Interviste Cinema

Loro chi?: Edoardo Leo, Marco Giallini e i registi ci raccontano il film

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Truffe, identità rubate, danni sul set e il trasformismo degli attori.

Loro chi?: Edoardo Leo, Marco Giallini e i registi ci raccontano il film

Sulla scia di quello che negli Stati Uniti è un vero e proprio genere, il con movie, Loro chi? racconta un mondo di truffe architettate da esperto del settore ai danni di un povero credulone che si fa raggirare con facilità.  “Il personaggio di David vuole una vita libera, creativa ed è su questo che fa perno il personaggio di Marcello”, così esordisce all’incontro con la stampa Fabio Bonifacci, autore della sceneggiatura e co-regista insieme a Francesco Micciché. Il truffatore è interpretato da Marco Giallini, il truffato da Edoardo Leo, ma non finisce qui. Nell’evoluzione della storia nasce tra i due un rapporto di amicizia, la cui fiducia reciproca resta sempre appesa a un filo.

Loro chi? offre agli attori un varietà interpretativa. “A parte le estenuanti sedute di trucco, dietro le quali c’è un lungo e grande lavoro, io ci credo molto nella performance”, spiega Edorado Leo. “Questa cultura la stavamo perdendo, sono sempre meno le storie che richiedono all’attore una trasformazione. Non è facile trovare attori che non abbiano paura di ingoffirsi, di ingobbirsi, di trasformarsi,  anche senza avvicinarsi troppo a I mostri con Gassman e Tognazzi”.
Giallini conferma quanto la trasformazione con tanto di trucco e costume aiuti a calarsi nel personaggio. L’attore ricorda però quel momento sul set in cui il danno l’ha procurato lui. “La Maserati che guido nel film è una macchina che si fa portare volentieri, devo dire. Poi io avevo degli stivaletti che si incastravano sotto il pedale e facendo marcia indietro, ma davvero a 2 km all’ora, ho toccato sta panchina del 700. Il problema non era tanto la Maserati, ma la panchina…”. “E comunque”, aggiunge l’attore, “io mi sarei fatto truffare dal mio personaggio, per stare in giro in Maserati e ospite in Hotel di Trani. Un mesetto, ecco”.

Micciché tiene a precisare di non aver fatto soltanto un film sulle truffe: “Marco in questo film indossa tantissime maschere e c’è un’altra parte del film che racconta proprio questo, l’identità dei personaggi”. Bonifacci stesso, a tal proposito, è stato vittima di un furto di identità. Il regista racconta che “nel 2000 un croato senza una gamba si presentò a Manfredonia dicendo di essere me. Io all’epoca avevo fatto un solo film da sceneggiatore, però dicendo che era lì per il sopralluogo di un film, è riuscito a farsi ospitare per venti giorni mangiando a sbafo. Poi qualcuno fece una telefonata al mio produttore che si arrabbiò con me perché pensava stessi lavorando di nascosto su un altro film”. Questa storia finì sui giornali e finalmente ora Bonifacci è riuscito anche a inserirla in un film, ambientandola a Trani.

Secondo Edoardo Leo non sono soltanto le idee di sceneggiatura ad essere necessarie, “ci vogliono nuove idee a livello produttivo. Se una cosa funziona e si trovano storie originali, io con Marco ci lavoro così bene che non mi dispiacerebbe se ci fosse un seguito per questo film. Questa è un’operazione interessante che va oltre il concetto della commedia fine a se stessa”. “L’arte dell’inganno la esercitiamo tutti i giorni”, continua l’attore. “Io ho la tentazione di dire ai bambini che Babbo Natale non esiste, ma perché farlo? È una cattiveria inutile. Perché non lasciarci affascinare dalla realtà inventata? Il mio personaggio ci sta male per la truffa subita, ma da quel momento vede la sua vita diversamente e capisce di poterla migliorare”.

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