Renzo Martinelli racconta la sua verità su Ustica: collisione con un caccia USA, "un'ipotesi univoca"
Il regista ha presentato il suo film assieme al giudice Rosario Priore, che per anni ha guidato il processo sulla strage del DC-9 dell'Itavia
Nel giorno in cui, nelle sale italiane, esce Ustica dice la sua sulla strage del DC-9 Itavia del 1980. “un proverbio che recita: 'gli uomini somigliano più al loro tempo che ai loro padri'. Per questo oggi nessuno fa più quel tipo di cinema, perché viviamo nel tempo dell'hic et nunc, perché tutti stanno affondati col naso nei loro smartphone, concentrati solo sul presente. Per la gente, oggi, Ustica è preistoria. Mettersi a fare un film come questo, quindi, lo fa solo un incosciente come sono io,” prosegue. “È la mia passione, ma mia natura, a portarmi lì, appassionarmi alla storia e alla verità manipolata, e a farlo tramite uno strumento che conosco bene, cioè il cinema.”
Regista spesso controverso e di grana non finissima, che in carriera si è cimentato col caso Moro, con la tragedia del Vajont, e altre questioni spinose della storia recente e non del nostro paese, Martinelli ha voluto sottolineare le difficoltà affrontate nel mettere assieme il budget necessario a Ustica, nonché quelle avute sul piano documentario. “Sono quattro anni che lavoro al film, da quando sono stato avvicinato dal giudice Rosario Priore [il magistrato che ha guidato il processo sulla strage, n.d.r.] e mi ha fornito la sua sentenza in versione integrale, contenente un numero esorbitante di informazioni che mi hanno lasciato senza parole,” racconta. “Dopo, ho fatto quello che faccio sempre, ovvero andare nelle redazioni dei giornali a recuperare gli articoli dell'epoca, e ho constatato che tutti, nei giorni immediatamente successivi all'inabissamento del DC-9, parlavano di collisione in volo: perfino il TG1 e il TG2. Come mai una verità così acclarata è stata smantellata e resa inconoscibile?”
È infatti la tesi della collisione tra l'aereo dell'Itavia e quella con un caccia americano decollato per intercettare e abbattere il famoso MiG libico che tallonava il DC-9, infatti, quella portata avanti da Ustica, film raccontato attraverso le vicende di una serie di personaggi di finzione: una giornalista che ha perso la figlia nella strage, una pilota d'elicottero che è arrivata per prima nell'area dove il MiG libico è poi precipitato, in Calabria, e suo marito, un parlamentare che (guarda caso) si trova anche coinvolto nella commissione d'inchiesta sull'accaduto.
“Cerco di trasformare i documenti in drammaturgia,” spiega Martinelli, regista ma anche sceneggiatore. “Mentre studiavo per film ho ricevuto una mail da un padre palermitano, che mi ha raccontato la sua storia, e l'ho trasformato nel personaggio di Caterina Murino, la giornalista. Avevo bisogno di un personaggio che arrivasse per primo a Timpa delle Magare, ed ecco l'elicotterista, e avevo bisogno di un parlamentare. Molte delle frasi del film, però, sono vere, però sono frasi vere, pronunciate da persone realmente esistite. D'altronde, se il mio collega Marco Bellocchio ha chiuso Buongiorno, notte con Aldo Moro che cammina libero per le strade di Roma, io potrò pur inventarmi queste cose.”
Molto determinato appare Martinelli quando si tratta di convincere che la sua ricostruzione degli eventi è quella più verosimile. Anzi, quella che definisce “un'ipotesi univoca, visto che né la teoria del missile, né quella della bomba nella toilette, né quella del cedimento strutturale stanno in piedi. In 70 anni di vita repubblicana,” aggiunge il regista, “non c'è un solo episodio stragistico sul quale possiamo dire con certezza di conoscere la verità. Io ho solo creato un disegno omogeneo a partire dalle 5000 pagine che compongono la sentenza del giudice Priore. Un giudice ha bisogno di prove concrete per emettere un giudizio, io che faccio il cineasta posso evocare una verità e la posso raccontare con un film, sulla base di prove documentali.”
