Marco Ponti torna con Passione sinistra: "Un film sul cambiamento per superare i vecchi schemi"
Il regista ha presentato la sua opera terza assieme al cast al completo.

È stata la produttrice Donatella Botti, la signora Biancafilm, a proporre a Marco Ponti, regista di Santa Maradona e A/R Andata + Ritorno, di portare al cinema il romanzo di Chiara Gamberale “Una passione sinistra”, pubblicato da Bompiani nel 2009: storia della passione che sbocciava da una idealista di sinistra e un cinico di destra.
Al cinema, perso l’articolo indeterminativo e diventato solo Passione sinistra, si è trasformato in qualcosa di diverso e più (o forse meno) complesso, con Valentina Lodovini nei panni di una incerta e velleitaria ragazza di sinistra che instauta un rapporto di amore/odio per un cinico e ricco borghese di destra, Alessandro Preziosi.
“Per me si trattava della storia di uno scontro,” racconta Ponti alla stampa presente alla presentazione di questa sua terza regia, “e di come da questo scontro potesse scaturire qualcosa di buono. Ma non mi interessava molto la specifica dicotomia destra-sinistra: per me era un punto di partenza, e una categorizzazione un po’ vecchia. E la realtà dell’Italia di questi mesi pare darci ragione: oggi l’Italia pare essere diventata qualcosa di diverso, con l’emergere di un terzo polo.”
“Nel libro la storia è differente, è più quella di un tradimento che di una storia d’amore che nasce come avviene nel film,” specifica Chiara Gamberale, che Ponti ha consultato solo dopo avere avuto già in mano una prima stesura del copione, “raccontavo del viaggio di una una donna in un mondo che credeva di rifiutare e che invece stimola in lei un’attrazione forte e imprevedibile. Poi nel libro l’aspetto politico era molto forte, Marco l’ha attenuato, ma ha anche accentuato l’esposizione delle contraddizioni della sinistra. Comunque per me il film è stata l’occasione per essere lettrice e spettatrice della mia stessa storia, di poterla guardare con occhi diversi.”
Strano che Ponti minimizzi lo specifico delle posizioni politiche espresse dai suoi personaggi, visto che ha comunque deciso di costruirvi sopra tutta l’architettura di un film che ironizza più sui vizi di una parte che dell’altra. Ma, sottilinea, “in fondo per noi il film era soprattutto una commedia, una commedia romantica che presupponeva un lieto fine. Passione sinistra parte con due protagonisti che sembrano inconciliabili, fermi nella staticità delle loro posizioni. La sfida è quello di chiudere in una posizione dinamica che porti ad una salvezza che è il cambiamento. Verso una speranza loro e,” aggiunge in maniera incontrovertibilmente politica, “mi auguro anche per il paese. Il film è sul superamento dello scontro destra-sinistra. e per questo penso che senta molto bene e rispecchi il polso della situazione attuale”
“Penso anche io che il ragionamento sul cambiamento sia quello che rende giustizia al lavoro di Marco,” interviene Alessandro Preziosi, agganciandosi ad una domanda sulla frase finale del film. “Il finale parla di un momento di crisi e difficoltà per suggerire una propulsione al cambiamento. Comunque, quando mi era arrivata, la sceneggiatura di marco mi aveva impressionato soprattutto dal punto di vista umano: anche perché Marco mi aveva detto che il personaggio lo aveva scritto pensando a me, e sinceramente mi chiedo come mai. Ma è stato il set la parte più divertente di questo lavoro. Lì Valentina sul set era un carabiniere, un poliziotto, un vigile del fuoco: inflessibile, e ti spingeva molto, provocandoti, anche,” conclude l’attore con una tona leggera ma forse polemica nei confronti della collega.
Valentina Lodovini non si tira di certo indietro, e prende la parola sostendendo di evitare di “rispondere a Preziosi perché altrimenti diventerei cattiva”. Difficile stabilire quanto i battibecchi fra i due siano scherzosi, ma la Lodovini cambia subito rotta, riallacciandosi a temi altri: “Il cambiamento è una cosa che amo moltodiffido da chi è categorico e fermo. Quel che mi ha colpito me, della sceneggiatura, è che non era solo quella di una commedia romantica o che lavorava sugli stereotipi sulle persone di destra e quelle di sinistra, ma che era quella di un film su un’identità che si plasma. Per me il mio personaggio, Nina, era come Alice nel paese delle meraviglie: un’eroina in viaggio che alla fine trova sé stessa, alla ricerca di una passione; di un figlio ma non dell’uomo della sua vita.”
Parole di prammatica da parte di Geppi Cucciari, che nel film è l’amica senza peli sulla lingua della Lodovini, di Vinicio Marchioni, che interpreta il fidanzato intellettuale e fedifrago di Nina, ossessionato dal pensiero di andare ospite da Fabio Fazio, mentre Eva Riccobono, sorpresa attoriale del film nei panni della svampita fidanzata di Prezioni, coglie l’occasione per parlare di una sua personale vendetta: “Mi sono innamorata del mio personaggio, perché vista la mia fisicità spesso sono ho dovuto fare i conti con il cliché della bionda stupida. E allora qui ne ho approfittato, ho estremizzato con ironia tutte quelle situazioni in cui, nella vita, ho dovuto corrispondere allo stereotipo della bionda. Mi sono calata nel personaggio e ci rimanevo anche nelle pause, tanto da aver tratto in inganno un barista che un giorno è sbotatto dicendo ‘ma questa è scema veramente’.”
Alla fine della presentazione, Marco Ponti spiega di essere stato lontano tanti anni dalla regia “per poter far realizzare anche a mia moglie i suoi desideri professionali. Non è il massimo del carrierismo,” dice, “ma tant’è. Il film credo che rispecchi questo mio atteggiamento, perché penso sia un film assolutamente al femminile.”
Infine, a chi gli chiede se il personaggio di un giovane e insopportabile candidato sindaco di Roma, stella nascente della sinistra, sia stato ispirato da Matteo Renzi, Ponti nega: “L’unica ispirazione per quel personaggio, che rappresenta l’idiozia al potere, è il re dei lemuri di Madagascar, Re Julien.”
Facciamo finta di avergli creduto.