Per il mio bene: Mimmo Verdesca, Barbora Bobulova, Leo Gullotta e Sara Ciocca presentano il film
Uscirà il 5 dicembre al cinema con 01 Distribution il debutto del premiato regista di documentari Mimmo Verdesca, Per il mio bene. A presentarlo alla stampa era presente parte del cast.
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Arriverà al cinema con 01 Distribution il 5 dicembre Per il mio bene, film di debutto nel cinema di finzione di Mimmo Verdesca, premiato regista di documentari dedicati ai protagonisti del nostro cinema (da Sciuscià a Lilia Silvi e Alida Valli), che assieme a Monica Zapelli e Pierpaolo De Mejo ha scritto una storia tutta al femminile, con tre diverse maternità, attraverso il viaggio della protagonista, la Giovanna di Barbora Bobulova, alla riscoperta di se stessa, quando tutto quello che ha costruito viene messo in discussione dalla scoperta di una malattia, che la costringe a ricercare la madre biologica e apre nuovi drammatici scenari. Un film sensibile ed elegante, intimista, in cui l’unica presenza maschile (e negativa) è quella del Luciano di Leo Gullotta, che il bravissimo e veterano attore interpreta con gusto e indubbio piacere per il regista che conosce da tantissimi anni e con cui ha collaborato a teatro. A presentare questo debutto alla stampa, oltre ai protagonisti principali, c’era anche la giovanissima Sara Ciocca, ormai una certezza del nostro cinema, sempre più maturata sul set. Assenti purtroppo, per le conseguenze di un piccolo infortunio domestico, Stefania Sandrelli e la grande attrice francese Marie Christine Barrault, che ha mandato un video messaggio pieno di stima e affetto per il film, il regista e il personaggio, e di riconoscenza per un’esperienza che l’ha entusiasmata e alla cui presentazione si rammarica di non poter essere presente.
Mimmo Verdesca ha spiegato che “l’idea iniziale del film mi ha accompagnato da tempo. E’ nato in modo molto naturale, a volte strada facendo le idee ti lasciano ma qui è nato un amore che è diventato il film. Il mio approccio rispetto al racconto è sempre lo stesso, anche nei documentari ho sempre scelto di dare più spazio all’aspetto emotivo, quindi ho adottato lo stesso approccio e ho incontrato Marco Puccioni e Marco Valsania di Rodeo Drive che hanno deciso di accogliere le emozioni racchiuse nel trattamento che abbiamo presentato e ci hanno permesso di svilupparlo e di fare esplodere questi sentimenti che il film attraversa, con una certa durezza e anche direi con coraggio. Istintivamente riconosco nell’universo femminile una maggiore profondità e sensibilità, trovo delle sfumature che si possono raccontare e che coinvolgono ed emozionano. In generale sono molto affascinato e incuriosito dall’umanità”.
Barbora Bobulova, di fatto co-protagonista della storia con Marie Christine Barrault, rivela di non avere preferenza per personaggi forti o fragili, tra i molti che ha interpretato nella sua carriera: “Amo il mio mestiere alla follia e prendo ogni personaggio come un figlio, non distinguo, come accade nella vita tutti abbiamo una parte forte e una debole che non sempre esce fuori, spesso nascondiamo le nostre debolezze nella vita, siamo fatti anche di questa corazza, delle maschere con cui vogliamo che gli altri ci vedano”. Leo Gullotta, che ha 64 anni di carriera alle spalle, racconta: “Ho sempre cercato di raccontare anime diverse, con diversi modi di vestire, di parlare... ho cercato di dare vita ai personaggi, mi piace cercare l’anima. Luciano nel film, unico personaggio maschile in questa storia di donne, fatta di disperazione ma anche di ricerca di abbracci, di amore, rappresenta questo momento storico, è piatto, chiuso come un riccio, legato solo al denaro, che non capisce la motivazione di questa donna a cui affitta una camera rispetto ad un’altra. E’ un film e una storia che necessita oggi, perché l’uomo si è chiuso a riccio ma vive di grandi interrogativi, è una storia che apparterrà allo spettatore, lo catturerà e lo rinchiuderà nello schermo, con una tematica complessa e importante che fa venir fuori il fantasmino che c’è nella nostra anima".
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Tre donne, tre diversi modi di essere madri e figlie. Ancora Mimmo Verdesca:
"Il tema della maternità, insieme a quello dell’identità, è uno dei temi principali, sono tre modi di essere madri e di essere figlie, Giovanna è una madre solida, rigorosa, controllata nei confronti della figlia, ha tante sicurezze che poi inizieranno a sgretolarsi come la pietra naturale che vediamo nella scena della cava e che è quella su cui ha basato la sua vita professionale. Quella solidità e quella sicurezza di rompono quando scopre che non è figlia di quella che credeva sua madre, perché torna indietro, torna ad essere figlia prima ancora che madre e si trova di fronte n altro tipo di madre rispetto a quella adottiva che è molto accudente, con un senso di inadeguatezza, comune probabilmente a molti genitori adottivi che tendono a dare tanto amore e benessere materiale. Anche lei diventa fragile quando sente che sta perdendo questa figlia e resta in attesa nella speranza che lei non la abbandoni e torni da lei. Anna, la madre biologica, ha invece congelato la sua maternità quando ha perso un figlio, per la cui morte si sente in colpa. La sua è una. maternità indurita, ostile, protetta ma lacerata, Tutte e tre le figure poi ritroveranno il senso della maternità. Per me questo è un film di grande speranza, di rinascita e di redenzione".
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Sara Ciocca non solo recita benissimo, ma sa parlare anche con molto calore e intelligenza del suo personaggio, Alida: a lei lasciamo il compito di chiudere questo breve excursus sui temi di Per il mio bene, di cui torneremo a parlare prima dell’uscita con le interviste e la recensione.: “Ho ritrovato moltissimo il personaggio di Alida nelle parole di una mia grande icona, che è Anna Frank, che scrive: “vorrei per mia madre il rispetto e l’amore che si ha per un ideale”, perché Giovanna, sua madre, è una grandissima ispirazione per lei, che ambisce al suo rigore, al suo coraggio, alla sua bellezza, al suo essere sempre pronta, invincibile. Questo fascino della madre lei lo subisce tantissimo ma ma al tempo stesso la turba perché vedere tutti i giorni questa donna circondata di un’aura di lavoro, di successo, sembra una cosa surreale da dire, ma per lei tornare a casa la sera dopo questo stile di vita e abbassarsi a un semplicissimo abbraccio verso la propria figlia non è semplice e questo Alida lo soffre moltissimo. E poi Giovanna si accorgerà che la vita in realtà è la fortuna di esistere, il coraggio di un sorriso, di resistere e la voglia si sperare. Ma soprattutto una cosa bellissima che mi disse mia nonna, è l’umiltà di ringraziare e di amare, perché poi ci si accorge che nella vita ci rimangono poche cose, come la fortuna di essere amati dalla propria famiglia e la gratitudine di averla.