Per Archibugi, Albanese e Rossi Stewart è... Questione di cuore
E' dedicato all'amicizia maschile l'ultimo film di Francesca Archibugi Questione di cuore, che si affida al talento di Antonio Albanese e Kim Rossi Stuart. Interpretando 2 uomini colpiti da infarto che si conoscono in ospedale, i due attori si sono molto emozionati, e considerano questa loro esperienza come una delle migliori mai fatte...

Per Archibugi, Albanese e Rossi Stewart è... Questione di cuore
Che per un attore o per un regista girare un film non sia solamente un lavoro non è certo una novità. Ma quando dividere una scena con bravo collega o rivedere il girato della giornata significa soprattutto provare emozioni forti, commuoversi o trovare nuovi amici, allora avviene un piccolo miracolo, e ci si allontana dal set cambiati, rinnovati, più felici. E' successo ad Antonio Albanese e Kim Rossi Stuart durante le riprese di Questione di cuore, il nuovo film di Francesca Archibugi presentato questa mattina a Roma. Intepretando due uomini di diversa estrazione sociale che si ritrovano nello stesso ospedale in seguito a un infarto, i due attori hanno intrapreso un viaggio emotivo forte e importante.
"Conoscevo il libro di Umberto Contarello da cui il film è tratto" - ha cominciato Antonio Albanese. "Lo avevo letto e lo avevo amato molto. Mi piaceva l'idea di incontrare, al fianco di Kim Rossi Stuart, questa amicizia maschile. Ho lavorato bene insieme a lui e a Francesca Archibugi perchè ho avuto la libertà di cui al cinema sento sempre il bisogno, libertà di tatuarmi addosso un personaggio, di aggiustarlo. E poi c'era grande allegria sul set, mi fidavo di Kim e lui si fidava di me". Albanese, che si è accostato al personaggio dello sceneggiatore Alberto con umiltà, regalandoci una performance misurata, ha anche fatto un po' di ricerca sul campo. "Ho parlato a lungo con una mia amica cardiologa, che mi ha dato alcuni suggerimenti per la scena in cui arrivo in ospedale con un infarto in corso. Mi ha spiegato che, se ti indichi il cuore, è tachicardia, se invece apri il palmo della mano, è infarto. E' stato bello come studio, e quando hai accanto un buon regista e un buon compagno di set che 'accolgono' questa tua ricerca, allora arrivano l'emozione, l'amore, l'eccitazione, i momenti di commozione. E' un po' come quando fai l'amore, le sensazioni ti arrivano a ondate". Mentre per l'Alberto di Antonio Albanese l'infarto è sinonimo di crisi interiore, di spaesamentoe di voglia di cambiare, per il meccanico del Pigneto Angelo, impersonato da Kim Rossi Stuart, la malattia non significa alterazione dello status quo. "In questo Angelo mi ricorda mio padre" - ha commentato ancora Albanese. "Vengo da una famiglia semplice. Mio padre ha avuto un ictus, e quando si è ripreso, non ha pensato neppure un istante a cambiare vita, voleva continuare quella che faceva prima, voleva continuare ad avere la sua famiglia, a proteggerla. Non gli è mai venuto in mente di aprire un agriturismo a Bolgheri..."
Kim Rossi Stuart, che al cinema interpreta quasi sempre personaggi tragici o comunque segnati da un triste destino, è rimasto colpito dai dialoghi di Questione di cuore, che lo hanno fatto pensare al teatro. "La cosa che mi ha intrigato di più" - ha detto - "è stata la sceneggiatura. La vedevo come una partitura musicale da costruire a tavolino, soprattutto nella parte dell'ospedale. Paradossalmente, dovevamo sviluppare il lato comico. Eravamo tutti emozionati di poter partecipare a questo concerto, anche perchè sapevamo di avere fra le mani un film importante". L'attore si è avvicinato al personaggio di Angelo con curiosità, senza cercare ad ogni costo di puntare sulla sobrietà. "La sottrazione è uno strumento che mi porto sempre dietro, per questo film, però, l'ho lasciata perdere. Anche per quel che riguarda il romanensco di Angelo. Ho fatto come Carlo Verdone agli inizi della sua carriera, ho lasciato affiorare una serie di personaggi conosciuti in passato".
Perfino Francesca Archibugi, che ha alle spalle una lunga e consolidata carriera registica, ha iniziato quest'avventura sentendosi emozionata e trepidante. "Per me era una storia diversa dal solito" - ha spiegato. "C'erano questi due maschioni che conoscevo da molto tempo e che stimavo, non sapevo se sarei riuscita a domarli. Avevo come l'impressione che entrambi non avessero ancora trovato il loro ruolo più vero. Credevo che dovessero sprigionare ancora energia comica. Avevano una zona che doveva essere esplorata. In più, avevo a che fare con due registi, due colleghi. Dovevo maneggiarli con cura". Con Questione di cuore la Archibugi ha voluto fare un film sull'Italia di oggi, sui cambiamenti degli ultimi anni. Per questa ragione ha voluto raccontare, tramite gli stati d'animo di Alberto, lo scollamento dell'uomo rispetto alla realtà. Lo ha fatto con garbo, leggerezza. "Anche se i miei film sono tutti film politici" - ha specificato - "non cerco mai di essere didascalica. Nel caso di questo film, mi sono limitata a raccontare un sentimento, non la società".
Questione di cuore è ambientato nel quartiere romano del Pigneto, negli stessi luoghi in cui Pier Paolo Pasolini ha girato Accattone. "Il cinema italiano di un certo periodo è stato fatto tutto in cinque chilometri quadrati. Il Madrione, San Lorenzo, Tor Pignattara erano diventati l'immagine dell'Italia nel mondo. Poi quella zona non è stata più raccontata. Prima delle riprese ho girato fra la Casilina e la Prenestina con la macchina fotografica al collo. Quei posti raccontavano come siamo cambiati e come stiamo cambiando". Prima di salutarci Francesca Archibugi, che in Domani aveva parlato del terremoto dell'Umbria, ha commentato la tragedia dell'Abruzzo. "Non capisco perchè la gente contunui a costruire strutture non antisismiche. Costruiamo il brutto e l'insicuro... e adesso il brutto e l'insicuro ci stanno soffocando".