Matthew McConaughey, a Roma, ci racconta Interstellar
L'attore, di passaggio in Italia, ha incontrato la stampa per parlare del film di Nolan: noi c'eravamo.

Era a Roma per motivi personali. Ma, data l’imminente uscita di Interstellar nelle sale, Matthew McConaughey ha deciso di ritagliare un paio d’ore del suo tempo per incontrare la stampa e parlare della sua esperienza di protagonista del nuovo, atteso film di Christopher Nolan.
In Interstellar, l’attore texano interpreta il ruolo di Cooper, ex pilota della NASA che dopo la catastrofe ambientale che ha colpito il pianeta si è riciclato come agricoltore, coltivando mais assieme al suocero e ai due figli. Si troverà però coinvolto, per motivi apparentemente misteriosi, in una missione segretissima che lo porterà nelle profondità del cosmo per salvare l’intera umanità: ma sarà costretto a lasciare a casa la sua famiglia.
Un ruolo impegnativo, quello affidato da Nolan a McConaughey, tanto sul piano emotivo che su quello fisico.
“Ci sono diverse scene, nel film, che sono state emozionalmente molto coinvolgenti per me,” ci ha raccontato sulla terrazza di un hotel romano con vista Colosseo. “Mi ricordo che spesso ho provato un po' d'ansia prima di girarle, ma il mestiere dell'attore è quello di rilassarsi al massimo per entrare al meglio in relazione con il personaggio e la scena, e ricevere, quindi non mi potevo permettere di essere teso. Mi sono buttato in quelle scene senza pensarci troppo: ad esempio, nella scena madre del film, che arriva nel finale, non ho voluto vedere nulla della preparazione, e con Christopher Nolan abbiamo scelto di girarla una volta sola, che fosse buona la prima, e che la prima reazione istintuale fosse quella da tenere nel film.”
Dal punto di vista fisico, invece, l’attore cita come impegnativa tutta la fase di riprese effettuata in Islanda: “Il freddo, il vento teso, tutti quei canyon che se ci cadevi dentro eri finito. Ma sono state difficili anche tutte le scene girate a gravità zero, e quelle in cui dovevo recitare sospeso a diversi metri da terra: ogni volta che guardavo in basso, mi si accelerava il battito cardiaco, era inevitabile.”
Le complessita di Interstellar, comunque, non si esauriscono qui. Si tratta infatti di un film molto elaborato dal punto di vista della precisione scientifica: e parlando di fenomeni come wormholes, buchi neri e distorsioni spazio-temporali, la scienza in questione è l’astrofisica, affrontata esplicitamente in molti dialoghi. “Dovevo necessariamente essere in grado di capire tutto ciò di cui stavo parlando,” ha spiegato Matthew McConaughey, “dovevo farlo per meglio servire il film e il personaggio. Ho parlato a lungo con Kip Thorne, il fisico teorico sulle cui speculazioni si basano molti aspetti del film, e che di Interstellar è stato consulente scientifico: ho trascorso con lui un giorno intero a farmi spiegare le sue teorie e le leggi che regolano la relatività. Ma anche Christopher Nolan mi è stato di grande aiuto, e mi rivolgevo a lui quasi ogni giorno in caso di dubbi, per far sì che capissi al meglio le regole di quel mondo, dello spazio, del tempo, della fisica.”
Si capisce che tra l’attore e il regista si è creato da subito un rapporto molto stretto, forse già dal primo momento che Nolan ha voluto incontrarlo. McConaughey ha spiegato di aver capito all’istante che non si trattava di una convocazione amichevole o casuale, e che il loro meeting era il primo passo del lavoro che avrebbero svolto assieme: “Ero sicuro che Christopher non fosse una persona che fa cosa d'istinto, e che si voleva vedermi era perché aveva già preso la decisione di volermi nel suo film: lui, e non lo Studio o i produttori. Quella volta abbiamo parlato molto, ma non di scienza: abbiamo parlato dell'essere padri, uomini, abbiamo scherzato un po'.”
Tema importante, centrale in Interstellar, la paternità è qualcosa che, secondo McConaughey, lo ha sicuramente aiutato a affrontare meglio il suo personaggio: “Di certo avrei potuto girare questo film anche senza aver avuto dei figli,” spiega, “ma essendo già padre ho inevitabilmente e instintivamente messo dentro il film e il rapporto con il personaggio di mia figlia molte delle mie esperienze di padre. Credo sia stata una cosa molto importante.”
Cooper, nel film, è un uomo che lamenta un’umanità che ha abdicato al ruolo di esploratore per conservare solo quello di guardiano. Oggi il Matthew McConaughey uomo pensa di essere forse soprattutto un guardiano: “Sono stato un esploratore, e lo sarà ancora. Ho fatto cose come decidere di partire per l’Africa d’impulso e sparire per un po’, ma oggi ho tre figli e non posso più permettermi certe cose, devo essere prima di tutto il loro guardiano. Ho piani per quando loro saranno grandi, e potrò tornare a viaggiare da solo, ma per il momento sono loro a viaggiare spesso con me, a accompagnarmi in giro per il mondo quando lavoro. E per loro spesso è una grande avventura.”
L’attore, oggi popolarissimo, non vede come molti un prima e un dopo nella sua carriera, che considera come un percorso costante e coerente, si vede (morettianamente) come uno splendido quarantenne, e non ha dubbi sul fatto che l’umanità e il mondo meritino di essere salvati, e ammette di non sapere bene cosa avrebbe fatto nei panni di Cooper: “Lui è costretto a scelte difficilissime, che comportano conseguenze enormi: ma penso che quelle che prende siano le più dure e le più coraggiose.”
Quello che però lo eccita di più di Interstellar, è che “si tratta di un film che parla di come i nostri sogni e le nostre aspettative debbano essere sempre più grandi di noi stessi. Dobbiamo sempre pensare in grande, rifarci a qualcosa di più grande di noi: che sia la fede, la scienza, o la voglia di esplorare. D’altronde, impari qualcosa su di te solo quando ti abbandoni e ti perdi, impari qualcosa sulla tua casa e sulla sua importanza per te solo quando la lasci.”