Oggetti smarriti: parlano Giorgio Molteni, Giorgia Wurth e Roberto Farnesi
All'incontro con la stampa, il regista e i protagonisti del film difendono il cinema indipendente

Vi è mai capitato di smarrire oggetti indispensabili come chiavi della macchina, occhiali e telecomandi per poi ritrovarli proprio nel posto in cui avrebbero dovuto essere? E’ questa la domanda da cui parte un film a basso budget orgogliosamente indipendente che arriva in sala preceduto da un’ottima accoglienza all’ultimo Festival di Giffoni.
Distribuito da Microcinema Distribuzione, Oggetti smarriti porta la firma di Giorgio Molteni, che ha trasformato in immagini una sceneggiatura scritta da Giorgio Fabbri. “Il percorso di Oggetti smarriti” – spiega il regista alla stampa, riunitasi per la presentazione del film in uscita sui nostri schermi l'11 luglio prossimo – “è stato lungo ma semplice, fluido. Ho voltato l’angolo e mi sono imbattuto in questo spartito. Per me un copione è uno spartito e come tale ha bisogno dei suoi orchestrali. Io li ho trovati nei miei attori, che ho scelto personalmente e con i quali mi sono messo in gioco usando un po’ di mestiere e un po’ di cuore. Sia prima che durante la lavorazione, è come se mi avessero assistito degli angeli custodi. La casa in cui la vicenda è ambientata, per esempio, l’abbiamo trovata casualmente. Mancavano tre giorni all’inizio delle riprese e ci sembrava semplicemente perfetta”.
Ambientato in meno di 24 ore quasi in un unico luogo, Oggetti smarriti incrocia a una storia reale un viaggio surreale, e nonostante l’argomento sia una figlia che scompare improvvisamente dalla casa del padre, nel film c’è posto anche per un po’ di commedia: “La commedia è venuta fuori perché c’era qualcosa di buffo nella disavventura di Guido. Noi l’abbiamo stimolata, assecondata e, spingendola in una direzione surreale, l’abbiamo trasformata in qualcosa di diverso: nella storia di un uomo che gioca a fare l’extraterrestre. Ma la nostra commedia è diventata anche commedia sentimentale, perché mi piacciono le storie positive, la vita è già abbastanza dura…”.
Finanziato solamente dalla Film Commission di Genova, Oggetti Smarriti è un film scritto e girato in libertà, quella libertà che per Molteni è la conditio sine qua non per produrre arte: “Il cinema indipendente è impegnativo, ma ti costringe a fare qualcosa in cui credi e a usare l’immaginazione per trovare finanziamenti o validi collaboratori. Ho girato il mio primo film su pellicola scaduta, ma ho potuto muovermi nella direzione che preferivo. Mi sono appassionato al cinema da ragazzo e ho amato soprattutto il cinema indipendente americano degli anni Settanta. Quel cinema all’epoca ha salvato gli studios. Oggi in Italia può succedere lo stesso: i film indipendenti possono salvare le produzioni più imponenti. Oggetti Smarriti non è stato finanziato né dallo stato né dai network televisivi. Siamo sempre stati liberi anche da un punto di vista creativo, perché nessuno ci ha imposto un genere. Se ci pensate, Oggetti smarriti non può essere ricondotto ad alcuna categoria”.
E’ stato proprio il cotè indipendente di Oggetti smarriti a convincere Giorgia Wurth a interpretare per Giorgio Molteni ben due personaggi: l’ex moglie del protagonista e un suo alter-ego immaginario che di mestiere fa la centralinista. “In realtà” – confessa l’attrice – “qualcosa del secondo personaggio mi sfugge, ma ad attrami verso questa sceneggiatura è stata sia l’idea di un uomo che si smarrisce, precipita in un baratro e poi si risolleva grazie a un percorso interiore, sia l’originalità dell’intero progetto. Io mi muovo fra il cinema indipendente, la tv e i film di cassetta. Mi ritengo fortunatissima a fare questo mestiere, ma anche io devo scendere a compromessi. Sono un’attrice che cerca di conservare la sua etica e se non facessi qualche film di cassetta, non potrei per esempio dedicarmi al teatro. Meno male che esistono film come questo. Secondo me in Italia il cinema preticamente non si fa. Ci sono sì i film di Salvatores, Bellocchio, Sorrentino, ma non c’è posto per le nuove generazioni. In Italia, insomma, o sei Tornatore o fai la commedia, e poi chi l’ha detto che i film d’autore sono tutti belli? Io, per esempio, ho fatto anche dei film orrendi”.
Il protagonista maschile di Oggetti Smarriti è Roberto Farnesi, forse più noto al pubblico televisivo che ai frequentatori di sale cinematografiche. “Io nasco con il cinema nel 1988” – ci tiene a spiegare – “e ogni volta che torno su un set sono molto contento. Putroppo in Italia ci sono dei pregiudizi nei confronti degli attori televisivi. Mentre in America le star passano continuamente da una forma all’altra – prendete George Clooney o Tim Roth – da noi non capita perché l’attore televisivo è considerato minore, anche se ultimamente le cose stanno un po’ cambiando. Conosco Giorgio da anni e fra noi c’è grande stima reciproca. Ho accettato di recitare nel suo film un po’ perché mi piaceva questa cosa degli oggetti smarriti – io perdo tutto – e un po’ perché il film ha anche un lato filosofico, pone degli interrogativi fondamentali. Non è stato facile interpretare Guido, un personaggio che ha una grossa evoluzione e che prova emozioni forti. Mi piacevano anche i riferimenti all’attualità. Quante volte capita di leggere di genitori distratti che si perdono i figli o che li lasciano in macchina per ore facendo loro rischiare la vita? Oggetti Smarriti parla anche del nostro presente”.