Interviste Cinema

Parole e musica: Incontro con Camélia Jordana, nuovo talento del cinema francese

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Le brio è il suo prossimo film, grazie al quale ha vinto il César.

Parole e musica: Incontro con Camélia Jordana, nuovo talento del cinema francese

Ricevendo il César per la migliore rivelazione dell’anno, Camélia Jordana ha fatto prevalere una gioia esplosa e sincera, fino al momento in cui si è presa una pausa, ha ricacciato in gola un singhiozzo e ceduto alle lacrime, ricordando la madre, la sua passione per le parole che non ha potuto portare avanti per dedicarsi alla famiglia. Proprio quelle parole, quell’arte retorica, che sono al centro di Le brio di Yvan Attal, che il cinema francese rivendica negli ultimi tempi come ricetta per fronteggiare il fermento delle banlieu. La cultura come ripartenza dopo gli attentati degli ultimi anni.

Camélia Jordana rappresenta una bella storia di successo raggiunto con l’applicazione e il talento, ma senza cadere nei luoghi comuni sul disagio delle periferie. Nipote di immigrati algerini, è figlia di una coppia della buona borghesia del sud, fra Provenza e Costa Azzurra. L’amore per la musica le viene dalla madre, cantante lirica convertita a un lavoro di terapeuta per dare stabilità alla famiglia. Camélia è stata lanciata nel 2009 dal talent show Nouvelle Star, basato sul format britannico Pop Idol, iniziando la sua carriera nel mondo della musica con due album ben accolti fra il 2010 e il 2014.

La sua passione per la recitazione l’ha spinta presto ad affiancare una seconda carriera, con un primo ruolo significativo nell’originale Bird People di Pascale Ferran, presentato a Cannes nel 2014. Il salto di qualità lo scorso anno, con la commedia Due sotto il burqa e il ruolo di protagonista appunto in Le brio, presentato in questi giorni al Biografilm Festival di Bologna, e che uscirà a fine novembre distribuito da I Wonder Pictures. Neïla sogna di diventare avvocato in una prestigiosa università parigina, scontrandosi con un professore (Daniel Auteuil) dai metodi provocatori e, a dir poco, ostici. Dovranno sopportarsi e lavorare insieme per preparare Neïla a un importante concorso di eloquenza.

“È un storia davvero classica. Dopo un provino e un’attesa di mesi il regista, Yvan Attal, mi ha offerto la parte una volta vistami insieme a Daniel Auteuil, senza che leggessi la sceneggiatura prima. Ero già eccitata alla possibilità di lavorare con loro due, essendo cresciuta in quel sud della Francia in cui sono ambientate molte storie con protagonista Auteuil, facevano parte della mia cultura. Poi, leggendo la sceneggiatura, sono stata subito catturata dalla storia di Neïla che non cede e alla fine ottiene quello che vuole”.

Un inno all’importanza delle parole, ma anche in questo periodo funesto?

Assolutamente sì, credo anzi che abbiano un potere particolare proprio in questi tempi. Baudelaire veniva censurato per delle parole piene di allusioni sessuali ne I fiori del male, mentre oggi un semplice tweet può rovinare la carriera di migliaia di persone. Penso che le parole abbiano sempre avuto grande potere, quello che cambia, di epoca in epoca, è il materiale. In Francia esistono concorsi come quello mostrato nel film, ma allo stesso tempo ci sono ragazzi che non parlano neanche più francese, scrivono facendo errori e pensano che avere dei buoni voti sia una vergogna nei confronti dei loro amici. La nostra generazione va molto fiera delle evoluzioni tecnologiche, ma credo sia altrettanto consapevole della forza delle parole. Poi da noi ci sono diversi dialetti, mi ricordo che anni fa, trasferendomi a Parigi, nel quartiere nord del XVIII arrondissement ho conosciuto un gruppo di amici e mi ci sono voluti tre mesi per capire quello che dicevano. È come nel film, una gara alla migliore risposta, alla battuta più divertente, è come un gioco. Anche se non è un francese puro c’è una cultura delle parole anche nelle periferie.

Avete girato nella vera università in cui il film è ambientato?

Sì, abbiamo girato all’Assas. Alcuni erano molto orgogliosi che venisse girato il film nella loro università, parlando di studenti come loro. Alcuni erano scioccati perché parlavamo di un direttore alle prese con il tentativo di cancellare l’immagine reazionaria e fascista di quella realtà. Siamo in Francia, quindi ogni partito e schieramento vuole dire la sua, anche, o specialmente, in una scuola di legge che deve formare i futuri avvocati e giudici.

L’essere cantante ha influito sul suo lavoro nelle sfide di eloquenza,  le performance con le parole?

Non avevo troppo bisogno di prepararmi per questa parte del lavoro, essendo innamorata delle parole, dei dibattiti, della cultura, dei libri. Ho dovuto tornare semmai alla mia amicizia con i ragazzi di cui parlavo prima per la prima parte, quella ambientata nella sua realtà di periferia. Ho dovuto imparare nuovi codici sociali che non conoscevo prima, poi sono potuta tornare me stessa, fra parole, cultura ed esibizioni. Forse la mia esperienza come cantante ha aiutato, ma da quando sono piccola amavo declamare le mie poesie di fronte alla classe, agli amici. Ho passato molto tempo da ragazza sul palco, sono a mio agio.

Qual è il suo rapporto con il giudizio altrui, per esempio quello dei critici?

Onestamente quello pubblico non mi interessa, quello che ho a cuore è non deludere le persone a cui voglio bene. Sono molto critica con me stessa, lavoro duro in ogni aspetto, mi vergognerei se non mi esibissi a un livello che ritengo accettabile, e che mi auguro sia almeno buono.

Qual è il miglior consiglio che ha ricevuto?

È stata la mia migliore amica a darmelo, anche lei cantante, si chiama Raphaële Lannadere. Quando ho iniziato a recitare le confidavo che non mi sentivo legittimata a farlo. “Sei legittimata a farlo se ne hai veramente il desiderio”, di ha detto. Un consiglio che do sempre.

Madrina del Biografilm 2018, Camélia Jordana è tornata da pochi giorni dal set di un nuovo film, tutto al femminile, su un gruppo di guerrigliere curde in lotta contro l’Isis. Si intitola Red Snake, esordio alla regia di Caroline Fourest, giornalista e intellettuale francese. La speranza è che si migliore di Les filles du soleil, ma non sarà molto difficile.

Nel frattempo, potremo vedere la nuova speranza del cinema (e della canzone) francese in Le brio, in sala da fine novembre.

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