Interviste Cinema

Peter Berg: “Il mio Battleship è un super-film”

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Atteggiamento casuale e voce roca per la notte brava confessa (“ho bevuto troppo vino”), Peter Berg è venuto a Roma per presentare a stampa, esercenti e vari addetti ai lavori alcune anticipazioni sul suo Battleship.



Atteggiamento casual e voce roca per la notte brava confessa (“ho bevuto troppo vino”), Peter Berg è venuto a Roma per presentare a stampa, esercenti e vari addetti ai lavori alcune anticipazioni sul suo Battleship, il film nato dalla volontà di portare al cinema la battaglia navale, il gioco che ha allietato generazioni e generazioni di studenti annoiati, e tramutato dal regista e dai suoi collaboratori in un blockbuster ad alto tasso d’effetti speciali che alla noia non vorrebbe proprio lasciare spazio.
“Questo è quello che io chiamo un super-film: una di quelle grandi produzioni hollywoodiane che, come gli Avatar, i Transformers o gli Iron Man, sono in grado di sbancare i botteghini in tutto il mondo, prodotti d’intrattenimento di grande spettacolarità, capaci di attrarre e avvincere un pubblico trasversale e internazionale.”

Nel cast del film, la stella emergente Taylor Kitsch (“oggi per strada non lo ricocerebbe nessuno,” dice Berg, “ma tra qualche mese non potrà uscire senza scorta.”), Alexander Skarsgård, Liam Neeson, la supermodella Brooklyn Decker e perfino la popstar Rihanna, qui al suo primo ruolo cinematografico. Tutti impegnati nella lotta tra cinque vascelli militari radunatesi nel Pacifico per un’esercitazione e delle navi (spaziali e galleggianti) aliene richiamate sul nostro pianeta dai segnali lanciati da una base di ricerca sulle Hawaii.
Ma come si sviluppa un film hollywoodiano a partire dalla battaglia navale?
Berg, su questo, ha un’idea molto precisa: “Sono stato coinvolto nella creazione della storia e dei personaggi fin dall’inizio. Tanto per cominciare sono cresciuto vicino alle barche fin da ragazzo: sono figlio di uno storico della marina, ho diversa esperienza nautica, e quindi per me è stato stimolante dover pensare ad un film di questo genere. Quanto al gioco in sé, apparentemente richiede poche attitudini tattiche, apparentemente, ma ci sono dei lati interessanti. Se io e te giochiamo a battaglia navale, dopo i primi colpi andati a vuoto non appena uno di noi viene colpito, si scatena una voglia di distruzione totale e irrefrenabile: io ti voglio annientare, tu vuoi vendicarti. È una battaglia all’ultimo sangue, cieca e forsennata, e credo che tutto questo sia decisamente motore molto forte da un punto di vista spettacolare e narrativo per un film.”

Dopo un incipit dedicato alla strutturazione dei personaggi (il protagonista Kitsch è un ex ribelle costretto ad entrare in Marina dove già c’è il fratello Skarsgård, e che s'innamora della bella figlia (Decker) dell’ammiraglio interpretato da Liam Neeson, che però lo detesta), Battleship lascia presto il campo a questa sfida, lasciando che sia a due tra umani e alieni.
“L’idea degli alieni mi è venuta guardando un documentario con Stephen Hawking,” racconta Berg. “Il fisico affermava che la vita extraterreste esiste senza alcun dubbio su pianeti simili al nostro per struttura e posizione nel loro sistema solare, ma diceva anche che i messaggi che spariamo nello spazio per contattare altre forme di vita potrebbero essere pericolosi.”
Per onorare le teorie di Hawking sui goldilocks planets (i pianeti appunto analoghi alla Terra), gli invasori di Battleship hanno un aspetto umanoide molto marcato: “Abbiamo provato molto duramente per trovare il modo di presentare i nostri alieni come una specie molto vicina a quella umana: volevo ci assomigliassero fisicamente e come emozioni provate. Lo abbiamo fatto per renderli più interessanti, ma di certo il punto di vista privilegiato è il nostro.”
Già, perché nonostante tutto (anche nonostante qualche contraddizione in cui incappa lo stesso regista nell’evidenziare l’empatia e il fatto che i suoi alieni rispondono solo alle provocazioni umane) è chiaro che “la battaglia inizia accidentalmente, ma poi non c’è modo di fermarsi. Se lasciamo fare gli alieni, che hanno un agenda molto precisa, allora sarà catastrofico per la Terra, il rischio è quello della nostra estinzione. E in Battleship abbiamo voluto unire tutti i popoli contro una minaccia comune ed esterna.”

Idee chiarissime e niente affatto contraddittorie il regista le ha invece se gli si chiede un parere sul progressivo appiattirsi di Hollywood su soggetti non originali, come i videogame o, in questo caso, perfino i giochi da tavolo: “Non so se basarsi sempre su videogame o serie tv o giochi da tavolo sia un limite. Quel che so è che Hollywood non è mai stata originale: pensate ai libri, che sono sempre stati usati. Shakespeare era originale, Hollywood non è originale: Hollywood deve solo fare film.”
Il ragionamento fila, e alla fin fine Berg ci è apparso abbastanza simpatico. Peccato non ci abbia passato il numero di telefono di Brooklyn Decker. “Dove la porteresti, se venisse a Roma?”, ha chiesto.
Peter Berg, pensi che lo venga a dire a te?

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