Oggi come ieri sull’orlo di un precipizio: Gli Indifferenti raccontato dal cast e dal regista
Abbiamo incontrato virtualmente Valeria Bruni Tedeschi, Edoardo Pesce, Vincenzo Crea, Beatrice Grannò e il regista Leonardo Guerra Seràgnoli, che hanno presentato alla stampa Gli Indifferenti, dal romanzo di Alberto Moravia.
Non è facile misurarsi con un romanzo importante come Gli indifferenti, scritto da un Alberto Moravia diciottenne e pubblicato nel 1929, quando in Italia c'era il Fascismo e l'alta borghesia aveva prestigio e potere. L'adattamento di Leonardo Guerra Seràgnoli, che ha ambientato la vicenda della famiglia Ardengo e di Leo Merumeci nel 2019, è però un'opera di pregio, che rispetta lo spirito del testo di partenza e che descrive con attenzione e acume le dinamiche di una famiglia in cui regnano l'anaffettività, l’indolenza e, in alcuni casi, l'incapacità di reagire. Distribuito da Vision Distribution e in uscita sulle principali piattaforme streaming il 24 novembre, Gli Indifferenti si affida a un pool di attori talentuosi: Valeria Bruni Tedeschi, Edoardo Pesce, Vincenzo Crea, Beatrice Grannò. Insieme al regista hanno incontrato la stampa "virtualmente" e Leonardo Guerra Seràgnoli ha parlato innanzitutto della sfida di portare nuovamente Moravia al cinema: "Ho letto Moravia al liceo ed è come se lo scrittore mi avesse accompagnato in diverse fasi della mia vita. Sicuramente mi spaventava l'idea di adattare un autore così importante, portato al cinema da registi come Godard e De Sica, però ho sempre avvertito come un senso di familiarità con lui, per cui ho cercato di trovare un dialogo con il romanzo e soprattutto di liberarmi dall'ansia di prestazione".
Il regista racconta nel dettaglio il lavoro fatto insieme al co-sceneggiatore Alessandro Valenti: "La prima cosa che io e Alessandro Valenti abbiamo notato, rileggendo il romanzo, era che alla fine lasciava come un senso di precarietà, come se fossimo sull'orlo di un precipizio. Questo tipo di emozione, di sensazione, era qualcosa che sentivamo molto presente anche oggi. Il lavoro è stato lungo e approfondito, perché ci siamo basati su due aree di ricerca, una sul lavoro di Moravia, quindi sull'evoluzione dei personaggi di Moravia, che sono partiti con Gli indifferenti e poi si sono inseriti, riproposti e con diverse sfaccettature, in una serie di successivi romanzi, passando per La noia, La vita interiore. Dall'altro lato abbiamo fatto una riflessione più 'nostra'. Ci siamo domandati se questo senso di precarietà e i temi trattati nel romanzo potessero risuonare ancora adesso e in che modo, e soprattutto chi fossero gli indifferenti oggi".
Anche Vincenzo Crea, Valeria Bruni Tedeschi e Beatrice Grannò dicono la loro sugli indifferenti di oggi. "Gli indifferenti" - comincia il primo - "sono tutte quelle persone che vivono all'interno di dinamiche che danno un po’ per scontate e non si chiedono che cosa li spinga ad aggrapparsi così tanto a ciò che stanno difendendo. Io ho 21 anni e sono cresciuto a Roma, e di Micheli ne ho visti un bel po'".
"Tutti noi siamo gli indifferenti" - aggiunge Valeria Bruni Tedeschi - "e io per prima devo prendere coscienza di questa specie di egoismo che ci fa accelerare il passo per non guardare una persona vicino a noi che non sta bene, che non ci fa prestare attenzione a ciò che succede nelle nostre società e non ci sprona a partecipare alle lotte, sia interne alle nostre famiglie sia più sociali. Questa mancanza di attenzione è l'indifferenza, e dovremmo quotidianamente averne coscienza e sapere che non porta felicità ma infelicità. Se davvero ci accorgessimo di questo, saremmo naturalmente portati verso l'altro".
