Suffragette: Sarah Gavron e Faye Ward presentano un film al femminile con un'impronta maschile
La storia del movimento inglese che ha lottato per il voto alle donne è in sala dal 3 marzo.

Per nulla retorico, agiografico e lezioso, ma accurato, teso, emozionante e sobrio, Suffragette di è passato per il London Film Festival e per il Torino Film Festival ed è arrivato fino alla Casa del Cinema di Roma, a ricordarci una battaglia che non è mai veramente finita: le rivendicazioni femminili per raggiungere la parità dei sessi. Nato nel 1850 con la finalità di estendere il diritto di voto alle donne, il movimento delle Suffragette ha acquistato forza e grinta con la creazione, all’inizio del XX° secolo, della WSPU, la Women’s Social and Political Union, istituita da Emmeline Punkhurst e dalle sue figlie. E’ in questi anni che si colloca il film scritto da Abi Morgan, interpretato da Carey Mulligan, Helena Bonham Carter e Meryl Streep, diretto da Sarah Gavron, e prodotto da Faye Ward. Le ultime due hanno accompagnato la loro "creatura" nella tappa promozionale italiana, animate dal desiderio di far parlare quante più persone possibile di una storia che non tutti conoscono e che non è mai stata narrata al cinema.
"La ragione per cui abbiamo deciso di fare il film" - spiega Sarah Gavron - "è perché nessun regista si era mai interessato alle Suffragette. Ma c’è anche un altro motivo: questa è una storia che affronta temi che sono ancora attuali. Le donne non hanno smesso di lottare per ottenere il riconoscimento dei loro diritti fondamentali. Al giorno d’oggi, 62 milioni di donne non hanno diritto all’istruzione e in Parlamento le donne sono presenti solo al 22%. Nel Regno Unito, inoltre, una ragazza su tre subisce violenza sessuale. Le donne, infine, hanno poco accesso ai centri di ricerca scientifica e all’industria cinematografica. Questo film serve anche a evidenziare quanto sia stata dura la battaglia fino ad oggi e a spronare le persone a esercitare il loro diritto al diritto".
"Negli anni ’80" - continua Faye Ward - "le Suffragette erano state protagoniste di una serie tv intitolata Shoulder to Shoulder che aveva avuto un discreto successo, quindi sapevamo di risuscitare un tema interessante. Il nostro obiettivo più importante, però, era fare un film che parlasse dell’oggi. Ecco perché abbiamo impiegato diversi anni per sviluppare il progetto, e in questo periodo di tempo abbiamo scoperto tante altre cose, per esempio abbiamo avuto l’opportunità di consultare gli archivi della polizia e ci siamo rese conto del modo in cui venivano sorvegliate queste donne. Volevamo fare un film viscerale. Di solito, quando si parla di movimenti femminili, si sottolinea l’elemento frivolo: noi desideravamo dare al film un’impronta maschile, volevamo far vedere la lotta".
Lontano da un classico biopic - perché incentrato su un personaggio inventato e che non è Emmeline Pankhurst - Suffragette non ha nulla da invidiare a un action movie, di cui riproduce ritmo e complessità nell’organizzazione di una scena. Le sequenze più coinvolgenti sono certamente quelle che mostrano le proteste di Maud Watts e delle sue compagne. Alcune di esse sono state girate in luoghi in cui non era mai entrata prima una macchina da presa. "Suffragette è stato il primo film girato all’interno del Parlamento" - dice orgogliosa la Ward. "Ma non solo. Ci è anche stato concesso di organizzare, proprio davanti al Parlamento, una grande scena di rivolta. C’erano 300 comparse, cavalli e controfigure. Era presente tutta la famiglia di Helena Bonham Carter, che curiosamente è la bisnipote del Primo Ministro Asquith, l’arcinemico delle Suffragette, e sembrava quasi che i fantasmi dei suoi avi aleggiassero là fuori. C’era inoltre la pronipote di Emmeline Pankhurts. E’ stato un momento storico, perché Helena le si è avvicinata e le ha detto: 'Mi dispiace'. In quell’istante, due avversari che si erano fronteggiati in tempi lontani hanno vissuto brevemente in perfetta armonia".
Come Helena Bonham Carter, anche il restante cast femminile di Suffragette si è appassionato molto al film. Carey Mulligan, per esempio, ha accettato di entrare nella squadra praticamente da subito: "Abbiamo impiegato sei anni a scrivere a sceneggiatura" - ci racconta la Gavron - “e per tutto il tempo non abbiamo smesso di pensare a Carey Mulligan. Una volta finito il copione, l’abbiamo contattata. Era in vacanza e pensavamo che avrebbe impiegato un mese per darci una risposta. Invece ha interrotto la sua vacanza dopo due giorni e ci ha chiamato. L’abbiamo incontrata e, dopo 15 minuti di colloquio, ha accettato. Anche Helena ha acconsentito immediatamente, dicendoci: 'Tesori, come potrei non fare questo film?'. Anne-Marie Duff ci era piaciuta nei panni di una grandissima Lady Macbeth a teatro: è un’attrice che sa dare grande verità a un personaggio. Per quanto riguarda Meryl Streep, l’abbiamo scelta, su suggerimento di Carey Mulligan, perché avevamo bisogno di una star, di qualcuno che fosse un’icona proprio come Emmeline Pankhurst. Meryl è stata una grande sostenitrice del film. Trovare i maschietti è stato decisamente più difficile. I loro agenti continuavano a dirci: 'Ma sono ruoli troppo piccoli'. E noi: 'Benvenuti nel mondo che le donne hanno frequentato per 100 anni”.
Pur descrivendo una pluralità di personaggi, Suffragette si concentra su un gruppo di donne che lavora in una lavanderia, evidenziandone il profondo coraggio: "All’epoca in Inghilterra la divisione fra le classi era molto marcata" - spiega ancora la regista - "e quindi sorprende che, nel movimento delle Suffragette, donne di ogni provenienza sociale lottassero fianco a fianco. E’ una cosa che abbiamo scoperto leggendo le lettere e i diari delle operaie. Erano loro, in fondo, le più coraggiose, avevano più da perdere, perché ogni volta che partecipavano a una dimostrazione, perdevano il lavoro, che poi era la loro sopravvivenza. Nei libri si parla poco di queste donne, noi volevamo tirarle fuori dall’oscurità".
Il film di Sarah Gavron ha avuto come effetto la decisione, da parte del Ministero dell’Istruzione in Gran Bretagna, di inserire nel programma delle scuole lo studio della battaglia femminile per il diritto di voto. E’ una cosa importante, così come è fondamentale la scossa che le Suffragette hanno dato al sistema legislativo inglese: "Se pensiamo a cosa è successo in Inghilterra dopo la legge che ha concesso alle donne il diritto di voto, ci rendiamo conto di quanto la battaglia delle Suffragette sia stata necessaria. Il governo ha infatti approvato leggi che hanno garantito alle donne di entrare a far parte delle giurie, di ottenere dei diplomi, di poter disporre del proprio denaro, eccetera. C’è ancora tanta strada da fare e mi piacerebbe più di ogni altra cosa che tutte le donne votassero. Le ragazze votano poco, l’affluenza alle urne delle giovani generazioni è limitata. Comunque, quando è uscito il film, sono stati soprattutto i giovani a entusiasmarsi e si è aperto un vero e proprio dibattito sui social media".
Distribuito da BIM Distribuzione, Suffragette esce il 3 marzo in 124 copie.