musica, e infatti è un compositore e all'inizio del film apprendiamo che sta lavorando a una colonna sonora.