Interviste Cinema

Regista e protagoniste raccontano Il richiamo

Dopo 3 anni dalla sua realizzazione arriva finalmente in sala - grazie alla JP Entertainment, che lo distribuisce in circa 25 copie - Il richiamo, secondo lungometraggio di Stefano Pasetto.


Dopo 3 anni dalla sua realizzazione arriva finalmente in sala - grazie alla JP Entertainment, che lo distribuisce in circa 25 copie - Il richiamo, secondo lungometraggio di Stefano Pasetto. Opera al femminile scritta assieme alla sceneggiatrice Veronica Cascelli, e interpretata da due bravissime attrici come Sandra Ceccarelli e Francesca Inaudi, il film è girato interamente in Argentina e riesce - con rara delicatezza e senza retorica - a trattare temi forti e universali attraverso l'incontro tra due donne che non potrebbero essere più diverse.

Presentando alla stampa il film, il regista Stefano Pasetto ne ha commentato in questo modo la realizzazione: “E' stata un'esperienza che ha cambiato tutti noi, e anche se adesso è passato un po' di tempo, ci portiamo ancora quello che ha significato aver girato questo film in quei posti e con quelle persone. E' una storia divisa in due, tra una metropoli molto popolosa come Buenos Aires, che diventa una gabbia per il personaggio di Lucia, e lo spazio sconfinato della natura rappresentato dalla Patagonia”. “La motivazione alla base del film – aggiunge la cosceneggiatrice Veronica Cascelli – è ancora valida, anche se è passato qualche anno, perché purtroppo le cose non sono ancora cambiate. L'idea era quella di rimettere al centro del discorso la donna e il suo corpo, troppo manipolato e mercificato, raccontando una storia al femminile. Mi accorgo che il film si presta a molte letture diverse, in un momento storico in cui in Italia c'è un grande bisogno di riscattare la figura femminile, negli ultimi anni sfruttata in modo poco dignitoso”.

Mentre il personaggio della malata e depressa Lucia è stato scritto per Sandra Ceccarelli, l'attrice che doveva interpretare la più giovane e – almeno in apparenza - libera Lea, è stata scelta dal regista all'ultimo minuto: “a ridosso della preparazione, ho dovuto scegliere non solo un'attrice che mi piacesse, ma anche una donna abbastanza folle che mi seguisse dall'altra parte del mondo, e che in poco tempo imparasse una lingua. Mentre Sandra infatti parlava già benissimo lo spagnolo e ha dovuto imparare l'accento argentino, Francesca ha dovuto apprendere una lingua per lei interamente nuova in pochissimo tempo”.
Sulla storia, Pasetto aggiunge: “Mi piaceva molto l'idea della trasformazione, di trasformare un ostacolo in un'occasione. Ho scoperto che l'energia che ci vuole per farlo è tipicamente femminile, mentre gli uomini la subiscono”.

Sull'unica scena di sesso del film, Francesca Inaudi si fa sentire: “Mi fa molto ridere il modo in cui si finisce sempre, parlando del film, a dire che c'è una scena d'amore lesbico. E' uguale e non cambia niente, girarla è imbarazzante allo stesso modo, che tu debba farla con un uomo o con una donna. C'è la stessa mancanza di intimità, devi fare una cosa intima in una situazione che non lo è, di fronte ad almeno 10 persone. E per il resto fa parte della vita, dovremmo smetterla di pensare che è una cosa straordinaria. Si tratta di amore e si tratta di sesso, a prescindere dalla persona con cui lo si fa, e non andrebbe definita. Continuare a definirla non fa che alimentare una sorta di pruriginosa attrazione. Trovo che in questo paese sia più difficile toccare il tema dell'amore saffico che quello dell'omosessualità maschile, come se la parola lesbica avesse in sé qualcosa che non va, come se il rapporto tra due donne che non hanno bisogno di un uomo, proprio per questo facesse paura”.

Sandra Ceccarelli da parte sua va ancora oltre: “Non so cosa aggiungere perché anch'io la penso così. Nel nostro cinema si vedono pochissime scene d'amore tra donne. E' vero anche che girare scene in cui sei nudo è imbarazzante in ogni caso, e i mezzi che uno usa per superare l'imbarazzo sono gli stessi. Io in genere ho un rapporto molto infantile con queste scene, è come quando da bimbi si fa la lotta, torno sempre a uno stadio infantile, supero la timidezza attraverso questo stato d'animo. E anche se non ho mai avuto una vera storia d'amore con una donna, in fase giovanile mi è capitato, e posso dire per esperienza che baciare una donna è una cosa liscissima, bellissima e gratificante. Il bacio ha a che vedere col neonato che succhia il seno di una donna, è qualcosa di meraviglioso, e l'ho apprezzato anche in fase di riprese. Ma non penso che in realtà quella tra Lea e Lucia sia una storia d'amore. Non indaghiamo su un rapporto di coppia, questo aspetto è solo uno dei tentativi per cui queste due persone si trovano ad abbandonare la loro vita precedente. In un deserto hai la grande libertà di tentare, di provarle tutte”.
Pasetto
aggiunge: “Non l'ho mai pensato come un film a tematica omosessuale, c'era bisogno di un rapporto alla pari che solo tra due donne poteva esserci. Lo scandalo vero che suscitano è semmai il loro sottrarsi alla protezione maschile, alla sicurezza, alle cure. Si ritrovano, in questo giro di tango, in un percorso a specchio”.

Il rapporto tra le due donne nel film rispecchia anche la differenza di metodo tra le due attrici:
“Abbiamo provato molto, prima di girare – dice Francesca Inaudi – e ci siamo odiate. Noi due siamo due universi paralleli che non si incontreranno mai. Ho una profonda stima per lei come persona e per il suo modo di lavorare, ma siamo agli antipodi, quindi a volte è stato difficile trovare un punto d'incontro all'interno di una situazione non facile. E' stato faticoso ma anche stimolante e molto bello”. Le fa eco Sandra Ceccarelli: “E' vero. A me piace mettermi a tavolino, capire scena per scena tutte le mille possibilità che ho, mentre a lei piace arrivare e cambiare tutto, magari all'ultimo minuto. Io ho fatto due film con Piccioni che prova tutto con tutti gli attori, anche con quelli che hanno una sola scena, ed è quello il mio metodo. Qui sentivo l'impossibilità di farlo, ma i due personaggi anche nel film sono diversissimi tra loro e questo nostro scontro è stato utile e funzionale all'incontro/scontro narrato nella storia”.
Ecco, di un film che tocca tantissimi temi e parla di natura, corpi, istinto e ricerca del sé, anomalo per quanto è universale nel panorama del cinema italiano, ci è piaciuta anche la sincerità di queste due attrici che invece di esibirsi nei soliti ipocriti salamelecchi, si rispettano nelle loro differenze.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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