Interviste Cinema

Timor - Finché c'è morte c'è speranza, intervista a Valentina Vignali: "Più che nel fallimento credo nel cambiamento"

In sala dal 7 novembre, la commedia nera Timor - Finché c’è morte c’è speranza è la fotografia di un gruppo di amici alle prese con un cadavere da far sparire. Diretto da Valerio di Lorenzo, il film ha tra i suoi interpreti la cestista Valentina Vignali, che abbiamo avuto il piacere di intervistare.

Timor - Finché c'è morte c'è speranza, intervista a Valentina Vignali: "Più che nel fallimento credo nel cambiamento"

Più che un film generazionale e una black comedy, Timor - Finché c’è morte c’è speranza è un film anarchico, come ama definirlo il regista Valerio Di Lorenzo, e lo è nella misura in cui non appartiene totalmente a uno specifico genere cinematografico e non vuole generalizzare tentando di convincerci che i trentenni sono uno la copia dell’altro. Certamente i protagonisti della storia tutta in una notte che arriva al cinema il 7 novembre si somigliano nel loro essere riluttanti a crescere e nei loro stralunati discorsi filosofici, ma ognuno ha una personalità ben definita. Allo stesso modo, è indubbio che l'horror, o meglio il noir, si mescoli a un umorismo un po’ alla Clerks e un po’ alla Seth Rogen, ma anche qui il mood cambia spesso, con il risultato che la tensione e l'ironia non vengono mai meno.

Gli interpreti principali di Timor sono Rocco Marazzita, Francesca Olia, Giorgio Montaldo, Dario Benvenuto ed Emanuele Vircillo. I loro personaggi fanno un discreto uso di sostanze stupefacenti, e quindi il regista ha pensato bene di inventarsi una pusher di nome Involtina che fa molto bene il proprio mestiere. Ha il volto Valentina Vignali, cestista prima che modella, conduttrice e attrice. Abbiamo avuto il grande piacere di intervistarla, e subito ci ha detto che per lei Timor è stato un arricchimento ma anche un divertimento, perché Vircillo è uno di quegli attori che fanno ridere semplicemente leggendo il bugiardino di un farmaco. Quanto alla sua partecipazione al film, è stata sicuramente una bella sorpresa: “Recitare non era una cosa che avevo messo in preventivo come lo è stato il mio lavoro nel mondo della moda o la pallacanestro, che mi appassiona da quando sono piccola. Nel corso degli anni, avendo lavorato nel mondo dello spettacolo, mi è capitato di interpretare piccole parti al cinema, ma certamente non erano progetti così importanti. Se sono arrivata sul set di Timor è perché ho degli amici in comune con il regista. Lui pensava che potessi andare bene nella parte di Involtina e mi ha fatto una specie di provino. Il provino è andato bene e adesso eccomi qui”.

Ti piacerebbe continuare a lavorare nel cinema?

Sono una persona con molta voglia di fare. Quindi, se ci fossero altre occasioni, non mi tirerei indietro, perché recitare mi diverte. È difficile, perché c'è da lavorare, però io amo le sfide.

Sei un’appassionata di cinema? Cosa ti piace andare a vedere? Hai dei film del cuore?

I miei film del cuore si dividono in due categorie: horror e film d'amore. Mi piacciono molto Titanic, Cast Away, Ghost e, per citare qualcosa di recente, Smile. Ho adorato la serie di Hostel e anche Le verità nascoste, quindi o bianco o nero, insomma passo da un estremo all'altro.

I personaggi di Timor sono nerd il giusto. Conoscono il cinema e le serie tv, e si divertono a fare citazioni. Hai anche tu un'anima nerd in questo senso?

In realtà sono più appassionata di moda che di serie tv e film, perché la moda, fin da quando ero ragazzina, è stata un lavoro per me. Devo anche ammettere che la tv non è mai stata una delle mie passioni, non perché non mi piacesse ma per il poco tempo libero che avevo a disposizione. Ricordo che c’erano Dawson's Creek, The O.C. e cose del genere, ma non le ho mai guardate, perché passavo il pomeriggio ad allenarmi e a fare i compiti.

Credi che il tuo impegno e i tuoi risultati nella pallacanestro ti abbiano rubato l'infanzia e l'adolescenza?

La pallacanestro mi ha fatto crescere prima dei miei coetanei. Grazie al basket, ho avuto già da piccola l'opportunità di viaggiare, e quindi di avere una mia indipendenza. Quando vai all'estero con la squadra per un torneo e hai 15, 16 anni, magari impari a fare la lavatrice o comunque ti devi organizzare, per esempio con i pasti o con la valigia, e quindi maturi presto. In più, a 19, 20 anni sono andata via di casa, perché il fatto di essere stata sballottata di qua e di là mi ha fatto capire subito cosa volevo e mi ha dato il mio posto nel mondo, e quindi già a 20 anni mi sono sentita adulta e più avanti delle persone della mia età.

Ti mancano le cose che non hai fatto per via del basket? Hai dei rimpianti?