"Per quanto riguarda le persone più grandi di me" - spiega invece Beatrice Grannò - "quello che percepisco è un disperato tentativo di non voler cambiare ciò che è stato costruito, di aver paura di perdere le cose belle ottenute nella vita. Tutto questo spinge a fermarsi, a dilatare il tempo e quindi a sprofondare nell'apatia. Per quanto riguarda noi giovani, è internet il problema, sono i social, che hanno creato una velocità e una immediatezza nell'ottenere le cose che ci portano a un rallentamento interiore, a non riuscire a fare le cose bene. In qualche modo siamo stati noi giovani a inventare i social e siamo noi i maestri dei nostri genitori, e questo scambio di ruoli ha trascinato anche noi in uno stato di apatia".
Gli Indifferenti dimostra ancora una volta quanto sia bravo Edoardo Pesce, qui alle prese con uno dei personaggi più sgradevoli della letteratura novecentesca: l'arrampicatore sociale Leo Merumeci. "Il Leo del libro è un po’ più squallido di quello del film" - dice l'attore - "e lo è anche esteriormente, viene descritto con la calvizie, sembra un po’ un maiale. Con Leonardo abbiamo costruito insieme una versione un po' diversa di Merumeci. Abbiamo pensato che Leo venisse da una provincia e che quindi avesse una fame di status sociale, di un salto di classe, una sete di aristocrazia. Leo non è un personaggio empatico. Come Mariagrazia e i ragazzi, è un po’ anaffettivo, anestetizzato".
Valeria Bruni Tedeschi, che ci regala una Mariagrazia più bella e luminosa di quella del romanzo, non ha visto le precedenti trasposizioni cinematografiche del libro, ma è grata a Moravia per aver riempito le pagine di tanti particolari sui personaggi: "Il libro fornisce agli attori delle informazioni eccezionali che non si hanno mai quando si legge una sceneggiatura, informazioni sui monologhi interiori, descrizioni dettagliate della fisicità dei vari personaggi, di come Mariagrazia muove le mani, per esempio. Avere un romanzo così a disposizione è oro, e avere un personaggio così perfetto è prezioso, e parlo anche della Mariagrazia della sceneggiatura, semplice leggera, moderna ma completamente fedele all'originale. In questi casi non si può fare altro che lasciarsi scivolare in un archetipo tanto perfetto nella sua complessità. Non ho giudicato il mio personaggio, non mi sembrava una marziana, tutta la sua bruttezza io la riconoscevo, e capivo anche le sue cose commoventi".
Fra l'anno di pubblicazione del libro e il film di Leonardo Guerra Seràgnoli ne è passata di acqua sotto i ponti. Guerre e pandemie a parte, la società è cambiata, e le classi sociali (ammesso che sia ancora possibile parlare di classi sociali) sono cambiate. "Rispetto ai tempi in cui Moravia ha scritto il libro" - spiega Edoardo Pesce - "non c'è più la borghesia, nemmeno quella che c'era per esempio negli anni '80, '90. Mi sembra che oggi si vada da una parte verso il lusso e dall'altra verso un popolo povero, che è quello da cui scappa Leo". Il regista è d'accordo fino a un certo punto: "Il nucleo familiare è un archetipo di una microsocietà, quindi di relazioni e di problematiche che possono andare a di là della classe sociale, ma ci tenevo a dire con il mio film che in un momento storico come il nostro la borghesia esiste più di quanto possiamo pensare, magari i media non ne parlano, ma c'è e ha un forte impatto sulla società. Questo tipo di ambiente racconta metaforicamente e simbolicamente un'attitudine di vita, un'attitudine a usare qualsiasi mezzo pur di raggiungere un fine".
Valeria Bruni Tedeschi è in collegamento da Parigi, dove c'è il lockdown e dove la cultura, proprio come in Italia, non può esprimere la propria voce. Qualcuno chiede all'attrice il suo pensiero sulle scelte dei governi di chiudere i cinema e i teatri: "Penso i governi dovrebbero dare il giusto posto alla cultura" - risponde - "e far sentire che abbiamo bisogno della cultura esattamente come abbiamo bisogno di cibo. L'altro giorno dicevo a mio figlio, che ha sei anni e mezzo, che non potevamo andare a comprare un libro perché le librerie erano chiuse, e lui mi ha risposto: 'Mamma, non capisco, i libri sono necessari'. Questa prima necessità della cultura avrebbe potuto essere, in questo anno terribile, un pretesto per evidenziare la funzione della cultura stessa, mettendo in rilievo che durante il primo lockdown la gente ha vissuto di libri e di film. Gli artisti dello spettacolo sono in una situazione disperata, però sono convinta che, appena i cinema e i teatri riapriranno, la gente mostrerà di avere bisogno di andarci, per cui non ho perso le speranze".