Presente nel corso della conferenza stampa, lo stesso Rosario Priore ammette che la ricostruzione di Martinelli è quella che lo vede più d'accordo, nonostante due magistrati suoi ex collaboratori siano attualmente al lavoro su un'altra pista. “Mentre indagavo,” racconta il giudice, “mi vedevo sottrarre le prove sotto gli occhi, e mi scontravo costantemente col segreto di stato. In particolare è scomparso un battellino di salvataggio ritrovato in mare, che sarebbe stato riconducibile a un aereo di base sulla portaerei Saratoga, in quesi giorni alla fonda a Napoli, con i velivoli dislocati in aeroporti di terra.”
“Quand'anche un PM potesse provare la collisione, non potrebbe procedere contro gli Stati Uniti d'America, non c'è giurisdizione,” aggiunge Martinelli. “Come è avvenuto per la tragedia del Cermis. Il Ministro della Giustizia italiano avrebbe dovuto chiedere un'autorizzazione a procedere al Dipartimento di Giustizia Americano, che non l'avrebbe mai concessa.”
Ecco che allora entra in gioco il cinema, che secondo Priore “in casi come questo da una mano alle inchieste, può innescare meccanismi forti che incidono sui segreti, anche a livello internazionale.”
Senza peli sulla lingua come d'abitudine, Martinelli, commentando la scia di sangue che è continuata anche dopo la strage, non esita a collegare la morte dei piloti Naldini e Nutarelli, avvenuta nel corso di un'esibizione delle Frecce Tricolori a Ramstein, in Germania, alla vigilia di convocazione come testimoni ricevuta proprio dal giudice Priore in relazione ai fatti di Ustica, secondo una ben nota teoria complottista.
E, ricordando anche che Ustica non è solo un film ma anche un libro pubblicato da Gremese, che oltre alla sceneggiatura raccoglie documenti e dati del lavoro di ricerca svolto per il film, annuncia quello che potrebbe essere un suo prossimo, ovviamente controverso progetto: “Se potessi fare un film domani, lo farei sulla morte di Mussolini: ma non me lo fanno fare.”
" target="_blank">La macchinazione di David Grieco, il film che oppone a quella ufficiale un'altra, più attendibile verità sulla morte di Pier Paolo Pasolini, ecco che viene presentato un altro film che guarda senza mezzi termini – ma, anzi, con la determinazione caparbia e brusca del suo autore – al cinema d'impegno civile che nel nostro paese ha vissuto stagioni importanti e che da un po' di tempo non si frequenta più.
“C'è un proverbio arabo che amo molto,” dice Renzo Martinelli, che con Ustica dice la sua sulla strage del DC-9 Itavia del 1980. “un proverbio che recita: 'gli uomini somigliano più al loro tempo che ai loro padri'. Per questo oggi nessuno fa più quel tipo di cinema, perché viviamo nel tempo dell'hic et nunc, perché tutti stanno affondati col naso nei loro smartphone, concentrati solo sul presente. Per la gente, oggi, Ustica è preistoria. Mettersi a fare un film come questo, quindi, lo fa solo un incosciente come sono io,” prosegue. “È la mia passione, ma mia natura, a portarmi lì, appassionarmi alla storia e alla verità manipolata, e a farlo tramite uno strumento che conosco bene, cioè il cinema.”
Regista spesso controverso e di grana non finissima, che in carriera si è cimentato col caso Moro, con la tragedia del Vajont, e altre questioni spinose della storia recente e non del nostro paese, Martinelli ha voluto sottolineare le difficoltà affrontate nel mettere assieme il budget necessario a Ustica, nonché quelle avute sul piano documentario. “Sono quattro anni che lavoro al film, da quando sono stato avvicinato dal giudice Rosario Priore [il magistrato che ha guidato il processo sulla strage, n.d.r.] e mi ha fornito la sua sentenza in versione integrale, contenente un numero esorbitante di informazioni che mi hanno lasciato senza parole,” racconta. “Dopo, ho fatto quello che faccio sempre, ovvero andare nelle redazioni dei giornali a recuperare gli articoli dell'epoca, e ho constatato che tutti, nei giorni immediatamente successivi all'inabissamento del DC-9, parlavano di collisione in volo: perfino il TG1 e il TG2. Come mai una verità così acclarata è stata smantellata e resa inconoscibile?”