Sono una persona che non ha molti rimpianti, perché tendo a godermi l'attimo, faccio tutto quello che mi va di fare e dico sempre ciò che penso, e questo mi porta a vivere la vita al massimo e a non avere ripensamenti. Inoltre prendo le decisioni in fretta, senza rimuginare. Ammetto però che la pallacanestro mi ha tolto, durante l'adolescenza, tanti momenti belli che non torneranno più. Molte volte ho detto di no a un compleanno o a un'uscita con gli amici. Continuavo a ripetere alle amiche: "No, domani ho l'allenamento", "No, ho la partita", "Non posso", "Non posso", "Non posso". Ho perso le feste dei 18 anni di tante compagne di scuola, ma la vita, purtroppo, è una coperta corta: se tiri da una parte, ne lasci scoperta un'altra.

I personaggi di Timor sono ragazzi insicuri, che piuttosto che stare in mezzo alla gente, e quindi esporsi a eventuali critiche, preferiscono rimanere dentro casa. Perché, secondo te, si teme così tanto il giudizio altrui?

Le persone sono insicure e hanno paura del giudizio esterno, e credo dipenda dal fatto che siamo figli di Internet, e Internet, con la libertà di parola che consente, è un'arma a doppio taglio, perché ognuno può esprimersi come crede, ma poi sui social capita di leggere cose molto brutte. Parlo spesso di questo, perché sono convinta che rappresenti un pericolo. Credo sia molto importante imparare a difendersi dagli hater, perché magari a 30 anni hai le spalle larghe, un lavoro, degli amici e una carriera, e quindi sopravvivi, ma quando di anni ne hai 18 e non hai ancora trovato il tuo posto nel mondo, leggere un certo tipo di commenti su Internet può essere deleterio. Quindi credo che la fragilità dei ragazzi di oggi dipenda un po’ dai social e un po’ dai continui paragoni con gli altri. Mi sembrano inutili, tanto c'è sempre qualcuno più bello, più magro, più di successo, più ricco o più simpatico, e questo insieme di fattori spinge le persone a sentirsi sempre in soggezione di fronte al prossimo. In passato anch'io ho sofferto per i commenti e i giudizi degli altri. Ero più fragile e più piccola, e ancora adesso mi dà fastidio leggere cattiverie sui social.

Che poi la paura del giudizio degli altri spesso si accompagna a un senso di inadeguatezza e alla paura del fallimento…

Non so spiegare il motivo, ma non ho mai avuto il timore del fallimento. Rihanna si è tatuata una frase che dice più o meno così: "Non è mai un fallimento, è sempre una lezione". Ogni volta che mi butto in qualcosa, so che lo faccio al 100%, al massimo delle mie potenzialità, e quindi lo considero comunque una vittoria. Quando accetti una sfida, impari qualcosa anche se perdi. Puoi migliorare la volta successiva, oppure capire che quella sfida non fa per te e quindi cambiare strada. Perciò, più che nel fallimento credo nella crescita, nel cambiamento, nell'imparare la lezione.

Il personaggio più solido e coraggioso del film è Rebecca, che prende in mano la situazione diventando la leader del gruppo, mentre un paio di ragazzi minacciano di vacillare. Finalmente il cinema racconta la fragilità maschile e gli uomini mostrano le loro debolezze. Che ne pensi?

Sono contenta che i modelli maschili si stiano trasformando, perché la storiella dell'uomo che se piange non è un vero uomo non mi piace. Amo le persone emotive, che esternano quello che pensano, che parlano, piangono, ridono e raccontano. Un uomo non deve per forza tenersi tutto dentro. Deve tirare fuori le cose, che siano belle o brutte, e anche se il cambiamento sta avvenendo lentamente, sono felice che ci sia. Dall’altra parte, noto che le donne hanno preso un più coraggio e potere, ad esempio nella coppia. Vedo che alcuni uomini si sentono in difficoltà accanto a donne molto forti e decise, però dipende dalla situazione e dal carattere.

Anche se sono strampalati e "strafumati", i personaggi di Timor sono legati da profonda amicizia e credono nell'amicizia. Immagino sia così anche per te…

L'amicizia per me è fondamentale, e infatti tratto i miei amici come dei familiari. Ultimamente faccio più fatica a stringere amicizia. Sono una da amicizie storiche, infatti le mie migliori amiche le conosco da 12,13 anni. Per intenderci, sono una persona che esce con i vecchi compagni del liceo. Ciò non significa che non ho voglia di conoscere nessuno, però sono un po’ "no new friends", anche perché, quando appartieni al mondo dello spettacolo, diventi un personaggio pubblico, e quindi non sai mai se le persone vogliano davvero la tua amicizia o se ci sia un ritorno. Degli amici di vecchia data, invece, ti puoi fidare, perché c'erano prima che diventassi qualcuno.

Sceneggiato da Valerio di Lorenzo e Andrea D’Andrea, Timor - Finché c’è morte c’è speranza è distribuito da Blooming Flowers. Del film vi mostriamo una clip in anteprima esclusiva in cui facciamo la conoscenza della simpatica Involtina, la spacciatrice interpretata da Valentina Vignali.

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