Interviste Cinema

Lo sconosciuto del lago: Alain Guiraudie parla del suo film

Il regista presenta il film premio per la regia a Cannes nella sezione Un certain régard

Lo sconosciuto del lago: Alain Guiraudie parla del suo film

Ci ha visto lungo la giuria di Un Certain Régard, che a Cannes ha assegnato il premio per la miglior regia a Alain Guiraudie per Lo sconosciuto del lago, così come  Vieri Razzini con la sua Theodora Film che distribuirà il film dal 26 settembre in una decina di copie, con un (comprensibile) divieto ai minori di 18 anni per due (due, ripetiamo) scene di sesso esplicito gay, interpretate da controfigure. Alain Guiraudie è venuto a Roma a presentare il film e risponde con garbo e intelligenza a tutte le domande in merito al suo bel noir di ambientazione omosessuale, anche a chi lo accusa di danneggiare la comunità gay con un film ambientato su una spiaggia lacustre, ritrovo di uomini in cerca sesso promiscuo (anche) senza protezione.

“Mi sento tranquillo al riguardo, perché le persone che conosco e che frequentano questo mondo mi hanno detto che l'ho rappresentato in modo giusto. Da questo punto di vista credo di aver dipinto in modo realistico quello che succede. Il tema del film non è l'omosessualità, è necessario andare oltre a questo, è un pretesto per raccontare qualcosa di più universale. A un certo punto mi era anche venuta l'idea di ambientarlo in un mondo eterosessuale un po' libertino, come quello degli scambisti, perché forse siamo più abituati, ma poi ho pensato che era giusto lasciarlo in questo ambiente, senza limitazioni e autocensure. Ci sono persone che hanno anche rapporti non protetti, è capitato a tutti, altre che vedono il sesso in funzione esclusivamente consumistica, ma qua si parla del desiderio, un desiderio di cui non conosciamo bene la natura ma che non è necessariamente soddisfatto dal sesso. Il personaggio di Franck per me ha molta voglia di uscire da questa idea di cambiare partner di continuo e vuole restare con Michel, dormire con lui. E poi c'è Henri, che è asessuato, forse perché deluso, ed è arrivato a una fase della sua vita in cui ci sono cose più importanti. In fondo di queste cose si parla fin dai tempi di Platone".

In una regia estremamente efficace e curata, Il regista ha fatto un gran lavoro sul suono, naturale e non, che costituisce l'unica colonna sonora della storia: “Mi piaceva l'idea di qualcosa di primitivo, con questi uomini nudi e la natura. Ma al tempo stesso era importante avere qualcosa che facesse da contrasto a questo lato e ci ricordasse che fuori c'è un mondo civilizzato, con gli aerei che passano di continuo, e che basta andare dall'altra parte del lago, come si dice nel film - ed era molto più presente in sceneggiatura - per trovare coppie etero e famiglie con bambini. Volevo fare un film molto sensuale, e questa sensualità passa anche attraverso l'uso della luce e del suono".

Per quanto riguarda il lavoro fatto con gli attori, Guiraudie racconta che John Ford diceva che la scelta degli attori è l'80% della regia. Noi abbiamo avvertito prima gli attori di quello che avrebbero dovuto fare e quindi alcuni non si sono presentati. Nonostante questo, ho visto circa 400/500 persone. Io non scrivo pensando a persone reali o ad attori, per cui mi è sempre difficile se non impossibile trovare qualcuno che corrisponda esattamente al personaggio che ho scritto. La cosa fondamentale per questo film era trovare la coppia formata da Franck e Michel e quando mi sono reso conto di averlo fatto, ho spiegato loro cosa avrebbero dovuto fare. Era un ruolo che comportava nudità, baci e contatto fisico. Gli ho fatto addirittura dei disegni delle posizioni che avrei voluto nei loro rapporti sessuali. Si tratta di creare fiducia tra regista e attori, ne abbiamo parlato molto prima e alla fine in sede di riprese, per fortuna, è andato tutto liscio”.

In un'ambientazione unica e all'aperto si respira comunque un'aria chiusa e claustrofobica. Gli chiediamo se non abbia pensato ad Hitchcock e al teatro. "E' vero, si parte dal sole e si finisce nelle tenebre, il lago è un ambiente molto aperto ma si restringe sempre più. C'è un'idea di familiarità, di un posto in cui si va tutti i giorni, ma anche la routine è angosciante. Hitchcock è un'ispirazione per qualsiasi regista, importante e duratura, fin da piccolo ho visto i suoi film in tv e credo che lui abbia ispirato molti, me incluso. Per questo film non ho pensato specificamente a lui, ma è impossibile fare un noir senza rifarsi a lui. E poi amo moltissimo anche il polar e il poliziesco, anche se non volevo tanto fare un film di genere quanto usarne la struttura per avere il mio protagonista diviso tra il desiderio e un dilemma morale. Per quello avevo bisogno di un omicidio e di un ispettore che indagasse su questo e lo obbligasse a mentire, a prendere posizione. Quanto al teatro, assolutamente sì. Durante la preparazione abbiamo pensato moltissimo in termini di scenografia, volevamo qualcosa di molto visivo ma al tempo stesso astratto, come ad esempio la posizione dei personaggi sulla spiaggia, con gli asciugamani sempre nello stesso posto. E' qualcosa di molto concreto e di molto astratto al tempo stesso.'

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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