Oceania 2, intervista con Alessandro Jacomini, lighting artist: "Un impegno affrontato con orgoglio, responsabilità e umiltà"
Alessandro Jacomini, lighting artist alla Disney da quasi trent'anni, si è occupato di Oceania 2, nuova fatica dei Walt Disney Animation Studios, in arrivo in sala il 27 novembre. L'abbiamo intervistato, levandoci qualche curiosità sul progetto e sulle sue sfide.
Il 27 novembre arriva in sala Oceania 2, un sequel nato dalle ceneri di una miniserie in streaming per Disney+, per storia e realizzazione ritenuta dai vertici però troppo raffinata ed epica per non presentarsi sul grande schermo: Vaiana e Maui stanno per tornare, alle prese con il nuovo capitolo di una storia che ha saputo negli anni guadagnare sempre più popolarità. Abbiamo avuto modo di intervistare Alessandro Jacomini, lighting artist sul film, ormai veterano Disney con oltre venticinque anni di lavoro ai Walt Disney Animation Studios. Il suo reparto cura la luce e l'aspetto finale di ogni singola inquadratura: un compito importante, non meno degli altri. Ecco la nostra intervista.
Alessandro Jacomini e Oceania 2: "Il mare è un personaggio ed è un grandissimo collaboratore"
Alessandro, ci sentimmo una prima volta nel 2011 al telefono, per Rapunzel.
Per Rapunzel, pensa te! Ti dà un, come dire, un po' di metrica... In effetti sono un po' un vecchiaccio qua alla Disney. Sono qua da parecchio, ormai sono un po' un soprammobile, diciamo.
Un soprammobile molto attivo! Parlando di Oceania 2, mi viene da pensare, pensando alla tua attività e alla tua mansione, che il mare e le interazioni della luce col mare sono veramente delle chiavi importanti nella narrazione di un Oceania. Almeno io qualche giorno fa, rivedendo il primo, ho pensato a questo. Mi puoi dire qualcosa di questa sfida? Penso alle rifrazioni che il mare dà, ai colori?
Bellissima domanda, perché il mare è l'ambientazione, però il mare in particolare è importantissimo. È come se fosse... un personaggio. Infatti in alcuni momenti molto lirici assume morfologie antropomorfiche o comunque si umanizza. Più che umanizzarsi, essendo un elemento della natura, oltrepassa un aspetto umano e si avvicina, diciamo, all'aspetto mitico che ha nella cultura dei locali. Per cui la rappresentazione del mare è fondamentale, per immergere lo spettatore in un mondo che esiste ma che è anche più di quello che ci immaginiamo. Deve avere sia un aspetto fotorealistico, ma deve avere anche... un appeal, essere controllabile, deve essere "art directable", deve accompagnare i personaggi e far loro da complemento. Dal punto di vista delle luci, il mare... è un grandissimo collaboratore: ti può offrire riflessioni, rifrazioni, può essere uno specchio, può essere tutt'a un tratto un elemento cupo, può trasmettere terrore e sicuramente il controllo delle luci è fondamentale nello sfruttare queste opportunità. Secondo me lo abbiamo trattato con lo stesso rispetto e con la stessa cura riservata a Vaiana o Maui. Per cui abbiamo studiato in quali condizioni il mare è al massimo del suo appeal, diciamo, e generalmente vale il contrario di quello che succede per gli umani, generalmente succede quando la luce è quasi perpendicolare, bisogna creare dei sistemi molto particolari per garantire un appeal sia ai personaggi sia agli ambienti.
Parlando del mondo dell'animazione, delle influenze nella rappresentazione di questi elementi della natura, che sono quasi antropomorfizzati, quali riferimenti avete? Riferimenti esterni tipo studio Ghibli e Miyazaki o anche interni? Perché tu dieci anni fa mi dicesti di amare Fantasia!
Diciamo che è un continuo assorbire riferimenti dal passato. Sicuramente dalla storia Disney ma anche dal presente e dall'osservazione naturale. Nel corso della produzione c'è un intero dipartimento di development che aiuta gli artisti, gli sceneggiatori, i registi a entrare in contatto con il materiale legato al film. Esiste un "cultural trust" estremamente ricco, che ci ha fornito tantissimi elementi. Essendo un sequel si è giustamente ispirato a un mondo che era già stato rappresentato. Bisogna sempre onorare lo spettatore, orientarlo nel mondo che si aspetta di vedere. Sicuramente non ci siamo allontanati dai tantissimi riferimenti che già accumulammo per il primo. In questo qui, proprio per la natura della storia, ci sono elementi naturalistici legati all'aspetto volumetrico, c'è una tempesta, per esempio.
A proposito di interazioni con altri dipartimenti, io non so ancora se nel sequel ci saranno elementi e inserti 2D disegnati a mano come c'erano nel primo film, ma in un caso del genere, tu che curi un'illuminazione che di solito è su elementi tridimensionali, come ti comporti? Perché è una cosa strana: il 2D segue altre regole.
Ci sono ancora quegli elementi, perché i tatuaggi di Maui sono un fantastico escamotage per onorare quella tradizione, ma diciamo che quello di cui si occupa il nostro intero dipartimento è lighting e compositing: tutto, l'aspetto finale dell'immagine, tra cui anche l'aspetto bidimensionale. Ti ricordo che, sì, noi lavoriamo in un ambito tridimensionale, ma una volta che è generato un rendering, alla fine quello è un elemento bidimensionale che va trattato, tipo con color correction: quegli elementi bidimensionali, i tatuaggi, comunque sono molto spesso composti sul corpo, su elementi tridimensionali, pensa alla tipologia della pelle. A dirti la verità, molto spesso noi non separiamo tantissimo l'aspetto tridimensionale da quello bidimensionale, il nostro compito è generare l'immagine finale, a prescindere dalla dimensione spaziale. Siamo noi che diamo gli ultimi tocchi e dobbiamo onorare il lavoro fatto da centinaia di colleghi e anzi, molto spesso quando vediamo il lavoro fatto, ci sentiamo ancora più responsabilizzati: producono cose incredibili e molto spesso per noi è quasi una benzina. Sai che vuoi onorare un'immagine che poi resterà nell'immaginario collettivo speriamo per tanto tempo: ognuno di noi è sulle spalle di un gigante, per cui c'è tanto orgoglio, responsabilità e anche umiltà.
Quando questa produzione è passata da miniserie a film, mi sono chiesto: adesso che sapete che questa produzione arriva anche potenzialmente in IMAX, per dire, avete avuto il tempo di aggiungere qualcosa per potenziare il film in funzione del grande schermo?
Quando i registi e gli sceneggiatori si sono accorti che stavano lavorando su qualcosa di epico, di grandioso, che doveva essere portato nelle sale, quello già ha fatto sì che si lavorasse con quest'idea. Lo dico sinceramente: nel lavoro puntiamo sempre all'eccellenza, a prescindere dalla destinazione. Dobbiamo produrre un'immagine che sia il massimo per la tecnologia disponibile, in funzione del racconto. Nessuno di noi, sia quando lavoravamo per la serie sia in questo caso, ha dovuto fare uno "switch", un adattamento mentale o pratico. Perché - e questo te lo posso dire dopo ormai ventotto anni che sono qua - qui è proprio il modo di pensare: cerchi l'eccellenza, sia quando lavori sul dettaglio di una piccolissima scena, sia su un'ampia inquadratura.
Grazie, magari ci sentiremo un'altra volta fra tanto tempo, per sapere come si è evoluta quest'arte!
Ma benissimo, spero di ritrovarti con lo stesso spirito e lo stesso entusiasmo!