"Mai un passo indietro" - Abel Ferrara presenta a Venezia il suo Pasolini
Fra ricordi personali di alcuni attori e un somigliante Willem Dafoe
Pier Paolo Pasolini è stata la presenza carismatica della giornata al Festival di Venezia. In occasione della presentazione del film biografico di Abel Ferrara, il gigante della nostra cultura del ‘900 era ben presente fra gli spettatori e nell’incontro con la stampa, dove oltre al regista e al bravo protagonista, Willem Dafoe, erano presenti Ninetto Davoli e una sua grande amica come Adriana Asti, che nel film interpreta la madre.
Mai così affollata come oggi la sala delle conferenze stampa per accogliere un film che ha suscitato reazioni molto contrastanti. Inutile sperare in troppe parole da Abel Ferrara, al solito con occhiali scuri, sorridente, distratto da frequenti risatine in combutta con Dafoe, e parco di dichiarazioni che esulassero dalla stima profonda nei confronti di un autore come Pasolini:
“Reinventava ogni giorno l’idea di cinema, viveva i suoi film, viveva Salò ogni giorno, senza fare mai un passo indietro. Era della generazione di mio padre, con una forza e una convinzione assoluta nella propria personalità”. Si è molto parlato in questi mesi di anticipazioni sul film, sicuramente fra i più attesi di Venezia, di una presunta teoria ben precisa di Ferrara sull’assassino di Pasolini. “Non è vero, non ho mai detto di sapere chi sia stato l’assassino – ha invece aggiunto il regista – anzi, chi di voi mi ha citato male? Volevo raccontare la sua vita, i suoi lavori, la sua passione. L’idea era di concentrare la nostra prospettiva sulla sua vita.”
La figura di Pier Paolo Pasolini è quella di un coraggioso artista, che per le sue idee e la sua bramosia di vivere intensamente arte e vita, ha sopportato il rogo del negativo di un suo film e i continui attacchi di persone che cercavano di distruggere con lui quello che rappresentava. “Era sempre in tribunale, mi sembra abbia subito qualcosa come 33 denunce – ha dichiarato Ninetto Davoli, storico collaboratore e fra gli attori del film – ma per lui non significavano nulla, non si è mai fermato di fronte a nessun ostacolo, seguendo le sue idee come i cavalli con i paraocchi. Gli facevano la guerra per tutto, anche se metteva la macchina fuori posto. Gli piaceva la vita, era allegro. Non è vero, come dicono alcuni, che ha descritto la sua morte nelle sue opere. Aveva ancora tante cose da raccontare, ma purtroppo non ha fatto in tempo. Vittima di quel mondo che vedeva imminente: assurdo e violento, in cui non sarebbe stato più possibile riconoscere il valore vero della vita, le cose fondamentali”.
Un Ninetto Davoli inarrestabile ha preso in mano il pallino della conferenza stampa, sotto gli occhi schivi e divertiti di regista e protagonista. Battute, incomprensioni linguistiche, risposte a domande rivolte ad altri. Ma fortunatamente anche Willem Dafoe è riuscito a dire qualcosa sul suo lavoro di preparazione:
“Abbiamo parlato con Abel per tanto tempo. La cosa bella di lavorare con lui è che si finisce per collaborare molto. Quindi mi sono immerso nel mondo di Pasolini, ho cercato di entrare nei suoi pensieri, azioni. Non ho separato me stesso dal personaggio, sentendo la responsabilità di vivere i suoi pensieri quotidiani in un dialogo molto personale”.
Un momento toccante è stato il ricordo di Adriana Asti, molto intima con Pasolini, commossa dal ricordo di un grande amico, oltre che artista, con cui condivideva cene, viaggi, amici. Tanto che non si sentiva di poter interpretare la madre nel film. “Ero troppo coinvolta emotivamente. Ma quando sono venuta sul set il primo giorno e ho visto Willem Dafoe, assolutamente uguale a lui, mi sono lasciata andare ai ricordi e sono diventata in tutto e per tutto sua madre”.