"Scary Stories parla della paura dell'ignoto, di incubi e ossessioni": parola di André Øvredal
Il regista norvegese ha presentato alla Festa del Cinema di Roma il film prodotto da Guillermo del Toro, nei cinema italiani dal 24 ottobre.

Norvegese, classe 1973, André Øvredal si è fatto notare agli occhi del mondo, compresi quelli di Hollwyood, con l'ottimo e spaventoso The Troll Hunter, sorta di horror found footage che raccontava di una spedizione scientifica che si trovava a constatare la reale, spaventosa esistenza dei troll, enormi e minacciose creature della mitologia e del folklore norvegese. Curioso, allora, che alla sua seconda esperienza americana si trovi a dirigere un film come Scary Stories to Tell in the Dark, che invece parte da una serie di libri che trasformavano in spaventose storie per ragazzi i miti e le leggende urbane degli Stati Uniti d'America.
"È vero, è un elemento ricorrente nella mia carriera," conferma il regista. "Ho girato già un altro film di produzione norvegese che è basato sulla mitologia norrona, e a guardar bene anche il mio primo film americano, Autopsy, aveva qualche base nel mito e nel folklore. Esistono innumerevoli storie bellissime nelle mitologie di tutto il mondo, e trovare la chiave per modernizzarle e renderle attuali è una cosa che mi attira e diverte moltissimo."
Eppure, per Scary Stories è stata scelta un'ambientazione d'epoca. Di ambientarlo in un anno chiave della storia mondiale e americana come il 1968. "Si tratta di un anno cruciale, politicamente parlando, ma non credo che i riferimenti contenuti nel film alla guerra in Vietnam debbano necessariamente messi in relazione con gli avvenimenti che raccontiamo. Se c'è un simbolismo," dice il norvegese, "è quello legato al mutamento che riguarderà da tutti i punti di vista un'intera generazione."
Øvredal è invece più propenso, per un film che si apre con una frase che è una dichiarazione d'intenti, e che nella sua trama parla esplicitamente del potere costruttivo ma anche di quello distruttivo dello storytelling, a fare un parallelo tra le storie "assassine" del suo film con il concetto contemporaneo delle fake news: "Scary Storie parla di come le vite possano essere letteralmente distrutte dal potere delle storie, così come da quello delle maldicenze. Penso sia un simbolo di quanto rapidamente oggi la tua vita possa essere sconvolta e distrutta da quanto viene detto o scritto su te o su altri online, anche se il problema è sicuramente trasversale rispetto alle ere e ai luoghi geografici."
Prima di tutto, però, per Øvredal Scary Stories è un film che "parla della paura dell'ignoto, della creazione del senso di orrore che i protagonisti hanno per i loro incubi e le loro ossessioni." E per questo, dice, ha cercato di rifarsi costantemente al meccanismo hitchcockiano della creazione della suspense: "Credo sia lo strumento narrativo più potente di tutti," spiega, "perché è il modo per far avvenire le cose nella testa dello spettatore, qualsiasi cosa possiamo costruire noi come registi non sarà mai altrettanto potente di quello che noi costruiamo nella nostra testa. Per me almeno è così, e io uso da regista gli elementi che funzionano su di me come spettatore."
Tra le fonti d'ispirazione per questo film e per il suo cinema in generale, il regista norvegese cita Poltergeist, ma anche e soprattutto "il cinema prodotto nella Amblin negli anni Ottanta, che poi sono i film coi quali sono cresciuto. Oggi assistiamo a un forte ritorno, al cinema come nelle serie, a quel tipo di storytelling, ed è una cosa che mi rende molto felice. Perché mi piace, e perché permette di ambientare le storie in mondi bellissimi dove è costante il senso di avventura e di meraviglia."
Se poi in Scary Stories i giovani protagonisti vedono materializzarsi di fronte ai loro occhi i loro incubi peggiori, le loro paure più profonde, Øvredal è restio a raccontare direttamente quali siano le sue: "Le mie paure sono piuttosto comuni e banali, riguardano la sfera privata così come la società. Ma preferisco tenerle per me. E utilizzare il cinema come luogo dove esorcizzarle."