È infatti la tesi della collisione tra l'aereo dell'Itavia e quella con un caccia americano decollato per intercettare e abbattere il famoso MiG libico che tallonava il DC-9, infatti, quella portata avanti da Ustica, film raccontato attraverso le vicende di una serie di personaggi di finzione: una giornalista che ha perso la figlia nella strage, una pilota d'elicottero che è arrivata per prima nell'area dove il MiG libico è poi precipitato, in Calabria, e suo marito, un parlamentare che (guarda caso) si trova anche coinvolto nella commissione d'inchiesta sull'accaduto.
“Cerco di trasformare i documenti in drammaturgia,” spiega Martinelli, regista ma anche sceneggiatore. “Mentre studiavo per film ho ricevuto una mail da un padre palermitano, che mi ha raccontato la sua storia, e l'ho trasformato nel personaggio di Caterina Murino, la giornalista. Avevo bisogno di un personaggio che arrivasse per primo a Timpa delle Magare, ed ecco l'elicotterista, e avevo bisogno di un parlamentare. Molte delle frasi del film, però, sono vere, però sono frasi vere, pronunciate da persone realmente esistite. D'altronde, se il mio collega Marco Bellocchio ha chiuso Buongiorno, notte con Aldo Moro che cammina libero per le strade di Roma, io potrò pur inventarmi queste cose.”
Molto determinato appare Martinelli quando si tratta di convincere che la sua ricostruzione degli eventi è quella più verosimile. Anzi, quella che definisce “un'ipotesi univoca, visto che né la teoria del missile, né quella della bomba nella toilette, né quella del cedimento strutturale stanno in piedi. In 70 anni di vita repubblicana,” aggiunge il regista, “non c'è un solo episodio stragistico sul quale possiamo dire con certezza di conoscere la verità. Io ho solo creato un disegno omogeneo a partire dalle 5000 pagine che compongono la sentenza del giudice Priore. Un giudice ha bisogno di prove concrete per emettere un giudizio, io che faccio il cineasta posso evocare una verità e la posso raccontare con un film, sulla base di prove documentarie.”
Presente nel corso della conferenza stampa, lo stesso Rosario Priore ammette che la ricostruzione di Martinelli è quella che lo vede più d'accordo, nonostante due magistrati suoi ex collaboratori siano attualmente al lavoro su un'altra pista. “Mentre indagavo,” racconta il giudice, “mi vedevo sottrarre le prove sotto gli occhi, e mi scontravo costantemente col segreto di stato. In particolare è scomparso un battellino di salvataggio ritrovato in mare, che sarebbe stato riconducibile a un aereo di base sulla portaerei Saratoga, in quesi giorni alla fonda a Napoli, con i velivoli dislocati in aeroporti di terra.”
“Quand'anche un PM potesse provare la collisione, non potrebbe procedere contro gli Stati Uniti d'America, non c'è giurisdizione,” aggiunge Martinelli. “Come è avvenuto per la tragedia del Cermis. Il Ministro della Giustizia italiano avrebbe dovuto chiedere un'autorizzazione a procedere al Dipartimento di Giustizia Americano, che non l'avrebbe mai concessa.”
Ecco che allora entra in gioco il cinema, che secondo Priore “in casi come questo da una mano alle inchieste, può innescare meccanismi forti che incidono sui segreti, anche a livello internazionale.”
Senza peli sulla lingua come d'abitudine, Martinelli, commentando la scia di sangue che è continuata anche dopo la strage, non esita a collegare la morte dei piloti Naldini e Nutarelli, avvenuta nel corso di un'esibizione delle Frecce Tricolori a Ramstein, in Germania, alla vigilia di convocazione come testimoni ricevuta proprio dal giudice Priore in relazione ai fatti di Ustica, secondo una ben nota teoria complottista.
E, ricordando anche che Ustica non è solo un film ma anche un libro pubblicato da Gremese, che oltre alla sceneggiatura raccoglie documenti e dati del lavoro di ricerca svolto per il film, annuncia quello che potrebbe essere un suo prossimo, ovviamente controverso progetto: “Se potessi fare un film domani, lo farei sulla morte di Mussolini: ma non me lo fanno fare.”