Interviste Cinema

Rompicapo a New York - Cédric Klapisch ci parla del film

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Il regista francese conclude (forse) con questo film la trilogia iniziata con L'appartamento spagnolo.

Rompicapo a New York - Cédric Klapisch ci parla del film

Dei cineasti di Oltralpe, il cinquantaduenne Cédric Klapisch è stato uno dei più attenti a cogliere gli umori di una generazione e di un mondo in rapido cambiamento. Se Richard Linklater nella sua trilogia si sofferma sul rapporto di coppia tra due persone di nazionalità diversa, Klapisch è andato oltre, raccontando con arguzia e intelligenza la cosiddetta Generazione Erasmus nel 2002 nel premiatissimo L'appartamento spagnolo, ritrovandone i protagonisti nel 2005 in Bambole russe e rivisitandone alcuni oggi, nel forse conclusivo capitolo della sua personalissima trilogia, Rompicapo a New York.

Uscito con successo lo scorso anno in Francia, il film arriva nelle nostre sale in una cinquantina di copie, a partire dal 12 giugno, distribuito da Academy 2. Non ritroviamo tutti i personaggi ma solo i principali: Xavier, lo scrittore e voce narrante protagonista dei film, interpretato da Romain Duris, si trasferisce a New York dove la sua ex Wendy è andata a vivere portandosi dietro i loro figli. Lì ritrova l'amica lesbica Isabelle e lì va a trovarlo anche Martine, la sua prima ex, con i rispettivi figli. Come mai sono passati tanti anni dal secondo film?

"Aspettavo che invecchiassero – risponde Klapisch – e a dire il vero quando ho fatto il primo non pensavo a un sequel, ci ho messo tre anni prima di decidermi a fare Bambole Russe, poi però ho sentito che avevo molta voglia di continuare questa storia ma che bisognava aspettare almeno 10 anni, per vedere quello che era cambiato, nel mondo e nei personaggi".

Commentando la situazione attuale in Europa e in Francia (coi recenti risultati elettorali che "dobbiamo ancora elaborare e per cui siamo sotto shock") aggiunge: "quando ho iniziato a lavorare 13 anni fa all'Appartamento spagnolo c'era questa grande fiducia nell'Europa, eravamo convinti che l'Unione Europea avrebbe tenuto lontani i conflitti e le guerre che avevano insanguinato i nostri paesi. Oggi non c'è più quest'idea, anzi, molti stanno mettendo in dubbio la validità di questo progetto europeo. Vedremo cosa succederà".

Klapisch racconta che la difficoltà maggiore di questo film: "Sicuramente è stata girare a New York. Forse perché amo molto il cinema americano e quei film sembrano così naturali, ho sempre pensato che fosse semplice fare un film in America. Invece è molto difficile, è proprio un altro mestiere e quindi sono fiero di esserci riuscito. Poi è stato difficile ritrovare gli attori, capire come far evolvere i personaggi, era al tempo stesso interessante e complicato dar loro un seguito. Come è successo a Giordana con gli attori de La meglio gioventù, anch'io ho iniziato con interpreti che all'epoca dell'Appartamento spagnolo erano giovani e non conosciuti e poi sono sono cresciuti e diventati famosi. Amo gli attori, i personaggi e questo progetto. Il personaggio principale è anche la voce fuori campo e lo scarto tra quello che lui racconta e la sua vita mi dava libertà dal punto di vista espressivo. Queste tre storie vivono su due livelli, quella di Xavier e quello della generazione del viaggio, cresciuta col processo di globalizzazione, che vive la mobilità nel lavoro, nei viaggi low cost, nei sentimenti e sui social".

Non c'è infatti niente di casuale in questa trilogia, e nonostante il divertente e vivace tono di commedia, ci sono molti riferimenti alti. Come racconta l'autore: "Fin dall'inizio una delle ispirazioni dell'Appartamento spagnolo è stata la Recherche, vedere come Proust raccontando i ricordi della sua vita la vive, sono basati su qualcuno che scrive e su quello che lui conserva di quello che ha vissuto. Xavier è uno scrittore e come tale racconta il suo passato e tenta di vedere il futuro. Proust mi ha insegnato che il tempo non è lineare: una giornata può passare in un secondo e un secondo sembrare lungo un secolo. L'elasticità del tempo, assieme alla mobilità della nostra epoca, è uno dei concetti più forti dei tre film".

Rompicapo a New York termina con un happy ending che l'editore di Xavier giudica sbagliato per il suo romanzo. Cosa ne pensa Klapisch? "C'è un tempo per vivere e un tempo per testimoniare questa vita e dunque il film termina su questa questione. Io vorrei che un film somigliasse alla vita, è vero che la felicità genera cattiva letteratura. All'inizio volevo raccontare che lui e Wendy erano felici insieme e coi loro bambini, ma poi mi sono reso conto che sarebbe stato terribilmente noioso. Io sono un fan dei lieto fine, il cinema si nutre di dramma, che è quello che ti tiene avvinto, ma ha anche voglia di risolvere il dramma con un happy ending. E' quello che l'editore definisce un terribile lieto fine, perché in termini drammaturgici può essere negativo".

Ma questo autore intelligente, che ama moltissimo (e si vede) l'idea della commistione tra culture, di cui New York è ancora la città simbolo, è proprio sicuro di aver messo la parola fine alle storie di Xavier e dei suoi amici, con questo film? "A essere sincero non so ancora se ci sarà un quarto episodio, come dicevo prima forse tra 10 anni sarà interessante farlo, per fare un ritratto di questa generazione e vedere cosa è successo nel frattempo, se ci sarà qualcosa da raccontare".

Nell'attesa, possiamo sempre rivedere L'appartamento spagnolo e Bambole Russe, prima di ritrovarne i protagonisti sulla soglia dei quarant'anni in Rompicapo a New York.

 

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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