Nome di donna: le nostre interviste a Cristiana Capotondi e Marco Tullio Giordana
Abbiamo incontrato regista e protagonista con cui abbiamo parlato dei temi forti del film, che racconta una storia di molestie sul posto di lavoro.
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Arriva al cinema non a caso l'8 marzo, giorno della Festa della donna, un film importante come Nome di donna, firmato alla regia da Marco Tullio Giordana. Importante perché è il primo - non solo in Italia - a trattare, sulla base di statistiche oggettive, il tema delle molestie sessuali sul posto di lavoro, una situazione che accomuna tantissime lavoratrici, spesso in situazione di bisogno, oggetto delle indesiderate attenzioni dei loro superiori.
Rapporti di potere dati spesso per scontati e considerati inutili da combattere per le conseguenze che seguono spesso alla denuncia e perché, da sempre, "così va il mondo". Ma non la pensa così Nina Martini, protagonista della storia esemplare che il film ci racconta.
Affronta tutti questi temi e molti altri senza pregiudizio Nome di donna, di cui abbiamo incontrato la brava protagonista Cristiana Capotondi e il regista. Con loro abbiamo parlato di argomenti in cui in genere non si parla in queste occasioni, ed è stato un dialogo molto interessante.
Perché, a prescindere dalle esperienze individuali, è bene andare al di là dello scandalo e delle polemiche e riflettere su questi argomenti, cercando tutte e tutti insieme di cambiare le cose.
La trama ufficiale del film Nome di donna:
Nina (Cristiana Capotondi) si trasferisce da Milano in un piccolo paese della Lombardia, dove trova lavoro in una residenza per anziani facoltosi. Un mondo elegante, quasi fiabesco. Che cela però un segreto scomodo e torbido. Quando Nina lo scoprirà, sarà costretta a misurarsi con le sue colleghe, italiane e straniere, per affrontare il dirigente della struttura, Marco Maria Torri (Valerio Binasco) in un’appassionata battaglia per far valere i suoi diritti e la sua dignità.